Stagione 2005-06, Floro Flores in maglia amaranto sfida Del Piero a Torino in un match di campionato di Serie B (Getty)

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COS'E' "FANTA DI PROVINCIA" - E' una competizione virtuale, atta a coinvolgere il più possibile il pubblico di Fantagazzetta.com, e che riguarda prevalentemente il loro passato, fantacalcistico e non. 28 squadre 'provinciali', nel senso migliore e più sano del termine, prescelte dalla redazione, si sfideranno in una epica sfida in cui 11 loro ex calciatori saranno tenuti a rappresentarle. Soprattutto in nome di ciò che prima, dopo, o durante quell'esperienza, hanno o avrebbero potuto rappresentare al fanta.

COME SI SVILUPPA LA SFIDA - Le 28 squadre verranno presentate giornalmente, week-end compresi, su Fantagazzetta.com da lunedi 12 dicembre 2016 a domenica 8 gennaio 2017. Saranno suddivise in 7 gironi da 4, selezionate casualmente, e competeranno, attraverso una sfida prettamente social, a forza di like su facebook. Sarete voi lettori a votare la vostra preferita, o semplicemente quella che maggiormente suscita in voi felici ricordi fantacalcistici e/o sogni incompiuti. Le prime due di ogni girone, più le due migliori terze, proseguiranno nel cammino, sfidandosi, da lì in poi, dagli ottavi sino alla finalissima.

COME VENGONO SCELTI I CALCIATORI - Ci sono centinaia e centinaia di grandi calciatori, prevalentemente del passato, che hanno vestito la maglia delle provinciali. Alcuni hanno spiccato il volo, altri ci sono passati avanti negli anni, per concludere una carriera di prestigio. Non è stato facile, per i nostri autori, sceglierne solo 11: per questo, nel testo, vengono 'raccontate' anche le ipotetiche riserve. Non dimenticate che molti dei calciatori inseriti nelle formazioni hanno giocato in più d'una delle squadre presente nella competizione: e non è stato facile, da questo punto di vista, scegliere in quale inserirlo. Sono stati quindi perseguiti criteri di rappresentatività, di 'peso' fantacalcistico, di blasone, ma anche di equilibrio tra le squadre.

