La sessione estiva di mercato ha visto il Napoli tra i club maggiormente in grado di investire per nuovi acquisti, alcuni dei quali anche costosi. La società di De Laurentiis ha scelto di operare chirurgicamente tanto in uscita quanto in entrata, con scelte mirate e specifiche. Le cessioni di Allan e Callejon hanno ribadito il rimodellamento di un organico sempre più distante da quello che negli anni scorsi aveva maturato un’identità tattica costruita da Benitez, definita da Sarri e ribadita, senza successo, dalla breve esperienza di Ancelotti. Con Gattuso sembra si stia formando una squadra in grado di poter contare su un assetto duttile e con la chiara intenzione di contare sulla possibilità di più moduli, in particolare il 4-3-3 e il 4-2-3-1.


Gli arrivi

Gli ingaggi di Osimhen, Bakayoko, Rrahmani e Petagna sono configurabili proprio come la dimostrazione di introdurre nuovi elementi tattici e di andare a ad assicurare, almeno sulla carta, una maggiore affidabilità di scelta e di copertura all’organico.

Stando a quanto fatto vedere in Francia e alle prime due uscite in campionato con Parma e Genoa, l’attaccante nigeriano ha evidenziato caratteristiche tipiche di una prima punta in grado di poter reggere da sola un intero reparto, necessariamente, però, in funzione di un sistema di gioco che circondi il suo raggio d’azione di trequartisti e seconde punte. Non a caso l’impiego di Osimhen fino a questo momento ha previsto lo schieramento di tre cursori a supporto, con Mertens, Insigne e Lozano a muoversi intorno alla punta nigeriana. Non è da escludere che il giovane attaccante africano possa essere utilizzato anche in gare in cui Gattuso potrebbe scegliere il 4-3-3, un modulo che l’allenatore calabrese interpreta con linee strette, basse e con maggiore compattezza tattica soprattutto in fase difensiva. 

Bakayoko è il mediano che potrebbe risolvere l’enigma a centrocampo rispetto all’impiego di due calciatori sulla linea a ridosso di quella dei trequartisti. Zielinski e Fabian Ruiz sono sicuramente due calciatori tecnicamente raffinati, che saprebbero assicurare un notevole tasso di qualità e, nel caso del polacco, di imprevedibilità. Resta l’aspetto tattico. Due elementi così tendono a preferire una maggiore indipendenza tattica e di movimento, col rischio, però, di indebolire le transizioni difensive. La presenza del centrocampista proveniente dal Chelsea rappresenta la dose di equilibrio sia nel 4-2-3-1 che in un ipotetico 4-3-3. Alla forza fisica e alla capacità di interdizione si aggiungono pure qualità tecniche che lo presentano come un calciatore, già noto alla serie A per la sua esperienza nel Milan, capace di muoversi in tutte le direzioni del campo, sia in verticale che in fraseggio con gli esterni. Un completamento di una certa prestanza fisica di quella spina dorsale formata con Kolulibaly e Osimhen, contando sulla presenza in organico di Demme e Lobotka, col primo più adatto al 4-3-3 e il secondo in entrambe le opzioni.

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Rrahmani, a differenza degli altri tre centrali difensivi, assicura una maggiore duttilità d’impiego. Le sue caratteristiche lo vedono utilizzabile sia come centrale che come laterale. Inoltre, è un difensore capace anche di assumersi la fase di impostazione, il che lo contemplerebbe come sostituto sia di Koulibaly che di Manolas, quest’ultimo più idoneo alla marcatura e col primo avente compito di origine dell’azione. Con Hysaj schierato sia sulla destra che sulla sinistra, il difensore albanese è anche un’alternativa, forse più emergenziale, a Mario Rui, restando ancora la presenza in organico di Ghoulam. Su carta il Napoli disporrebbe di due fluidificanti sinistri più un terzino adattabile e un centrale impiegabile in quel ruolo. 

Con Petagna le soluzioni offensive si dirigono sia a un’alternativa in posizione centrale nel caso di un 4-2-3-1 che su un’ipotesi 4-4-2 (più remota e ipotizzabile in chiave di rimodulazione a partita in corso). Petagna non è il sostituto naturale di uno degli altri attaccanti, per caratteristiche diverse, ma il sostituto tattico di Osimhen o di Mertens. Il gioco dell’attaccante proveniente dalla Spal richiama la presenza di un’altra punta veloce o di più trequartisti come visto nel modulo scelto da Gattuso a inizio campionato. Petagna potrebbe risultare utile per far salire uno dei terzini in sovrapposizione con gli esterni d’attacco, soluzione congeniale a calciatori come Insigne, Mertens e Politano. 

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Il resto dell’organico

In queste prime uscite i dati registrano degli spunti che vanno oltre le apparenze. La brillantezza di diversi elementi è stata sì evidente, ma alcune statistiche dicono di un apporto sostanziale di calciatori che in un undici iniziale non partono tra quelli dai quali ci si aspetta maggiore rilevanza. Il più sorprendente è Lozano, che è il calciatore che tra goal e conclusioni ha i numeri maggiori. Elmas (jolly tattico di non poco conto per la sua capacità di interpretare sia l’esterno offensivo che il centrocampista in più posizioni), che non parte tra i titolari, vanta i report migliori tra goal, occasioni da rete e passaggi chiave. Di Lorenzo, infine, e questa è forse il dato meno sorprendente, è il difensore che risulta più offensivo, se si leggono i dati sulle conclusioni e le occasioni da goal.

Questi aspetti evidenziano un Napoli che, al di là del fatto che due gare sono poche per poterne ricavare una diagnosi statistica attendibile, sta lavorando sulla possibilità di allineare verso l’alto il rendimento e la qualità dei suoi uomini. I nuovi arrivi hanno le caratteristiche per muovere la squadra in questa direzione. Anche rispetto alla possibilità dei cinque cambi, che mette in gioco con maggiore frequenza chi parte dalla panchina. Un calcio in cui l’undici è di fatto un undici più cinque determina con più incidenza l’organico che si possiede. Il club azzurro in questa sessione di mercato ha sviluppato soprattutto questo principio, anche a dispetto di periodi in cui quello della rosa corta era stato il suo punto debole.