di Fabio Guzzo
Simone Zaza con accenno di cresta (Getty Images)

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COS'E' "FANTA DI PROVINCIA" - E' una competizione virtuale, atta a coinvolgere il più possibile il pubblico di Fantagazzetta.com, e che riguarda prevalentemente il loro passato, fantacalcistico e non. 28 squadre 'provinciali', nel senso migliore e più sano del termine, prescelte dalla redazione, si sfideranno in una epica sfida in cui 11 loro ex calciatori saranno tenuti a rappresentarle. Soprattutto in nome di ciò che prima, dopo, o durante quell'esperienza, hanno o avrebbero potuto rappresentare al fanta.

COME SI SVILUPPA LA SFIDA - Le 28 squadre verranno presentate giornalmente, week-end compresi, su Fantagazzetta.com da lunedi 12 dicembre 2016 a domenica 8 gennaio 2017. Saranno suddivise in 7 gironi da 4, selezionate casualmente, e competeranno, attraverso una sfida prettamente social, a forza di like su facebook. Sarete voi lettori a votare la vostra preferita, o semplicemente quella che maggiormente suscita in voi felici ricordi fantacalcistici e/o sogni incompiuti. Le prime due di ogni girone, più le due migliori terze, proseguiranno nel cammino, sfidandosi, da lì in poi, dagli ottavi sino alla finalissima.

COME VENGONO SCELTI I CALCIATORI - Ci sono centinaia e centinaia di grandi calciatori, prevalentemente del passato, che hanno vestito la maglia delle provinciali. Alcuni hanno spiccato il volo, altri ci sono passati avanti negli anni, per concludere una carriera di prestigio. Non è stato facile, per i nostri autori, sceglierne solo 11: per questo, nel testo, vengono 'raccontate' anche le ipotetiche riserve. Non dimenticate che molti dei calciatori inseriti nelle formazioni hanno giocato in più d'una delle squadre presente nella competizione: e non è stato facile, da questo punto di vista, scegliere in quale inserirlo. Sono stati quindi perseguiti criteri di rappresentatività, di 'peso' fantacalcistico, di blasone, ma anche di equilibrio tra le squadre.

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LA STORIA – tra le società più longeve della Serie A con 16 apparizioni un posto di primo’ordine spetta all’Ascoli Picchio F.C. 1898. Il nome Picchio deriva un uccello totemico sacro a Marte che seguì i Piceni (popolazione proveniente dalla Sabina) nella fondazione della città ancor prima dell’età romana. Calcisticamente la squadra della città di Ascoli mosse i suoi primi passi alla fine dell’800 dall’idea di 12 ascolani che inizialmente scelsero il nome “Candido Augusto Vecchi”in onore di un colonnello garibaldino. Solo dopo la prima guerra mondiale la società cambiò nome, diventando “Unione Sportiva Ascolana”. Bisogna attendere il 1927 per il primo campionato ufficiale, quello di terza divisione. Dopo la presidenza di Cino Del Duca (giornalista fondatore del “Giorno”) a cui si deve la denominazione dell’attuale stadio, la società passò nelle mani di un gruppo di giovani imprenditori locali che affidarono la carica a Costantino Rozzi, un costruttore che fino a quel momento non si era mai interessato al calcio se non per la realizzazione dello stadio. Siamo negli anni 70’. Fu amore a prima vista. Il “Presidentissimo” nel giro di 3 anni portò la squadra, che nel frattempo aveva assunto il nome di Ascoli Calcio 1898, ad un duplice salto di categoria dalla Serie C alla A. L’arma vincente, oltre ad una accesa passione, fu la scelta di Carlo Mazzone, allora capitano della squadra, come guida tecnica. Si creò subito un’alchimia perfetta. L’era d’oro di Rozzi durò fino al giorno della sua morte nel 1994. Il Picchio poté vantare: 14 campionati in Serie A, uno storico quarto posto raggiunto nella stagione 1979-1980, la conquista della Red Leaf Cup (coppa della foglia rossa), un Torneo di Capodanno in finale contro la Juventus (torneo unico nella storia organizzato nella stagione 1980-1981 durante le vacanze di Natale per consentire alla nazionale di partecipare alla Coppa d'Oro dei Campioni del Mondo in Uruguay) e una Mitropa Cup nella stagione 1986-87. Dopo la morte di Rozzi la “Regina delle Marche” subì una parabola discendente finendo nuovamente in Serie C. A metà dei primi anni 2000, la coppia Silva-Giampaolo ottenne la promozione in Serie A. Era l’Ascoli di Paci, Adani, Domizzi, Comotto, Quagliarella e Ferrante che chiuse il campionato al decimo posto. L’anno successivo, l’ultimo in massima serie, fu quella della retrocessione nonostante gli acquisti di Pagliuca e Delvecchio. Dopo alcuni anonimi campionati in cadetteria la retrocessione in Lega Pro nella stagione 2012-2013 in cui non bastarono i 18 gol di Zaza. Il declassamento fu accompagnato anche dal fallimento societario nel 2013. La rifondazione fu immediata e la società assunse il nome attuale “Ascoli Picchio F.C. 1898” grazie all'imprenditore italo-canadese Francesco Bellini. L’anno successivo al fallimento la società è risalita in Serie B, campionato dove tuttora milita, grazie alla squalifica del Teramo.