LA STORIA - Due fallimenti estremamente dolorosi per altrettante orgogliose rinascite. Sono questi gli episodi emotivamente più forti vissuti dal "Cavallino", nato nel 1923 inizialmente come "Juventus Football Club Arezzo", proprio in onore della squadra torinese. Il 10 settembre di quell'anno, presso il "Caffè del Vapore", un gruppo di giovani appassionati di calcio unirono le proprie forze (anche economiche, visto che s'impegnarono a versare 50 centesimi il mese) per dare vita a quella che diverrà la principale squadra cittadina. Inizialmente i colori scelti per le divise furono l'arancio per la maglia e il nero per i calzoncini. La prima svolta avvenne nel settembre del 1930, quando dalla fusione di altre piccole realtà - Esperia, Etruria, Fulgor, Libertas, Olimpia e Petrarca - nacque l'Unione Sportiva Arezzo. Al soffio maturo dei venti fascisti, il nome venne cambiato, cinque anni dopo, in "Littoria" e la denominazione di "Us" ripresa solo alla fine della Seconda Guerra mondiale. Nel frattempo la squadra fu iscritta alla neo Serie C. Gli anni Quaranta furono caratterizzati da buone prestazioni all'interno del contesto regionale ma spiccò l'amichevole giocata a Firenze contro l'Italia del Ct Pozzo: la squadra fermò infatti sul 4 a 4 la Nazionale. Gli anni successivi furono segnati da una discesa in Promozione (1953) e il rientro in C, ma soprattutto dalla costruzione dello stadio comunale che nel 2006 verrà ribattezzato "Città di Arezzo". La salita in B arrivò solo nel 1966 ma si trattò di una gioia che durò quasi un decennio prima della retrocessione nel campionato 1974-75.
Gli anni successivi furono collezioni di delusioni brucianti e gioie inaspettate. Nella stagione 1981-82 arrivarono la vittoria della Coppa Italia di C e la promozione. L'annata migliore resta quella del 1983-84 quando in B gli amaranto si piazzarono quinti. Quattro anni più tardi la discesa di categoria e il primo lutto societario con un caso rimasto unico nella storia del calcio e che mutò le stesse regole federali: l'Arezzo fu infatti la prima e unica società a fallire a campionato in corso per non poterlo più proseguire. Il 17 aprile il tribunale non concesse l'esercizio provvisorio alle condizioni – le uniche possibili – poste dal curatore fallimentare. Una giornata surreale quella vissuta dalla squadra toscana che si trovava in un hotel della città. I giocatori in procinto di partire per il Veneto, per affrontare la 28esima giornata, quella partita col Vicenza non la giocarono mai. Il Cavallino fu spazzato via dal campionato, le 27 partite disputate precedentemente, annullate. Dopo questo evento la Figc introdusse cambiò regole. In città il dolore fu veramente grande e a lungo suonarono le campane a morto.
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Cavallino ripartì come "Associazione Calcio Arezzo" fondata dal neo presidente Ciccio Graziani più altri soci e si iscrisse alla D. Tempi difficili finchè la scelta per la panchina non ricadde sul misconosciuto Serse Cosmi Nel '96 e nel '98 si registrarono due promozioni, in C1 e C2. Nel 2000, inizio dell'era Piero Mancini che ha lasciato un segno positivo e negativissimo nella storia della società, gli amaranto sfiorarono la promozione in B per poi salvarsi ai play out l'anno successivo e contare sull'unico colpo di fortuna della sua storia nel 2003 quando fu ripescato dopo la discesa da ultimo classificato in C2. Il 2004 fu un anno sorprendente e straordinario. Prepotente la cavalcata fino alla B, conquistata con tre giornate d'anticipo.
Guidata da Gustinetti la squadra terminò settima e ad un passo dai play off il campionato cadetto. Ben più difficile fu la stagione 2006-07. Intanto arrivò la penalizzazione di Calciopoli di 9 punti, poi ridotta a sei. In panchina si avvicendarono Conte (alla sua prima esperienza da allenatore) e Sarri, ma il finale della mancata salvezza fu rocambolesco: gli amaranto si giocarono l'accesso ai play out e vinsero contro un Treviso ormai salvo. Serviva tuttavia una mancata vittoria dello Spezia a Torino contro la Juventus. Con i liguri fermi sul 2 a 2, l'Arezzo poteva ancora giocarsi la salvezza, ma all'89esimo arrivò il gol vittoria di Padoin e di conseguenza la retrocessione diretta.
Seguiranno alcune stagioni di Lega Pro più o meno positive fino al secondo fallimento avvenuto anche qui in circostanze paradossali, nell'estate del 2010. Le voci che l'Arezzo non si sarebbe iscritto al campionato furono molte, confermate dallo stesso patron Mancini. Divennero tuttavia realtà in un comunicato societario in un giorno di giugno: il club, a causa del grave deficit in cui versava il bilancio societario, non fu in grado di iscriversi al campionato. Durante un'estate convulsa, l'Arezzo risorse ancora come "Atletico" e s'iscrisse in D. Seguirono altre due gestioni societarie – quella di Gino Severini e infine quella di Mauro Ferretti – fino al respiro del calcio professionistico arrivato grazie al ripescaggio nell'estate del 2014. 

L'AREZZO, OGGI - Alla conquista di una Serie B mai come in questa stagione alla portata della qualità della rosa. Il direttore tecnico Roberto Gemmi ha allestito una squadra  di alto livello. Dopo il fin troppo "mediatico" e accentratore di attenzioni, Ezio Capuano, quest'anno per la panchina è stato scelto Stefano Sottili. Nato a Figline Valdarno, ex giocatore con alle spalle tanta Serie C ma anche 60 presenze in B e 6 in A, si è ritirato nel 2008 e da subito ha iniziato la carriera di allenatore partendo dai dilettanti della Sarzanese. Poi Valle D'Aosta, Carpi, Carrarese, Venezia; la guida accidentata del Varese in B, nella stagione 2013-14 - con un paio di esoneri e altrettanti ritorni. Infine la Pistoiese e il Bassano, ultime esperienze prima di Arezzo. Gli amaranto trovano in Davide Moscardelli la sua guida più carismatica, quella che fa più "rumore" e ha infiammato la piazza col suo arrivo in estate. Di profili interessanti però ce ne sono molti altri. Il terzino Alessio Luciani per esempio, reatino classe '90, proveniente dal Monopoli e dalla continuità di rendimento - nonchè di presenze - assidua. L'esterno argentino Horacio Erpen, in Italia ormai da dodici anni, garantisce corsa, gol e tanta duttilità nel reparto avanzato. Quest'ultimo si affida anche ad Alessandro Polidori, punta centrale, classe '92, in prestito dal Pescara, quest'anno già a quota 5 reti e 4 assist. Menzione a parte per un potenziale "crack": il 20enne terzino Edoardo Masciangelo. Purtroppo fermo per infortunio c'è Yamga. In questa stagione, si è fermato al momento a 12 presenze, 2 gol e altrettanti assist. C'è tanto potenziale in questo classe '96 parigino, ex Chievo.

