Il post quarantena se da una parte ha certificato senza sconvolgimenti i piazzamenti maturati prima della sospensione, dall’altra parte ha visto capovolgersi in maniera sorprendente l’andamento di alcune squadre. Alcune hanno ribaltato in meglio il rendimento e altre, invece, lo hanno improvvisamente depresso, compromettendo traguardi che fino a qualche tempo fa sembravano possibili.

Guardando verso le zone alte della classifica, la squadra che ha più deluso è stata la Lazio, che, con una ripresa al limite dell’incredibile, se si considera l’andamento fino al lockdown, ha fatto registrare un rendimento da retrocessione, stravolgendo completamente il percorso che l’aveva vista come principale contendente il titolo alla Juventus. Gli uomini di Inzaghi, dal 24 giugno ad oggi, in quasi un mese, su 8 gare disputate ne hanno vinte appena 2, perdendone, addirittura, ben 5. La rimonta subita a Bergamo, da 0-2 a 3-2, ha rappresentato un emblema che ha poi caratterizzato il comportamento della squadra durante questo mese di campionato. Cali atletici e difficoltà nella gestione dell’organico hanno ridotto i numeri del reparto offensivo e peggiorato quelli della difesa. 14 goal subiti e appena 9 quelli messi a segno. L’abbassamento del ritmo e della capacità di restare in partita lo si evince pure dall’assenza di quel dato che aveva caratterizzato le vittorie della Lazio. Fino a questo momento, il 22% dei goal è arrivato nell’ultimo quarto di gara. Ben 15 i goal messi a segno dai biancocelesti nei minuti finali, molti dei quali decisivi. 

Simbolo in negativo di questo calo è di certo il rendimento di Ciro Immobile. L’attaccante della Lazio in questo mese, in 8 partite, è andato a segno su azione solo una volta. Il calo numerico è chiaramente coinciso anche con quello statistico più ampio, con rendimenti in partita molto al di sotto dei periodi precedenti. In questo momento appare interessante una probabile sfida tra lui e Cristiano Ronaldo non solo per la classifica dei marcatori, ma pure per il tentativo di battere il record assoluto detenuto da Higuain e raggiunto con la maglia del Napoli.

Una squadra che, al contrario, ha completamente cambiato il proprio rendimento, trasformandolo, di fatto, in una media punti da scudetto, è sicuramente il Milan. I rossoneri nell’ultima partita prima della quarantena si erano fatti battere dal Genoa in casa. Poi, una volta ripreso il campionato, gli uomini di Pioli hanno fatto registrare 7 vittorie e 2 pareggi. Nelle 9 gare disputate in questo mese, il Milan ha addirittura battuto Juventus, Lazio e Roma e pareggiato a Napoli. Con 25 goal fatti, il Milan vanta una media di oltre 3 reti per gara, con Rebic e Calhanoglu frequentemente iscritti ai tabellini. 

Il sistema di gioco di un Pioli che in questo momento, paradossalmente, rappresenta un interrogativo non poco importante per un club che aveva già scelto di cambiare allenatore prima della sospensione, prevede l’utilizzo di più trequartisti e di Rebic a sostegno di Ibrahimovic, quest’ultimo, spesso incisivo sul piano tattico, impiegato con maggiore attenzione soprattutto in questa fase molto intensa rispetto a una calendarizzazione di emergenza. L’effetto più significativo è quello che vede andare in goal con una certa frequenza tutti gli uomini chiamati a interpretare questa filosofia nella fase offensiva.

Non sorprende, restando tra i comportamenti brillanti, la tenuta di un’Atalanta che già si era ben distinta prima della sospensione. La quarantena non ha turbato i nerazzurri, che nell’ultimo mese hanno vinto 7 gare e ne hanno pareggiato 2, segnando 21 goal e confermando quello stato di forma che ha condotto i bergamaschi a un’altra qualificazione in Champions e alla final eight della massima competizione europea che si disputerà in agosto in Portogallo. 

Tra le altre squadre che, come la Lazio, hanno fatto registrare un rendimento negativo si segnalano soprattutto il Verona e il Parma. I ducali hanno vinto solo una partita (in casa del Genoa) e ne hanno perse 6. 4 punti in 8 gare sono davvero poco. E non si sono trasformati in qualcosa di più insidioso grazie a quelli accumulati prima del lockdown. Il Verona, che si era fatto notare sia per l’ottimo rendimento che per un buon gioco, nelle 8 partite di questo mese ha vinto solo una volta, proprio col Parma. Anche gli uomini di Juric sembrano aver patito in particolar modo la sosta anomala e forzata della quarantena.  

Una squadra su cui ci si può soffermare con una valutazione più ibrida, ovvero in parte rispetto alla separazione prima e dopo il lockdown e in parte rispetto a un punto di separazione interno dovuto al cambio di allenatore, è sicuramente il Napoli. Gattuso, una volta arrivato, ha dovuto rielaborare tutto l’assetto, sopportando, come naturale che fosse, una serie di risultati negativi nella prima fase. Poi, dalla vittoria casalinga con la Juventus a fine gennaio (preceduta dal successo ai quarti di finale di Coppa Italia con la Lazio), il Napoli ha completamente cambiato registro. I partenopei, prima della vittoria con la Juve, nelle precedenti 12 partite avevano vinto solo una volta (a Reggio Emilia, grazie a un’autorete all’ultimo minuto) e perso ben 6 volte, registrando una media punti da retrocessione in un periodo molto lungo e preoccupante. Poi, delle successive 14 partite il Napoli ne ha vinte 10 e perse solo 2, insieme, alla ripresa, alla conquista della Coppa Italia.

Un campionato del doppio a specchio quello di un Napoli che, al di là delle polemiche e della crisi interna che lo hanno caratterizzato (oltre a una serie di errori arbitrali che lo hanno oggettivamente penalizzato), ha tutto il diritto-dovere di serbare non pochi rimpianti.