Ciccio Cozza in un duello d'annata con Sergio Volpi (Getty Images)

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COS'E' "FANTA DI PROVINCIA" – è una competizione virtuale, atta a coinvolgere il più possibile il pubblico di Fantagazzetta.com, e che riguarda prevalentemente il loro passato, fantacalcistico e non. 28 squadre 'provinciali', nel senso migliore e più sano del termine, prescelte dalla redazione, si sfideranno in una epica sfida in cui 11 loro ex calciatori saranno tenuti a rappresentarle. Soprattutto in nome di ciò che prima, dopo, o durante quell'esperienza, hanno o avrebbero potuto rappresentare al fanta.

COME SI SVILUPPA LA SFIDA - Le 28 squadre verranno presentate giornalmente, week-end compresi, su Fantagazzetta.com da lunedì 12 dicembre 2016 a domenica 8 gennaio 2017. Saranno suddivise in 7 gironi da 4, selezionate casualmente, e competeranno, attraverso una sfida prettamente social, a forza di like su Facebook. Sarete voi lettori a votare la vostra preferita, o semplicemente quella che maggiormente suscita in voi felici ricordi fantacalcistici e/o sogni incompiuti. Le prime due di ogni girone, più le due migliori terze, proseguiranno nel cammino, sfidandosi, da lì in poi, dai sedicesimi sino alla finalissima.

COME VENGONO SCELTI I CALCIATORI - Ci sono centinaia e centinaia di grandi calciatori, prevalentemente del passato, che hanno vestito la maglia delle provinciali. Alcuni hanno spiccato il volo, altri ci sono passati quando erano già avanti negli anni, per concludere una carriera di prestigio. Non è stato facile, per i nostri autori, sceglierne solo 11: per questo, nel testo, vengono 'raccontate' anche le ipotetiche riserve. Non dimenticate che molti dei calciatori inseriti nelle formazioni hanno giocato in più d'una delle squadre presente nella competizione: e non è stato facile, da questo punto di vista, scegliere in quale inserirlo. Sono stati quindi perseguiti criteri di rappresentatività, di 'peso' fantacalcistico, di blasone, ma anche di equilibrio tra le squadre.

LA STORIA – La storia del calcio a Reggio Calabria ebbe inizio nel lontano 1914, allorquando una sessantina di impiegati pubblici fondarono l'U.S. Reggio Calabria.

Dopo tante stagioni fra i dilettanti, la Reggina giunse al professionismo nel 1945/46, in pieno dopoguerra, anni durante i quali a Reggio si plasmò il primo di tanti allenatori che avrebbero avuto una luminosa carriera altrove: parliamo di Oronzo Pugliese, in seguito sulle panchine di Roma, Fiorentina e Bologna, sulle quali ha mantenuto intatti carisma e verve mostrati a Reggio. In seguito a non pochi alti e bassi, la Reggina riesce ad approdare, al termine della stagione 1964/65, per la prima volta nella propria storia, in Serie B, guidata da quel Tommaso Maestrelli che, nove anni dopo, avrebbe conquistato il primo scudetto della storia della Lazio.

Nel periodo che va dagli anni ’60 e ’80, la Reggina sfiorò più volte la promozione in serie A, pur rendendosi protagonista di retrocessioni che la fecero ripiombare in Serie C. La svolta si ebbe nel 1986, quando le quote societarie furono rilevate da una cordata al cui interno vi era quello che poi sarebbe stato, nel bene e nel male, l’uomo della storia, il presidente Lillo Foti.

Albertino Bigon (poi scudettato a Napoli) e Nevio Scala (elencarne i trionfi sarebbe impossibile) sono stati i grandi condottieri della squadra amaranto a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, quelli segnati, per la Reggina, da due spareggi: uno contro la Virescit nel 1988 (vinto per 2-0) che valse il ritorno in cadetteria e quello contro la Cremonese, valevole per un posto in Serie A, perso ai rigori in quel di Pescara, appena un anno dopo.

Il resto è storia recente: il 13 giugno 1999 la Reggina vince 2-1 al Delle Alpi contro il Torino e si garantisce la gloria della serie A. Saranno 9, di cui 7 consecutive, le stagioni in massima serie per la Reggina. Memorabile rimarrà la salvezza conquistata partendo da -15 punti (ridotti a 11) nella stagione successiva a “Calciopoli”, con Mazzarri ed il suo gruppo in grado di conquistare ben 51 punti sul campo. Seguirà un triste e lento declino che, forse, proprio nella stagione attuale, potrebbe avere invertito la tendenza, almeno per quanto riguarda una ritrovata stabilità ed affidabilità societaria.