GLI ESCLUSI - Dando la preferenza a chi ancora è in attività e partendo dalla difesa, uno dei grandi esclusi è Moreno Torricelli. Il terzino ha chiuso nella città toscana la carriera, tesserato per la stagione 2004-05, nella quale è sceso in campo 26 volte, segnando pure due reti. L'ex Perugia e Bologna Andrea Sussi, ha mosso i primi passi nella squadra del Cavallino, ad inizio degli anni Novanta, per poi tornare per qualche mese nel 2007. Dalla linea difensiva è stato escluso anche Alessandro Calori: l'allenatore del Trapani, nativo di Arezzo, ha giocato sì nelle giovanili amaranto ma non ha mai debuttato in prima squadra. Anche Aldo Firicano ex Fiorentina ha un trascorso con il Cavallino: 27 presenze nella stagione 2001-02. Per quanto riguarda la porta, ottimi quattro campionati di Fernando Orsi con oltre 120 presenze, dal 1985 al 1989. Altro escluso importante, Walter Bressan, ora al Chievo e in amaranto nel biennio 2005-2007. Una menzione va anche al portiere del Livorno Luca Mazzoni: nelle 28 volte che ha difeso la porta dell'Arezzo, è risultato spesso decisivo. A centrocampo non ha vinto il ballottaggio Giampiero Maini, colonna del Vicenza, che chiuse la carriera in Toscana nel 2004-05 con una manciata di presenze. Stessa sorte per Gianluca Sordo che arrivò nell'estate del 2001 vi restò fino al 2003. Oltre 40 le presenze e una rete. Emanuele Giaccherini, nativo di un piccolo paese nella provincia, nell'Arezzo ha solo giocato nelle giovanili. In attacco un segno importante lo ha lasciato Matteo Serafini, ex Siena e Empoli, nella stagione dell'ultima promozione in B. Non tutti sanno che Sandro Tovalieri iniziò a mettersi in luce proprio ad Arezzo a metà degli anni Ottanta. Alfredo Aglietti fu l'acquisto in pompa magna del mercato del 2001 ma deluse le aspettative: all'attivo solo un paio di reti in 28 presenze. Tre anni fa ha chiuso la carriera qui anche un Tomas Locatelli in sovrappeso e in Serie D, qualche mese prima della squalifica nell'ambito del processo per calcioscommesse. In panchina non è stato inserito Antonio Conte per la stagione di "Calciopoli" alquanto tribolata, ma il tecnico del Chelsea ha affermato più volte come il suo 4-2-4 sia nato proprio in Toscana. Il cuore della piazza è però tutto per Serse Cosmi, cresciuto e diventato popolare proprio assieme al Cavallino. 