L’ASCOLI OGGI – il Picchio, guidato dal Alfredo Aglietti, disputa il suo ventesimo campionato in serie cadetta. Naviga a metà classifica con l’obiettivo di salvarsi il prima possibile. Tutto dipenderà dalla vena realizzativa del bomber principe della cadetteria, ossia Daniele Cacia, terzo miglior marcatore di sempre in Serie B, oggi fermo a quota 7. Nell’organico a disposizione di mister Aglietti, oltre al vicecapitano Cacia, spiccano i nomi del portiere Lanni (scuola Roma), del difensore polacco B?a?ej Augustyn ex Catania e del capitano Luigi Giorgi che vanta 77 presenze e 5 gol in Serie A con le maglie di Novara, Siena, Palermo, Atalanta e Cesena.

GLI ESCLUSI – gli anni d’oro del Picchio sono senza dubbio gli anni 80’. E per ragioni redazionali abbiamo escluso dal nostro undici ideale tutti quei calciatori nati tra gli anni 50 e 60. A cominciare da Pietro Anastasi che chiuse la sua brillante carriera in Italia con la maglia bianconera. Il centrocampista Francesco Scorsa recordman di presenze in Serie A con la maglia dell’Ascoli (144), Iachini, Mandorlini, Novellino, Dell’Oglio, Pazzagli e Bruno Giordano. Una menzione particolare la merita Walter Casagrande, fresco campione d’Europa con la maglia del Porto, portato nella squadra marchigiana dal presidente Rozzi per un miliardo di lire. Il brasiliano, oggi commentatore per la tv del suo paese, che nella sua biografia ha ammesso di aver fatto uso di cocaina, eroina, droghe leggere e alcool, mise a segno 38 gol in 96 presenze ed entrò nel cuore dei tifosi prima di trasferirsi al Torino. Tra gli altri esclusi eccellenti menzioniamo una batteria di prolifici attaccanti come Mattia Destro (nelle giovanili), Mirko Antenucci (24 gol in 40 presenze), Sossio Aruta (in tandem con Eddy Baggio in Serie C) e Arturo Lupoli; che si aggiungono alle meteore Igor Budan, Hugo Maradona ( “raccomandato” dal fratello con scarsi risultati) e Marco Delvecchio (a fine carriera nell’anno dell’ultima stagione in Serie A del Picchio). Abbiamo dovuto escludere dal nostro Fanta11 anche altri 3 difensori che hanno a lungo militato con alterne fortune in Serie A come An?elkovi? e Aronica, e dei validi centrocampisti come Guana, Binotto, Brienza e Cristian Amoroso. Dulcis in fundo una menzione particolare per Daniele Di Donato, indimenticato capitano del Picchio dal 2007-2008 al 2012-2013, che ha difeso con ardore i colori bianconeri in oltre 200 gare.

IL NOSTRO ‘FANTA DI PROVINCIA’ – iniziamo la nostra carrellata con Carletto Mazzone il primo allenatore ad aver portato l’Ascoli in Serie A nella stagione 1973-1974. Dopo 9 stagioni in cui era diventato anche capitano, venne promosso allenatore dal presidente Rozzi. Il mister romano sfiorò la storica promozione in B già al primo anno, per poi centrarla la stagione successiva. Nel giro di 2 anni fu subito Serie A. La storia d’amore tra Mazzone e il capoluogo marchigiano durò per 12 stagioni, intervallate da una pausa a fine anni 70. A difendere i pali Gianluca Pagliuca, indimenticato portiere della Nazionale ad Usa 94’, che scelse a 40 anni suonati di chiudere (forse infelicemente) la carriera nel Picchio venendo preferito nelle ultime giornate a Dimitrios Eleftheropoulos.

