Il mondo del calcio si è svegliato con una sequela di titoli in cui si parla del vaticinio perpetrato ai danni della tecnologia stessa da parte dell'IFAB che ne ha modificato il protocollo rendendolo molto più soggettivo di quanto non dovesse essere. A scatenare il tutto è stato l'errore di Rocchi che non ha concesso alla Roma un rigore per un fallo di D'Ambrosio su Zaniolo nel primo tempo non andando nemmeno a rivedere l'occasione in questione.

Qui non si discuterà dei singoli eventi, ma di come in realtà la morte del VAR sia praticamente avvenuta prima dell'inizio del campionato e di cosa occorre per poter dare nuovamente credibilità alla tecnologia arbitrale - anche perché è rigore quello non assegnato dal fischietto toscano, non c'è molto altro da aggiungere -.

Per ammissione dello stesso designatore Rizzzoli prima della ripresa del campionato gli errori con la tecnologia sono stati ben 7, un numero definito "eccessivo" e "che non può soddisfare". Ma cosa è cambiato?

Nello specifico l'IFAB ha modificato la casistica in cui poter valutare l'episodio: l'anno scorso il protocollo prevedeva il possibile intervento del VAR in caso di "chiaro errore" da parte dell'arbitro, quest'anno è invece "chiaro ed evidente errore". Chiaro ed evidente.

Qui sta tutta la differenza del mondo.

Un aggettivo generico come "chiaro" allarga molto la casistica degli eventi che possono essere passibili di video-check da parte dell'arbitro in campo, ma l'inserimento di un secondo aggettivo ben più forte come "evidente" riporta in auge il concetto di soggettività, la cosa che l'introduzione della tecnologia voleva eliminare per ridurre al minimo gli errori durante le partite.

Questo solo aggettivo ha creato uno scompenso incredibile, come era normale che fosse, perché ciò che per un arbitro è evidente, per un altro non lo è. E non si parla di malafede o di complotti delle sfere più alte, ma di mera soggettività umana. Quello su Zaniolo era rigore, ma è normale che su 10 persone ce ne sarà una - fra i neutrali nell'occasione - che dirà "per me non lo era" e puff ecco che viene meno il requisito dell'evidenza e quindi per assurdo non solo Rocchi avrebbe fatto bene a non andare al video, ma farebbero bene tutti a non andarci mai perché su questa logica niente è evidente per tutti per quello che riguarda le situazioni di gioco e non i falli di mano (dove la casistica è meglio definita dal regolamento e quindi più facilmente interpretabile).

Per un rigore come quello che reclama la Roma l'arbitro e il VAR avrebbero dovuto ammettere che la negligenza di D'Ambrosio - tale è stata a termini di regolamento - era chiara ed evidente. Una forzatura che - com'è normale che sia - genera un errore per il discorso fatto poche righe sopra.

Un solo aggettivo ha completamente rovinato l'utilizzo della tecnologia e questo è stato evidente nel corso del campionato perché, ad esempio, per chi vi scrive era evidente l'ostruzione di Chibsah su Sirigu in Torino-Frosinone sul gol di Goldaniga o era altrettanto evidente il fallo di mano di Dimarco in Inter-Parma, ma - nonostante anche Rizzoli abbia ammesso che questi siano stati errori - è nella soggettività umana non vedere l'evidenza allo stesso modo.

Come risolvere dunque? In primis bisogna pensare al VAR come strumento, non come qualcosa che può aiutare la propria squadra. Non bisogna sbraitare fino alla prima compensazione a proprio favore e poi far cadere il problema, bisogna lavorare affinché il tutto si migliori rendendolo il più vicino alla perfezione possibile. Risolto il problema culturale, si spera, bisogna eliminare tutte le variabili soggettive all'interno della tecnologia perché la tecnologia non è e non può essere soggettiva. Via quell'evidente dal protocollo, via il promettente, via qualsiasi cosa che possa generare ambiguità interpretativa e si ragioni sull'oggettività. Gli arbitri vadano al video anche 30 volte in una partita se necessario, l'importante è che venga introdotto un modo per recuperare il tempo effettivamente perso introducendo il tempo effettivo oltre il 90°: sommare i tempi di interruzione della gara e giocarli interamente eliminando le pause all'interno del recupero stesso. Ma questo è un altro problema collaterale facilmente risolvibile.

L'IFAB e chi ha taciuto compiacente sino ad oggi sulla morte del VAR ha portato a questa situazione in cui qualcuno vedrebbe addirittura di buon occhio l'eliminazione della tecnologia dal campo. No, il VAR è la cosa più bella che sia capitata nel calcio, un'invenzione e un'introduzione eccezionale: non lasciamo che un aggettivo e la sua soggettività rovinino tutto riportando il calcio nel medioevo delle classifiche senza errori, delle moviole del lunedì sera e delle pressioni psicologiche. Il VAR è stato ucciso ben prima dell'inizio del campionato, questa è l'unica cosa evidente.