IL NOSTRO 'FANTA11 DI PROVINCIA' - Il reparto difensivo  - non di meno quello offensivo - è senz'altro quello che ha potuto contare su elementi ottimi. Di conseguenza la scelta non è stata semplice, al netto anche di esclusioni eccellenti per dare più equilibrio alla competizione. Tuttavia, in porta, pochi dubbi nell'inserire Angelo Pagotto tra i top 11. Due gli anni ad Arezzo, dal 2003 al 2005, dopo aver scontato per intero la squalifica per doping. 46 le presenze totali tra B e C1, 58 i gol subiti. La difesa è composta da Manuel Pasqual, Carrozzieri, Conte e Ranocchia. Il terzino dell'Empoli arrivò ad Arezzo nel gennaio del 2003 e rimase un triennio nel quale si affermò definitivamente, trasferendosi poi alla Fiorentina, con salto di categoria annesso. 42 i gettoni di presenza totali. Nel luglio del 2005 la Samp prestò Moris Carrozzieri all'Arezzo: ben 37 volte amaranto e con l'aggiunta di due reti. Cinque le stagioni di Mirko Conte, per un totale di 133 gettoni, e giocatore che detiene un record particolare. Chiude Ranocchia che crebbe nelle giovanili amaranto fino al debutto in prima squadra nella stagione 2006-07, sotto la guida di Antonio Conte. Fu qui che l'interista si affermò all'epoca come una delle promesse migliori del panorama italiano. Il centrocampo è affidato a tre elementi di spicco, tra i quali figura Daniele Croce, ora all'Empoli. Dal Pescara all'Arezzo nell'estate del 2006, il campionato successivo al Cesena e poi il ritorno all'Arezzo per un intero biennio. Con la maglia amaranto è sceso in campo 101 volte, con all'attivo 9 reti. Luca Antonini, da poco ritiratosi, arrivò in prestito dalla Sampdoria nell'estate del 2005 e rimase fino a giugno offrendo un rendimento ottimo: 39 presenze e tre reti. Chiude la linea a tre di centrocampo, l'ex allenatore del Palermo, Roberto De Zerbi: nel 2004-05, 27 gettoni e ben 4 reti. In attacco i ricordi amaranto più belli degli ultimi anni. Era solo uno sconosciuto quando l'Arezzo prelevò nel 2000 Mario Frick dallo Zurigo. L'ex capitano del Liechtenstein ripagò totalmente la fiducia mettendo a segno 16 gol in 23 presenze. Nel mercato estivo il Verona per accaparrarselo lo pagò caro: un milione e mezzo degli attuali euro. Antonio Floro Flores è un altro attaccante che ad Arezzo deve molto e viceversa. Dal 2005 al 2007, la punta campana è scesa in campo 87 volte mettendo a segno 31 gol. Chiude il tridente l'ex Catania Gionatha Spinesi che visse una stagione 2004-05 inequivocabilmente stellare: 42 i gettoni totali, 23 le reti. A guidare questa formazione, Maurizio Sarri che ad Arezzo e provincia ha maturato la quasi totalità delle sue conoscenze  tecnico-tattiche e accumulato esperienza. Una gavetta senz'altro dura quella del mister del Napoli, considerata la stagione in amaranto, la 2006-07, in staffetta con Antonio Conte. 
Nel complesso questo undici garantisce grande ordine soprattutto a centrocampo, fisicità in difesa, cattiveria sotto porta. In altre parole, tanta concretezza. Elementi, soprattutto quest'ultimo, che invogliano l'ambizioso Arezzo ad essere votato nel Fanta11 di provincia. 

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Il Cesena di Candreva e Lapadula. La Reggina di Pirlo e Nakamura. Il Crotone di Florenzi e Bernardeschi. Il Lecce di Muriel e Cuadrado. Il Brescia di Baggio e Guardiola. Il Piacenza di Inzaghi e Nainggolan. Il Verona di Camoranesi e Jorginho. Il Cosenza di Fiore e Lentini. Il Padova di Perin e Bonaventura. Il Venezia di Vieri e Sirigu. Il Bari di Cassano e Boban. La Salernitana di Di Vaio e Gattuso. Potremmo andare avanti per ore. E lo faremo.

Perché se c'è un un luogo del ricordo e della mente da cui il grande calcio, e il grande fanta, proviene, beh, è quello della provincia italiana. Lì, dove i campioni di ieri e di oggi sono nati, si sono formati, sono esplosi, mettendosi in luce prima di spiccare il volo verso lidi inimmaginabili, o dove quegli stessi grandi campioni sono passati, magari in età avanzata, per dare nuovo lustro alle proprie carriere. E dove i nostri prediletti campioni, strappati magari in aste d'altra epoca a costi irrisori, sono diventati tali, magari diventando dei veri colpi di fantamercato: no, non si tratta di Top 11 della storia di queste squadra, tutt'altro. E' una fanta-Top 11, di calciatori che sono passati, con più o meno successo, per squadre che oggi certo non sono identificabili come "big", ma che hanno avuto una storia epicamente gloriosa e degna, in passato. E di calciatori che, in quelle squadre, sono stati dei piccoli, grandi boom, al fanta, o avrebbero potuto esserlo. 

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