LA REGGINA, OGGI – Dopo una stagione fra i dilettanti, l’Urbs Reggina 1914 del nuovo corso targato Mimmo Praticò, ha scelto di affidarsi a Karel Zeman per affrontare la Lega Pro. A sua disposizione tanti giovani interessanti, su tutti segnaliamo Andrea Sala, portiere di proprietà Ternana, il centrocampista Alberto De Francesco (scuola Lazio) e il tuttofare Andy Bangu, arrivato in prestito dalla Fiorentina. A fare da chioccia a questi govani, ci sono Stefano Botta, una vita in serie B fra Genoa, Cesena, Vicenza e Ternana, e Claudio Coralli, già bomber di Empoli e Cittadella. Basterà per mantenere la categoria? La squadra, dopo un avvio promettente, sta stentando non poco in questa fase della stagione.

GLI ESCLUSI – Si dice che, nel calcio, gli assenti abbiano sempre ragione. Scorrendo la lista di quanti sono rimasti fuori da questa Top-11, viene da pensare che sia proprio così, vista la qualità ed il prestigio dei tanti elementi che, giocoforza, sono rimasti fuori dal ristretto novero dei migliori.

Il grande escluso, fra i pali, è sicuramente Emanuele Belardi, uno che esordì in serie A, appena ventiduenne, in quel di San Siro, e parò, a freddo, un calcio di rigore nientepopodimeno che ad Andriy Shevchenko. Sempre per quanto riguarda i portieri, menzione speciale per Andrea Orlandoni, a Reggio dal 1998 al 2000, e che poi ha vinto tutto, seppur da comprimario, con l’Inter di Mourinho, e Christian Puggioni, attuale secondo alla Sampdoria protagonista nel 2011 con la Reggina che si arrese al Novara nei minuti di recupero, in una epica semifinale play-off di serie B.

Fra i difensori si è dovuto rinunciare a gente del calibro di Gaetano De Rosa, “goleador” proprio nelle due stagioni a Reggio (6 reti nei due campionati dal 2004 al 2006), Rodrigo Ely, attualmente in forza al Milan e che alla Reggina ha disputato (2012/13) la prima stagione da professionista, in serie B, Salvatore Aronica, che Mazzarri si portò al Napoli e che sotto il Vesuvio giocò anche in Europa League e in Champions. Giandomenico Mesto e Francesco Modesto hanno battagliato fino all’ultimo per un posto sulle corsie esterne: cursori affidabili e in grado di garantire qualche bonus, sono stati gli stantuffi della Reggina che nel 2006/07 si salvò partendo dal -15 (poi -11). Non proprio gli ultimi degli arrivati.

Esclusioni eccellenti anche in mezzo al campo, laddove non è stato possibile, vista la qualità dei titolari, dare una maglia a Roberto Baronio, regista della prima Reggina in serie A (1999/2000) e che l’anno successivo si laureò campione d’Italia con la Lazio, Simone Perrotta, campione del Mondo a Berlino, nel 2006, e che a Reggio mosse i primi passi, prima di spiccare il volo verso il grande calcio. Manca anche Santos Batista Mozart, regista brasiliano, tutto sinistro e grandi idee in mezzo al campo.

Leggendo gli undici titolari, non si può fare a meno di notare l’assenza di Emiliano Bonazzoli (in gol nello spareggio di Bergamo nel giugno 2003) e David Di Michele, due che hanno segnato caterve di gol in riva allo Stretto e che a suon di +3 hanno fatto esultare tutti i fantallenatori che, nel corso delle stagioni, si sono loro affidati. Menzione d’onore anche per i portieri Campagnolo, Castellazzi e Micillo, i difensori Franceschini, Giacchetta, Jiranek e Jorge Vargas, i centrocampisti Ragusa, Barreto, Biondini, Benny Carbone, Firmani, Missiroli, Paredes, Giacomo e Giovanni Tedesco, Zanchetta e gli attaccanti Aglietti, Bogdani, Dionigi e Marazzina. È stata durissima lasciarli fuori, credetemi!

