L'asse Milano - Parigi, ed ovviamente in uscita per i meneghini ed in entrata per i parigini, non s'è ancora interrotto. Ed, in attesa di scoprire quali saranno - dopo Lucas, Lavezzi, Thiago, Beckham, Verratti e Ibra - i colpi che i transalpini hanno in canna per la prossima estate, un nuovo, vecchio nome torna prepotentemente alla ribalta: quello di Ignazio Abate.
Il numero 20 rossonero, di fatto, è ad un bivio inequivocabile della sua carriera. Prossimo ai 28 anni, ha già in carnet tantissime presenze in A ed in Champions, alcuni passaggi in azzurro, culminati con l'attuale continuità, ed una bacheca trofei ancora avara di grandi soddisfazioni (uno scudetto ed una Supercoppa). Ignazio, nel Milan dei grandi trionfi, quello che ha vinto e stra-vinto nel primo decennio dei 2000, non c'era, perché ancora troppo giovane, e quello in cui ha da sempre militato (prima stagione: 2009) non è assolutamente a quei livelli.
Ora l'occasione che gli si offre, quella d'un posto stabile e da titolare, in mezzo ad'una rosa di grandi campioni come quella del PSG, è concreta e tutta da vagliare. La prima offerta, Leonardo, a Galliani, la fece a dicembre. 10 milioni: nemmeno pochi, ma maledetti, e subito. Poi arrivò lo Zenit, che sognava le corsie laterali tutte frutto del made in Italy. Pur di affiancare Abate a Criscito, Spalletti, aveva imposto ai russi di fare un'offerta da ben 12 milioni. Non pochi, soprattutto in un'epoca di così atroce crisi, per il movimento italiano tutto, e, nella fattispecie, per il Milan.
Galliani, ma soprattutto Allegri, hanno detto 'no': anzi, 'niet'. Prima a Leonardo e dopo ai russi. I motivi, prevalentemente tre. Primo: Abate è uno degli ultimi ad avere, in rossonero, una militanza sufficientemente lunga tale da definirsi, se non propriamente un 'senatore', quantomeno un 'deputato'. Ed in un periodo di così tenace rinnovamento, le pur poche, e residue, soluzioni di continuità sono tanto necessarie quanto benefiche ad uno spogliatoio aspro e dal'età media terribilmente crollata dopo le ultime campagne acquisti.
Il secondo è squisitamente tecnico. A dicembre, pur potendo contare su una manciata di presenze da titolari della coppia De Sciglio/Constant rispettivamente sulle corsie destra e sinistra della difesa, ancora il rendimento dei due - un duttile centrocampista riscopertosi fluidificante di buon livello ed un giovanissimo della cantéra che sembra nato, per modi e bagaglio tecnico, per ereditare i galloni di Maldini - non era tale da poter dare ad Allegri le necessarie garanzie. Terzo, un mese fa i 10 / 12 milioni non erano imprescindibili per le casse rossonere.
Da qui a un paio di mesi, però, le cose potrebbero cambiare. O, forse, sono già cambiate. Il Milan del '13-'14 avrà in rosa giocatori che, pur senza essere dei veri emblemi del club, saranno già sufficientemente collaudati ed abituati a clima ed ambizioni - vedi Montolivo, El Shaarawy, Pazzini, e gli stessi De Sciglio e Constant - e potrebbe ri-cominciare a fare a meno dei suoi uomini più rodati. Ai titolari delle corsie esterne potrebbe esser affiancato qualche giovane della primavera, o in alternativa qualche nuova risorsa esotica da metter alla prova, ed inoltre un cospicuo malloppo potrebbe esser utile per esser re-investito alla caccia d'un nuovo mediano che sia complementare a Montolivo e sia sufficiente per far fare al centrocampo il tanto agognato salto di qualità.
Insomma: per 15 milioni Abate può andar via. Che sia lo Zenit, il PSG o chiunque altro a metterli sul piatto, poco cambia. Fermo restando che sia coi russi che con i francesi Galliani cercherà fino alla fine di giocare sul prezzo. Le risorse, d'altra parte, altrove, sono più che floride. E la boutique-Milan potrebbe riaprire i battenti. Soprattutto nelle ultimissime ore il PSG pare si sia riattivato. Van der Wiel e Jallet non convincono, ed uno come Abate potrebbe bastare per mettere a posto la fascia per qualche anno. Con Ancelotti o senza.
Alfredo De Vuono