Il viaggio de #LaClasseNonÈAcqua giunge al 1973, altra annata molto "italiana" con tantissimi sudamericani al suo interno e una solidissima componente africana che ha fatto sognare moltissimi ragazzini negli anni '90, primi 2000 grazie ai primi videogiochi in cui questi due calciatori in particolare erano dei veri e propri mostri di rapidità.

Nelson Dida, 7/10/1973

La pantera, come lo chiamavano i tifosi rossoneri, è stato a lungo non solo il portiere più forte della sua annata, ma anche uno dei più forti al mondo - se non il - in anni in cui sia Buffon che Casillas erano nel proprio prime della carriera. Ricordato dal grande pubblico per qualche uscita a vuoto di troppo sul finire della sua carriera rossonera, ci sono state delle stagioni in cui parava anche le mosche: rimane negli occhi di tutti la parata in un derby su di un tiro praticamente già entrato di Stankovic che lui deviò in calcio d'angolo per l'incredulità anche del commentatore della partita, pronto quasi ad annunciare la rete del giocatore interista. Un po' discontinuo, ma quando era in forma si poteva tranquillamente parlare di uno dei più forti della sua generazione.

Javier Adelmar Zanetti, 10/8/1973

Una bandiera del calcio italiano proveniente dall'Argentina, recordman assoluto in nerazzurro per presenze e anche con la maglia della Seleccion detiene questo record. Giocatore che meglio riassume il concetto di etica del lavoro applicato al calcio con la miriade di aneddoti che lo vogliono sempre concentrato e dedicato al calcio anche nelle situazioni più improbabili, tipo la mattina del matrimonio. Un ironman prima che questa disciplina prendesse piede, le sue discese palla al piede quando gli altri arrancavano facevano esplodere San Siro ancor più di un gol: un giocatore semplicemente straordinario. E pensare che era l'acquisto di secondo piano quando arrivò a Milano...

Fabio Cannavaro, 13/9/1973

Pallone d’Oro, capitano della Nazionale campione del Mondo nel 2006. Fabio Cannavaro ha rinnovato il concetto di difensore, lo ha elevato e reso uno dei mestieri più belli del mondo. Iconico il suo bacio alla Coppa come il salto in alto in semifinale contro la Germania prima della ripartenza azzurra del 2-0, ha giocato e vinto praticamente dovunque. Non c’è nessuno che post-estate 2006 non abbia urlato almeno una volta il suo nome per invitarsi come nelle notti teutoniche, che probabilmente sono il massimo segnale di un talento clamorosamente fuori dal comune, come segnala la sua bacheca strabordante.

Roberto Fabian Ayala, 14/4/1973

In Italia probabilmente ha vissuto il periodo più difficile della sua carriera, nonostante fece il suo grande salto proprio raggiungendo il Napoli partendo dal River Plate e nonostante conquistò uno Scudetto con la maglia del Milan sul finire del 2° millennio. In Spagna l suo periodo più vincente con quel Valencia di Cuper prima e Benitez poi arrivando anche ad un passo dalla vittoria della Champions League in quel di San Siro. Perno della difesa argentina fino ai mondiali di Germania del 2006 rimane uno dei migliori prospetti sudamericani approdati nelle difese europee e uno che forse non ha mai espresso a pieno il suo potenziale.

Roberto Carlos da Silva Rocha, 10/4/1973

L'aprile del 1973 fu prospero per il calcio mondiale e Roberto Carlo si inserisce in questo solco, scavandolo sempre di più. Il sogno di qualsiasi ragazzino poter calciare come lui, chiunque per anni tentò - invano - di replicare le sue punizioni e le sue conclusioni con il solo risultato di rompere finestre e colpire macchine parcheggiate troppo vicine al luogo della sfortunata esecuzione. Il più grande rimpianto di tutto il calcio italiano e dell'Inter in generale che non vide in lui il terzino che poi diventò per le innate caratteristiche offensive, fece le fortune del Real e del Brasile di cui rimane a tutt'oggi una bandiera.

