In questi giorni di relativo e apparente immobilismo, diventa sempre più difficile carpire o quantomeno provare a scoprire quali siano le strategie delle diverse società per il mercato che si appresta, finalmente, ad aprirsi ufficialmente. A volte perchè, obiettivamente, ancora nulla deve essere pianificato in un senso determinato, altre perchè l'operazione in questione è suscettibile di così tante variazioni, legate a loro volta ad altre variabili, che sarebbe francamente impossibile cercare di poter dedurre qualcosa di più ad appena metà giugno.
Il caso El Shaarawy appartiene probabilmente ad entrambe le categorie: a meno di certezze fondate, e non è questo il caso, è impossibile pianificare la vendita di un giovane talento già oggi, come del resto è impensabile che nei piani del Milan di fine stagione sportiva abbia trovato spazio come voce principale la cessione del Faraone. Dal giorno in cui però il City si è fatto sotto con l'offerta che ricomprendeva anche Tevez, è bastato un attimo che si rincorressero indiscrezioni ed ipotesi su di una possibile cessione di El92.
Ad oggi, bisogna essere onesti, si sta parlando del nulla, e suonerebbe alquanto pleonastico sottolineare che è dal nulla che deve pur cominciare qualcosa. Qualche frase sparsa di Galliani, un vecchio interesse di De Laurentiis e le parole di Roberto La Florio, procuratore del giocatore, delineano in queste ore il quadro raccontato più o meno ovunque sul web: il Milan rifiutò a gennaio un'offerta di circa 25 milioni per il giocatore, se il Napoli dovesse vendere Cavani avrebbe però quella liquidità in più per andare a prendere, o quantomeno provarci, il giocatore. Che ha lasciato comunque la porta aperta ad altre squadre, come del resto ha sapientemente fatto il suo procuratore, cui ha fatto spalla Galliani, col più classico degli "Nessuno è incedibile".
E la storia rossonera in tal senso parla anche chiaro, si direbbe: Kakà, Schevchenko, Ibra, Thiago Silva, Pato. "Nessuno è incedibile". Già: e ma se poi lo fosse?