IL NOSTRO 'FANTA11 DI PROVINCIA' – Non potevamo accontentarci di un portiere “normale”. La Reggina può schierare uno di quei portieri in grado di andare anche in gol! Ci riferiamo, ovviamente, a Massimo Taibi, autore di un gol passato alla storia, il 1° Aprile 2001, e che fissò l’1-1 della Reggina contro l’Udinese, facendo esplodere il Granillo al 90’. Prima della (mezza) stagione in riva allo Stretto, Taibi ebbe poca fortuna al Milan, mentre si fece valere in provincia (Piacenza soprattutto, ma anche Venezia) a tal punto che Sir Alex Ferguson decise di portarlo a Manchester. Anche l’avventura a Old Trafford fu avara di soddisfazioni per il portierone palermitano, che arrivò a Reggio proprio da Manchester, nel gennaio 2001. A fine stagione, nonostante le parate (e il gol) del suo numero uno, la Reggina retrocesse e Taibi andò a Bergamo, a volare fra i pali della Dea.

A destra, nella linea difensiva disposta a quattro, abbiamo scelto Massimo Orlando, uno che se fosse difensore nelle attuali liste del fantacalcio, sarebbe assolutamente un big per il reparto, visto e considerato che stiamo parlando di una mezzapunta, nel corso della carriera spesso impiegata sull’out di sinistra. Anche se può apparire un po’ forzato, va detto che nella Reggina di Nevio Scala, Massimo Orlando (stagioni 1988/1990) veniva schierato un po’ dappertutto, sulle corsie esterne: “alla Florenzi”, per farla breve. Motivo per il quale non è poi così peregrina la collocazione che gli abbiamo attribuito. Ceduto alla Juventus nell’estate del 1990 per sei miliardi di lire (con i quali la Reggina costruì il centro sportivo Sant’Agata), Orlando esplose definitivamente a Firenze, finché gli infortuni lo lasciarono in pace.

A sinistra ci piazziamo Salvatore Lanna, passato da Reggio nelle stagioni 1993/1995 (soltanto sei presenze), giovanissimo ma già promettente: si è poi consacrato, nelle stagioni successive, in quel di Verona, sponda Chievo.

Coppia centrale di tutto rispetto, quella formata da Bruno Cirillo e Francesco Acerbi. Il primo, cresciuto nelle giovanili della Reggina, è entrato definitivamente nell’amarcord amaranto con il gol siglato il 19 marzo 2000 all’Olimpico contro la Roma (0-2 il finale per la squadra guidata da Colomba), dopo il quale, senza rendersene conto, andò ad esultare sotto la Curva Sud dei tifosi giallorossi, tanta era l’emozione e l’entusiasmo scaturiti dopo la rete realizzata. Fu ceduto all’Inter per 11 miliardi di lire, ma in nerazzurro non ebbe fortuna e riprese ben presto il suo peregrinare in provincia, che lo vide anche tornare, più volte a Reggio, senza dimenticare le avventure in Grecia (AEK di Atene e PAOK di Salonicco), Francia (Metz) e in India.

Acerbi arrivò a Reggio dal Pavia: gli bastò una sola stagione (2010/11), per altro in serie B, per essere prelevato da un club di massima serie, il Genoa, che lo aveva preso già nella sessione di gennaio 2011, lasciandolo a Reggio fino al termine del campionato, per poi cederlo nel giugno dello stesso anno, al Chievo. Poco fortunata la sua avventura al Milan, Acerbi si sta consacrando nel Sassuolo, di cui è colonna portante, così come di tante squadre fantacalcistiche, che sanno di potersi affidare ad Acerbi per un voto “da modificatore” e qualche bonus.

Ma è a centrocampo che la Reggina sfodera l’artiglieria pesante: partiamo con Andrea Pirlo, a Reggio nella stagione 1999/2000, arrivato dall’Inter in prestito secco. Fu proprio in riva allo Stretto che il genio bresciano (28 presenze, 6 reti e tanti assist in amaranto), sotto la guida di Franco Colomba, iniziò ad arretrare il proprio raggio d’azione, seppur in rare occasioni, coincidenti con le assenze di Roberto Baronio: il passaggio da trequartista a regista, che lo ha reso uno dei calciatori più forti della storia recente del calcio, ha visto gli albori proprio al Granillo. Fu poi Mazzone ad approfondire il tema, a Brescia, dovendo risolvere la convivenza con un certo Roberto Baggio. Meteora all’Inter, illuminerà il Meazza rossonero e poi andrà ad insegnare calcio anche alla Juventus. Una leggenda nata all’Oreste Granillo.