Grandi nomi anche in difesa. A cominciare da un imberbe Andrea Barzagli che mosse i suoi primi passi da calciatore nell’Ascoli giocando da titolare due stagioni e ottenendo una promozione dalla C alla B nel 2001. I due centrali di difesa che abbiamo scelto sono Daniele Adani che in maglia bianconera fu poco più che una meteora e Maurizio Domizzi che sebbene si fermò solo un anno lasciò in un ottimo ricordo (oltre ad un bottino di 5 gol). A presidiare la fascia sinistra Gianluca Comotto che si mise in luce nell’ultima stagione in A del Picchio segnando anche 3 gol.

Nella stagione 2005-2006, l’ultima in Serie A dell’Ascoli, un altro campione pluridecorato come Gigi Di Biagio concluse la propria carriera nella città marchigiana. Furono solo 7 le presenze da gennaio a maggio condite da 2 gol che non servirono però ad evitare la retrocessione. Sempre quell'anno si rese protagonista di un’annata straordinaria Pasquale Foggia che grazie anche ai 4 gol messi a segno venne ingaggiato la stagione successiva dalla Lazio. Completa il reparto della mediana Benny Carbone, che prima di approdare all'Inter di Branca e Roberto Carlos, giocò un’ottima stagione con la maglia bianconera in Serie B, segnando ben 6 gol.

L’attacco è senza dubbio il reparto meglio equipaggiato in cui brilla la stella di Oliver Bierhoff, centravanti tedesco campione d’Europa nel 1996 e unico calciatore straniero ad aver vinto titolo di capocannoniere in Serie A e in Serie B (quest’ultimo titolo proprio con la maglia dell’Ascoli). Il panzer ha disputato 4 stagioni con la maglia bianconera per un totale di 117 presenze e 48 gol. L’esperienza all’Ascoli fu fondamentale anche per Fabio Quagliarella che segnò il primo dei suoi 100 gol in Serie A proprio con la maglia bianconera nella stagione 2005-2006. Dulcis in fundo nel nostro Fanta11 non possiamo non menzionare Simone Zaza che con la maglia dell’Ascoli ha iniziato la sua scalata nel grande calcio, segnando 18 gol in 35 partite che però non servirono ad evitare la retrocessione in LegaPro nella stagione 2012-2013.

Ascoli - Il nostro FANTA 11 

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Il Cesena di Candreva e Lapadula. La Reggina di Pirlo e Nakamura. Il Crotone di Florenzi e Bernardeschi. Il Lecce di Muriel e Cuadrado. Il Brescia di Baggio e Guardiola. Il Piacenza di Inzaghi e Nainggolan. Il Verona di Camoranesi e Jorginho. Il Cosenza di Fiore e Lentini. Il Padova di Perin e Bonaventura. Il Venezia di Recoba e Sirigu. Il Bari di Cassano e Boban. La Salernitana di Di Vaio e Gattuso. Potremmo andare avanti per ore. E lo faremo.

Perché se c'è un un luogo del ricordo e della mente da cui il grande calcio, e il grande fanta, proviene, beh, è quello della provincia italiana. Lì, dove i campioni di ieri e di oggi sono nati, si sono formati, sono esplosi, mettendosi in luce prima di spiccare il volo verso lidi inimmaginabili, o dove quegli stessi grandi campioni sono passati, magari in età avanzata, per dare nuovo lustro alle proprie carriere. E dove i nostri prediletti campioni, strappati magari in aste d'altra epoca a costi irrisori, sono diventati tali, magari diventando dei veri colpi di fantamercato: no, non si tratta di Top 11 della storia di queste squadra, tutt'altro. E' una fanta-Top 11, di calciatori che sono passati, con più o meno successo, per squadre che oggi certo non sono identificabili come "big", ma che hanno avuto una storia epicamente gloriosa e degna, in passato. E di calciatori che, in quelle squadre, sono stati dei piccoli, grandi boom, al fanta, o avrebbero potuto esserlo. 

Quando Domizzi era il doppio di Adriano (Getty Images)

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