Matías de Jesús Almeyda, 21/12/1973

Altro talento passato dalla Serie A e che ha lasciato più di un ricordo fra le migliaia di tifosi che lo hanno potuto ammirare dal vivo, oltre che ai tifosi del River che in lui hanno sempre visto un esempio perfetto dell'indole combattiva dei Millonarios. In molti ricordano la sua grinta e le caratteristiche di frangiflutti, ma i piedi di Almeyda erano un qualcosa di incredibile che lo rendevano un mediano bidimensionale ambitissimo dalle migliori squadre in Italia. Le sue conclusioni dalla distanza rimarranno negli occhi di tutti, specialmente una al Tardini con la maglia della Lazio da praticamente casa sua contro uno sbalordito Buffon.

Juninho Paulista, 22/2/1973

Non il Juninho che terrorizzava il mondo con le sue punizioni, ma un altro centrocampista brasiliano che negli anni '90 era centrale per le sorti delle sue squadre e specialmente del Brasile. Una vita nel Middlesbroug prima di iniziare il peregrinare fra Atletico Madrid, Vasco da Gama, Flamengo e Celtic Glasgow. Negli anni 2000 arricchì il suo palmare con un Mondiale e con il solo trofeo conquistato con il Boro a cui deve moltissimo. Centrocampista di qualità in un centrocampo che appare uno dei più qualitativi di sempre.

Jay-Jay Okocha, 14/8/1973

Il primo nigeriano di questa formazione è uno che ha fatto sognare tanti ragazzini sin dal 1998 quando si rivelò al grande pubblico con la sua nazionale in quel torneo di Francia '98. Grazie a quello poi si trasferì proprio in Francia, al PSG in cui rimase fino al trasferimento, non fortunato al Bolton. Non fortunatissimo nel suo peregrinare europeo, ma sicuramente un giocatore degno di nota che meritava la citazione in questa formazione per quanto fatto con la maglia della Nigeria con cui conquistò l'oro ad Atlanta 1996.

Ryan Giggs, 29/11/1973

Un giocatore incredibile. La sua descrizione potrebbe finire qui e lasciare a voi qualsiasi altro dettaglio, perché vedere e leggere ogni cosa su una delle bandiere del Manchester United non potrebbe che portarvi gioia. L'esterno più ambito nel calcio mondiale che del 4-4-2 faceva il suo credo, fu vicinissimo all'approdo in Italia in più occasioni perché Moratti per lui aveva un debole - chi non lo aveva -, ma il suo amore per lo United e per Ferguson lo fecero desistere sempre dal trasferimento. Ogni volta che scendeva in campo bisognava ringraziare chi lo avesse schierato perché era sicuro che avrebbe fatto qualcosa di incredibile.

Tijani Babangida, 25/9/1973

L'altro nigeriano di questa top XI, l'ala destra più ambita ai videogiochi per la sua velocità fuori da ogni norma è anche uno di quei giocatori che ha messo l'Africa sulla mappa calcistica del gioco. Come Okocha fu oro ad Atlanta, in più riuscì a conquistare dei titoli a livello di club con la maglia dell'Ajax che credette in lui ancor prima dell'esibizione di Francia 1998.

Ole Gunnar Solskjaer, 26/2/1973

Periodo adatto per ricordare come l'allenatore ad interim del Manchester United fu un grande attaccante, una punta da 159 gol in carriera, da 92 in Premier nonostante non fosse una prima punta vera e propria. Un giocatore in grado di vedere il gioco in maniera sublime e che vinse da protagonista tutti i trofei in bacheca - e son tanti -. Il suo gol più importante? Quello che "l'assassino con il viso da bambino" segnò nei minuti di recupero della gara del Camp Nou contro il Bayern che regalò allo United il Treble più insperato della storia.