Completano la mediana Ciccio Cozza e Shunsuke Nakamura. Il fantasista di Cariati, quali motivazioni per la sua presenza nella top-11, porta 235 presenze e 48 gol in maglia amaranto. Cresciuto nelle giovanili della Reggina, passò al Milan, laddove il presidente Berlusconi gli pronosticò un futuro “alla Albertini”, elemento che corrobora la nostra scelta di inserirlo a centrocampo.

Un sinistro come quello di Nakamura, a Reggio, raramente s’è visto: nelle tre stagioni in riva allo Stretto, il giapponese (80 partite condite da 11 reti) ha lasciato un segno molto importante. Positiva anche l’avventura in Scozia, al Celtic. Ancora oggi, in patria, allo Yokohama Marinos, Nakamura sfodera perle di assoluta purezza, all’età di 38 anni. Classe senza età.

Il tridente d’attacco è completo, sia tecnicamente che fantacalcisticamente: Rolando Bianchi, Nicola Amoruso e Mohamed Kallon. Quest’ultimo è l’autore del primo gol in serie A della Reggina, siglato al Delle Alpi (31/08/1999), contro la Juventus (1-1 il finale). Ne sono seguiti altri 10, tutti pesantissimi e che hanno contribuito alla prima salvezza in massima serie della Reggina. Per lui si spalancarono le porte dell’Inter, dopo una stagione al Vicenza, ma l’attaccante della Sierra Leone ha patito oltremodo una concorrenza a dir poco terrificante, mettendo a segno 14 reti nelle 44 presenze messe assieme nelle tre stagioni all’Inter.

Rolando Bianchi e Nicola Amoruso sono la coppia che nella stagione 2006/07, quella del -15 (poi diventato -11) di penalizzazione, mise assieme 35 gol, che valsero una miracolosa salvezza e tanti +3 per i fantallenatori che ebbero il merito (e la fortuna) di accaparrarseli in quella stagione. Per Amoruso 40 gol nelle 96 presenze alla Reggina, mentre Bianchi non ebbe tempo di implementare i propri record in amaranto, essendo stato ceduto al Manchester City al termine di quella fantastica stagione, per la cifra record di 15 milioni di euro.

A guidare questa selezione chi se non l’autore del miracolo della salvezza raggiunta partendo con quel macigno di penalizzazione? Nessun dubbio nell’affidare la conduzione tecnica a Walter Mazzarri.

Votate Reggina, cari amici! Perché è la squadra che ha reso realtà una cosa che appariva impossibile. E anche perché un centrocampo Pirlo – Cozza – Nakamura è un qualcosa di assolutamente favoloso, ammaliante. Quasi come un tramonto sullo Stretto!

di Fortunato Tripodi

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Il Cesena di Candreva e Lapadula. La Reggina di Pirlo e Nakamura. Il Crotone di Florenzi e Bernardeschi. Il Lecce di Muriel e Cuadrado. Il Brescia di Baggio e Guardiola. Il Piacenza di Inzaghi e Nainggolan. Il Verona di Camoranesi e Jorginho. Il Cosenza di Fiore e Lentini. Il Padova di Perin e Bonaventura. Il Venezia di Recoba e Sirigu. Il Bari di Cassano e Boban. La Salernitana di Di Vaio e Gattuso. Potremmo andare avanti per ore. E lo faremo.

Perché se c'è un un luogo del ricordo e della mente da cui il grande calcio, e il grande fanta, proviene, beh, è quello della provincia italiana. Lì, dove i campioni di ieri e di oggi sono nati, si sono formati, sono esplosi, mettendosi in luce prima di spiccare il volo verso lidi inimmaginabili, o dove quegli stessi grandi campioni sono passati, magari in età avanzata, per dare nuovo lustro alle proprie carriere. E dove i nostri prediletti campioni, strappati magari in aste d'altra epoca a costi irrisori, sono diventati tali, magari diventando dei veri colpi di fantamercato: no, non si tratta di Top 11 della storia di queste squadra, tutt'altro. E' una fanta-Top 11, di calciatori che sono passati, con più o meno successo, per squadre che oggi certo non sono identificabili come "big", ma che hanno avuto una storia epicamente gloriosa e degna, in passato. E di calciatori che, in quelle squadre, sono stati dei piccoli, grandi boom, al fanta, o avrebbero potuto esserlo.