Il messaggio di Carlo Ancelotti è stato chiaro. E il tecnico azzurro non ha tutti i torti sulla difficoltà che aspetterà il Napoli in occasione degli ottavi di finale di Europa League. Il Salisburgo non è un avversario semplice. Tutt’altro. “Il Salisburgo è un’ottima squadra con grande esperienza internazionale. Basti ricordare che solo pochi mesi fa ha giocato la semifinale di Europa League. Nel girone ha vinto 6 partite su 6 e dovremo fare 2 grandi partite!”

Quelle del tecnico del Napoli non devono essere interpretate come parole di circostanza. Marco Rose, classe ’76, ha lavorato bene su un organico che negli ultimi anni ha risposto positivamente alle attese degli investimenti che il patron della Red Bull, Dietrich Mateschitz, hanno subito puntato a condurre gli austriaci ai vertici del calcio europeo. La squadra che porta sulla maglia le incursioni glaciali e calcolatrici del futbol industriale non è ancora arrivata dove i progetti della proprietà vorrebbero ambire, ma il passo non sembra così impossibile per un club che, da rifondato, lo scorso anno ha raggiunto le semifinali di Europa League e, nell’attuale edizione, si è qualificato ai sedicesimi vincendo tutte le partite del suo raggruppamento. Celtic, Lipsia, che lo scorso anno aveva eliminato proprio il Napoli ai sedicesimi, e Rosenborg le “vittime” della marcia, a proposito di austriaci, degli uomini di Rose hanno imposto al loro girone prima di eliminare ai sedicesimi il Clubbe Brugge.

La Red Bull, a suo tempo, smise i colori tradizionali del vecchio Salisburgo, per imporre quelli di sua santità sponsor, mettendosi contro gli ultras, che hanno rifondato il vecchio club (adesso militante nella Salzburger Fussballverband, una serie minore del calcio austriaco) col nome di Sportverein Austria Salzburg. La “dismissione” della tradizione è stata consolidata senza mezzi termini dallo stesso proprietario della Red Bull, che, senza troppi complimenti, ribadì presto il significato della sua presenza alla guida del club neo fondato.

“Questa è una nuova squadra, una nuova società. Non c’è una storia, non esiste una tradizione”

Dietrich Mateschitz

Marco Rose - Getty images, Fantagazzetta

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Grazie al lavoro degli anni precedenti del duo Ralf Rangnick Roger Schmidt, Marco Rose ha potuto lavorare su un organico fondato e plasmato su un concetto moderno del gioco del calcio. Pressing offensivo, moduli di gioco molto duttili e possesso palla di ispirazione olandese, con una finestra molto importante sugli sviluppi del settore giovanile. Un indirizzo della società rivolto non soltanto alla formazione di calciatori, ma anche di allenatori. I risultati, da questo punto di vista, non si sono fatti attendere. Il Salisburgo dei “giovanissimi” ha infatti vinto la Youth League (imbattuto e col record di goal segnati nella competizione), superando avversari del calibro di Manchester City, Paris Saint-Germain e Atlético Madrid, e affiancando il suo nome a quello di settori giovanili come il Barcellona e il Chelsea.

Tornando al valore e al curriculum della squadra maggiore, padrona indiscussa del proprio campionato nazionale, l’andamento degli austriaci in Europa League lascia non pochi indizi sul valore di questo avversario per un Napoli che incontrerà una squadra che nel secondo trofeo continentale europeo, tra la scorsa edizione e quella in corso, ha perso soltanto due volte (una sconfitta non è nemmeno risultata influente ai fini dell’esito finale), con Lazio e Olympique Marsiglia, arrivando fino alla semifinale nella scorsa stagione e qualificandosi agevolmente fino agli ottavi in questa. Tra le squadre eliminate dagli austriaci compaiono, per esempio, i tedeschi del Borussia Dortmund, sconfitto l’anno scorso ai quarti di Europa League. Di fatto, fino a questo momento, il Salisburgo in due edizioni di Europa League ha subito una sola sconfitta decisiva, quella della semifinale con l’OL nell’edizione della scorsa stagione.

Gli austriaci allenati da Rose segnano molto, vantando un gioco che soprattutto in fase offensiva ha messo a punto schemi e movimenti di gioco molto efficaci, che spesso iniziano da un possesso palla a basso ritmo, mirato alla ricerca del trequartista da cui inizia una seconda fase, più rapida e con un’economia dei passaggi meno dispendiosa. Dalla linea davanti a quella mediana fino a quella offensiva, il Salisburgo pratica un’inversione di marcia basata su scambi rapidi rivolti a una ricerca molto veloce della conclusione.

Getty images, Fantagazzetta

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I due esterni bassi, Ulmer e Lainer (quest’ultimo più volte accostato al Napoli durante il calciomercato estivo), sono punti di riferimento costante nel giro palla e nella spinta verso le linee difensive avversarie. Entrambi i fluidificanti sono molto bravi nella lettura tattica delle gare, riuscendo spesso ad alternarsi con efficacia sia nella fase offensiva che in quella difensiva, senza mai lasciare scoperta la linea di copertura arretrata. Il centrocampo del Salisburgo si muove a rombo, richiamando una delle punte ad abbassarsi per poi liberare gli inserimenti dei cursori in sovrapposizione con uno dei terzini citati. Non è un caso che soprattutto Ulmer vanta un report assist di primissimo livello.

Gli austriaci si muovono da un modulo di partenza che varia da un 4-2-2-2 a un 4-3-1-2 in cui la figura del trequartista diventa l’innesco per il cambio di passo quando l’azione offensiva parte da possesso. Minamino e Schlager sono spesso gli interpreti di questo tipo di movimenti. Il giapponese può giocare sia come punta centrale che come centrocampista avanzato, mentre l’austriaco predilige il ruolo di trequartista, o in alternativa, anche di regista più arretrato.

La fase di pressing è una delle armi migliori del Salisburgo. Gli austriaci, che coprono il campo con linee alte, portano anche cinque uomini intorno al portatore, soprattutto sulla linea mediana, mentre il numero restante di uomini arretra per coprire le fughe degli spazi potenzialmente a disposizione degli avversari, sia pur con le giuste distanze per poter avviare un nuovo momento di pressing. Durante questa fase l’obiettivo principale è la sottrazione della palla con la squadra già pronta a ripartire, sia attraverso un recupero immediato che con l’induzione al portatore avversario di liberarsene frettolosamente. A centrocampo è molto importante il contributo di Diadie Samassékou, centrocampista centrale maliano di piede destro e di valore tattico di notevole sostanza.

La Red Bull Arena, stadio ristrutturato tra il 2005 e il 2007, ospita trentamila spettatori. Stadio dal clima caldo, con gli spalti a ridosso del terreno di gioco. Sarà lì che, nella gara di ritorno, sarà emesso il verdetto di un ottavo di finale tra due squadre che fanno del bel gioco la loro filosofia. Lo scorso anno il Napoli è stato eliminato ai sedicesimi da un’altra squadra che fa parte del giro di investimenti della Red Bull. Il Lipsia. Non andò bene. Questo nuovo banco di prova, forse, è ancora più impegnativo. Tuttavia, rispetto allo scorso anno, forse questo momento conserva stimoli e aspettative differenti.