Kessie, Rodriguez, Musacchio, Silva. Per un totale di 99 milioni già spesi sul mercato nel giro di pochi giorni. Hanno dato una risposta importante, i nuovi proprietari cinesi del Milan, in merito alle diverse remore che da più parti erano arrivate nei confronti della loro credibilità. Ma, soprattutto, della loro disponibilità finanziaria, visto che peraltro sono ancora aperte le trattative Conti, Kalinic, Biglia e Keita che potrebbero portare ad ulteriori investimenti, altrettanto onerosi. Ma com'è possibile che la nuova dirigenza possa disporre così nell'immediatezza di tali capitali? Ne ha parlato, cercando di fare il punto, l'esperto Marco Bellinazzo a Sky Sport.

I FONDI ROSSONERI - “La nuova proprietà ha ottenuto dei finanziamenti importanti da parte del fondo Elliott, circa 100 milioni per operare sul calciomercato. Il Milan ha la necessità di spenderli per una serie di motivi: il progetto della nuova proprietà è quello di portare subito il club in Champions League il prossimo anno. Questo sia per ottenere nuove risorse e attivare percorsi che sono alla base del business plan, sia per accreditarsi dal punto di vista politico presso il governo di Pechino che a un certo punto della trattativa aveva ritirato il suo appoggio a questa cordata. In caso di Champions la proprietà dimostrerebbe al governo cinese di saper guidare la società in modo positivo. Questo metterebbe Li Yonghong nelle condizioni di poter trovare nuovi soci, con il benestare di Pechino, per poi restituire il prestito al fondo Elliott, presso il quale il club rimane comunque ipotecato”.

ULTERIORE DISPONIBILITA' - "Per l'acquisto di Kessié il Milan dovrà pagare la maggior parte (circa 20 milioni) tra due anni. Quindi non hanno speso tutta la somma prestata da Elliott. E l'idea è di ricavare un ulteriore gruzzolo con le cessioni. Ma questo con più gradualità, secondo le occasioni del mercato. Se in uscita riuscissero a mettere insieme altri 20/30 milioni, ci sarebbe margine per altre operazioni. Me le aspetto”.

SENZA LA CHAMPIONS - "Dovesse succedere, bisognerebbe capire gli accordi sulle tempistiche di rientro del prestito tra la proprietà e il fondo Elliott, che ha in pegno il Milan. La prima scadenza mai smentita, che non è l'unica, è a 18 mesi. Lì la società dovrebbe restituire almeno parzialmente i soldi che il fondo le ha prestato, salvo la possibilità di rinegoziare. Senza Champions il Milan non riuscirebbe a produrre gli utili necessari a onorare l'impegno con Elliott, che in teoria riscuoterebbe le garanzie e quindi diventerebbe di fatto proprietario del Milan, per poi essere messo sul mercato. Ma ripeto: è uno scenario che dipende molto dalla prossima stagione rossonera”.

CON LA CHAMPIONS - “Il Milan indubbiamente è fuori dai parametri del Financial Fair Play. Basta guardare le uscite degli ultimi 3 anni: il limite di perdite è di 30 milioni, il Milan ne ha persi in media 70/80 a stagione. La società si troverà comunque sotto monitoraggio della Uefa essendo già rientrato in Europa quest'anno e l'anno prossimo sarà sotto sanzione, sforando i parametri. A meno che la Uefa non accordi il cosiddetto “Voluntary Agreement”.

RISCHIO - "Il Voluntary Agreement è un'istituto che non aveva ancora utilizzato nessuno. Serve per dare alle nuove proprietà la possibilità di programmare su 3/5 anni un certo tipo di sviluppo della società, anche se si è fuori dai parametri, prevedendo di avere grandi profitti. Così la Uefa concede di manovrare fuori dai parametri (ergo: spendere di più sul mercato, ndr) a patto che si rientri nel tempo indicato nell'accordo. Se non ci si riesce, la sanzione è ancora più grave rispetto a quella che la Uefa avrebbe applicato autonomamente. Per la Uefa è troppo presto per poter valutare l'accordo proposto dal Milan, ci sono ancora troppe incognite che al momento non può verificare. Così tutto diventa molto legato ai risultati sportivi nel breve termine: ecco perché questo attivismo sul mercato della dirigenza, che ha concesso anche commissioni importanti agli agenti dei calciatori pur di portarli a Milano in tempo record”.