Tra le enormi questioni che l’uomo contemporaneo si trova a dover affrontare, subito dopo l’emergenza coronavirus, i livelli di PM10, l’analfabetismo funzionale, lo smart working e almeno altre cento di rilevanza di poco inferiore, al centocinquesimo posto, subito dopo Barbara D’Urso, viene il Fantacalcio. Questo, diversamente dalle altre, rappresenta la prima questione nella lista sulla quale l’uomo contemporaneo ha percezione di poter influire in maniera diretta, poiché ogni sua scelta conta veramente e comporta delle conseguenze immediate.

La storia del presidente di lega che sforò all’asta si materializza in una domenica sera, su un divano di casa, con un portatile sulle ginocchia, l’abatjour accesa e Polonia-Italia in sottofondo. La sera precedente si era svolta l’asta, in una birreria, tra mascherine, distanziamento fisico (perché così dovrebbe chiamarsi), panini con hamburger e le immancabili medie di Indian Pale Ale, quella birra che fino a due anni fa nessuno conosceva e che adesso se non la ordini ti guardano male, che però è molto buona. Il
presidente, persona a suo dire scrupolosa, aveva preparato nei giorni precedenti un foglio excel con il listone dei giocatori in ordine decrescente di quotazione (rigorosamente Fantacalcio®),
con i prospetti di riepilogo di tutti i dieci partecipanti, nel quale prospetto si sarebbero calcolati automaticamente i crediti spesi, quelli residui e i massimali di spesa ruolo per ruolo. Bisogna sapere che, appena giunti in birreria, si scopre che il locale aveva una sola presa elettrica, posizionata a circa venti metri dai tavoli tenuti da parte dal proprietario, un certo Genga, che il presidente, una volta venuta a conoscenza del suo nome, ha chiamato per tutta la serata Zenga, intavolando conversazioni con gli avventori del locale sul curioso caso di paventata omonimia, discorrendo su Italia ’90 e soprattutto rispolverando l’ormai epico confronto tra Zenga (Walter) e Varriale alla Domenica Sportiva, citando più volte le famose battute “Varriale, io con lei non parlo!” e “Ricordiamo bene le sue uscite a vuoto!”.

Tornando al foglio excel, è bene dire che la sua funzione era di vitale importanza, perché nella lega specifica, Fanta-Ignoranza, giunta al quattordicesimo anno, i crediti sono sacrosanti: negli anni passati, facendo i calcoli a mano, un po’ per le birre e un po’ per malizia, qualcuno che sforava i 500 fantacrediti usciva sempre, dando adito a interminabili discussioni sull’etica, la correttezza, la politica e il diritto costituzionale, tanto che due o tre anni fa si decise a maggioranza che - pochi ca**i - chi avesse sforato avrebbe subìto una penalizzazione in classifica pari a un punto ogni 2 crediti di eccessiva spesa, con arrotondamenti per eccesso. Nonostante questa decisione, lasciando a ogni partecipante la responsabilità dei conteggi, c’era comunque gente che non sapeva far di conto. Dicevamo della carenza di prese elettriche: ora, niente prese, niente computer, niente foglio excel. Benissimo, fortuna
che uno aveva stampato il listone: si fa alla vecchia maniera. Giunti ad aver completato i centrocampisti, il presidente si prese la briga di calcolare i massimali, un po’ a mente, un po’ con l’aiuto della calcolatrice.

Tutto bene, nessun intoppo, tranne uno che non conosceva la drammatica situazione in cui versa ormai da mesi Ilicic e lo pagò 99, suo massimale: speriamo che torni in fretta (Ilicic, il fantallenatore che l’ha comprato sta bene). La sera successiva, il presidente si mise lì, col suo portatile che non aveva potuto utilizzare il giorno prima, a caricare sul famoso foglio excel i dati dal listone cartaceo, sul quale tra l’altro ci trovò pezzettini di hamburger diventati un tutt’uno con la carta e chiazze di birra che avevano ingiallito e increspato i fogli, tanto da rendere quasi illeggibili alcuni nomi, generandogli anche un certo senso di nausea.

Finito di caricare il centrocampo, il presidente si rese subito conto che ci fosse qualcosa di storto. Non gli tornavano i conti. Uno aveva ecceduto di un credito, perché aveva preso Handanovic: sul listone c’era scritto 34 e questo l’aveva messo a 33 sul messaggio whatsapp mandato sul gruppo per dovere di trasparenza. Un altro aveva sforato di 3. Ma il peggiore di tutti era proprio lui, il presidente stesso, che aveva completamente sballato i conteggi del centrocampo, fatti, a sua memoria, scrupolosamente con totali e subtotali, sforando addirittura di 9 crediti. Sul come e sul perché ciò sia avvenuto, sarò stata distrazione, saranno state le birre, o forse l’eccessivo zelo nel controllare i conti di tutti, al punto da non controllare bene i propri. Verifica, contro-verifica, prova del 9 e somma e prodotto restituivano sempre lo stesso risultato: -9. 9 crediti fanno 5 punti di penalizzazione. Nessuno se n’era accorto, nessuno aveva neanche la minima percezione dell’accaduto. A questo punto è necessario provare per un minuto ad immedesimarsi nella testa del presidente, provare a rivivere quel suo tormento interiore, causato dall’essere messo di fronte a una scelta etica di incommensurabile consistenza: tenere fede al regolamento che lui stesso aveva scritto, articolo per articolo, facendo sintesi delle varie proposte e posizioni interne alla lega (e quindi autodenunciarsi per amore di giustizia e lealtà, esponendosi alla pubblica gogna e alle interminabili discussioni sull’etica, la correttezza, la politica e il diritto costituzionale che ne sarebbero derivate), oppure falsificare i dati di caricamento, in barba a regole e rettitudine, e dare il via al nuovo campionato sotto un’aurea di serenità, comune e pacifica convivenza, ovattando la realtà dei fatti, nella consapevolezza che in molti (non tutti, ma molti), al suo posto, avrebbero scelto la seconda opzione.

Il conflitto d’interessi era lampante. Non impiegò molto tempo a prendere una decisione. Accertatosi definitivamente, questa volta sì, della correttezza dei suoi calcoli, comunicò la faccenda alla lega, autodenunciandosi e accollandosi le penalità, generando l’inevitabile scompiglio e sdegno. Il presidente lo fece come atto dovuto verso coloro i quali, pochi ma buoni, le regole le hanno sempre seguite e fatte rispettare.

Il presidente comprese sulla sua pelle che chi è preposto a far rispettare le regole, quando sbaglia, magari proprio perché si affanna per farle rispettare, diventa un bersaglio troppo facile da colpire e, allo stesso tempo, per chi le regole le deve seguire, e spesso magari non lo fa, troppo ghiotta è l’occasione per puntare il dito. Decise così, con l’amaro in bocca per il fatto che nessuno dei suoi fanta-compagni avesse minimamente provato a comprendere la sua condizione, di scrivere un racconto da inviare a FantaRacconti.

Decise anche che dall’anno successivo si sarebbe limitato a caricare i dati sulla piattaforma e a calcolare le giornate.

Ultima nota di colore: quello che ha sforato di 3 crediti è lo stesso che ha preso Ilicic a 99.

Francesco - La mia Lega Fantacalcio