Correva il giorno 28 aprile 2017, venerdì. Il mio Non lo so, reduce da tre stagioni ad alto livello, marciava a gonfie vele verso un meritatissimo podio, all’esito di un anno bellissimo. Una squadra operaia, come da tradizione senza superstar. Uno straordinario Papu Gomez (16 gol), la difesa dei goleador Acerbi, Ferrari e Conti, il crack Kessié, la qualità di Tello, Politano e Stoian, un Bahebeck fragilissimo capace di rientrare sistematicamente dai continui infortuni e segnare. La stagione più bella della mia vita per come si stava sviluppando, più bella anche di quella dello scudetto. Dopo un girone di andata nella medio - bassa classifica, il ritorno era stato un cammino trionfale: una settimana prima avevo raggiunto la finale di coppa e quel venerdì cominciava per me lo scontro cruciale contro l’Atletico Tassilli, secondo in classifica: vincere sarebbe significato balzare al terzo posto, a due punti dal secondo.

Si gioca Atalanta – Juventus: la dea va forte, ma la Juve di più. Conti mi ha dato tanto, ma la gara è rischiosa, preferisco Widmer nella più abbordabile trasferta di Bologna. E’ l’errore fatale: al 45’ Conti segna. Doccia gelata.

A partire da quel preciso momento, per me, il fantacalcio è diventato un incubo. Quella partita finì 1-1, non bastò. Chiusi il campionato a pari punti col terzo, ma in svantaggio per somma punti. Persi la finale di coppa per un nuovo gol in panchina, di un altro difensore, Andrea Costa: sconfitto 3-2. Persi anche la Supercoppa: gol in panchina stavolta di Bahebeck, gli preferii Politano, il Sassuolo segnò tre gol a Torino, ma lui nulla. Ad agosto sbaglio completamente l’asta: il gruppo che mi aveva fatto sognare diventa un museo degli orrori.

Conti si rompe il crociato due volte, Kessié, passato al Milan, ne combina di tutti i colori, Acerbi diventa il difensore più scarso della serie A. Su Whatsapp circola un meme: “Acerbi l’anno scorso - con l’immagine di una top model in bikini - Acerbi quest’anno - con una smorfia di Rosy Bindi”. In Champions (partecipiamo ad una Superlega), un suo autogol alla penultima del girone mi fa perdere la penultima gara, quella successiva finisce 0-0, stavolta con due gol in panchina, Barak e Bessa: sono fuori ai gironi. In campionato sprofondo, il mercato invernale mi consegna l’uomo della provvidenza: Cheick Diabaté. Entra e segna al Crotone, ma De Zerbi (che negli anni successivi diventerà la mia persecuzione con i suoi turnover e le sue sostituzioni maniacali) non lo fa giocare più per diverse giornate.

Poi arriva ancora aprile: il primo mercoledì del mese Cheick mi regala i tre punti, il venerdì gli scrivo su facebook e mi risponde, il sabato lo escludo sciaguratamente preferendogli Antenucci: lui segna due gol alla Juve.

Decido di non toglierlo mai più. De Zerbi invece lo toglie a San Siro: al suo posto gioca e segna Iemmello (che nel frattempo avevo svincolato), poi lui entra e in un quarto d’ora si becca due gialli. Perdo la partita e perdo lui per l’ultima decisiva giornata contro il penultimo: devo per forza vincere per evitare la vergogna. Nella goleada del Benevento all’Udinese Diabaté non c’è, segna invece Widmer (che un anno prima mi aveva rovinato) e stavolta il gol in panchina è suo. Nonostante tutto, un gol di Kownacki mi fa restare a galla, ma, a circa dieci minuti dalla fine del posticipo, Marusic si fa ammonire. Per quel mezzo punto in meno, per la prima volta nella storia, vivo l’onta dell’ultimo posto. Lascio la lega per il dolore, gioco per due anni solo nella lega nazionale creata tra i presidenti della superlega, ma le cose peggiorano.

Il primo anno evito il tremendo bis per una manciata di punti alla penultima giornata, l’anno dopo invece nulla mi salva. Mancosu segna quando non lo schiero, sbaglia due rigori quando lo schiero: secondo ultimo posto in tre anni. Torno nella mia lega, la stagione sta andando così così, ma sono convinto che tutto il peggio sia ormai alle spalle. Fino ad oggi, quando si consuma una nuova tragedia, di proporzioni apocalittiche. Un nuovo venerdì nero: quattro gol in panchina in poche ore. Doppio Simy a pranzo, doppio Pasalic a cena. Da venerdì a venerdì, da quattro anni, un incubo che non vuole finire. Il gol in panchina mi accompagna come la luna nera.

Basterà un fantaracconto per far cessare la maledizione? Io ve lo consegno come un’offerta votiva e mi raccolgo in preghiera. 

Mariano - La mia Lega Fantacalcio