I tempi sono maturi. Il Popolo Italiano è pronto alla nuova dichiarazione del Ministro della Repubblica Vincenzo Spadafora: "Sono solo ventidue Scemi che corrono dietro a un Pallone e perciò vincono i Tedeschi. Meglio occuparsi di cose più serie, tipo il Quidditch". Così da strizzare l'occhio anche ai complottisti anti europei. Le maiuscole a caso rispettano lo stile del dichiarante. 

Siamo abituati alle uscite infelici del Ministro Spadafora, da tempo ansioso di dimostrare che lui è contrario alla ripresa del campionato, anche a costo di smentire in parte il suo Capo di Governo, Giuseppe Conte. Ma appare difficile credere che non agisca di concerto con il suddetto. 

Dà fastidio, e molto, il suo tono paternalistico, quel "non se ne parla proprio" riferito ad un settore di vitale importanza del suo paese che però non è trattato da tale, ma solo come il bambino che sbatte i piedi perchè vuole il pallone. La riapertura del campionato di Serie A dovrebbe essere la maggiore preoccupazione di Spadafora, altro che non se ne parla proprio. Dovrebbe sapere meglio di tutti che è il calcio, seppur con enormi problemi, a mantenere in piedi il resto dello sport in Italia. Non il tiro alla fune. 

La cosa grave è che non si preoccupa di spiegare nel merito questa sua avversione per il calcio. Non ha ancora spiegato perchè ci si poteva allenare individualmente ovunque meno che nei centri sportivi delle squadre di Serie A, ad alcune delle quali, per fortuna, alcune regioni pensando di intervenire in aiuto. Ci ha pensato però il Ministero dell'Interno, e non Spadafora a dare il logico via libera a tutti i calciatori che così possono prepararsi a tornare a fare di nuovo il loro lavoro. Perchè di lavoro si tratta e non solo, come piace ricordare a chi piace la retorica insopportabile, per magazzinieri e massaggiatori, ma anche per Cristiano Ronaldo e tutti gli altri calciatori multimilionari. La dignità di lavoratore non è inversamente proporzionale al salario. 

Invece Spadafora, con le sue continue frecciate al calcio fa intendere questo. E il motivo è facilmente comprensibile, seppur sbagliato, basta fare un giro sulla nostra pagina Facebook. Sono tantissime le persone inglobate da questo racconto dell'Apocalisse che non fanno altro che ricordare tantissimi, troppi sono i morti e che non si può pensare al calcio. Sarebbero più credibili se dicessero che non si può pensare e basta, non si faticherebbe a crederci.

Il no alla ripresa del calcio è solo propaganda

In fondo è da sempre che il partito a cui fa parte Spadafora, il Movimento 5 Stelle, ha nella sua storia sempre guardato a certi populismi e tentato di farli suoi. È lo stesso che a inizio epidemia non si preoccupava della salute dei calciatori o dei circoli di bocce quadrate, ma proponeva le partite in chiaro per salvaguardare i tifosi che non potevano andare allo stadio. Una follia.

In questa fase, con i calciatori arrivati a guadagnare cifre impensabili, che però non rubano a nessuno e che anzi fanno comodo a tutto lo sport, il calcio è diventato un nemico, da popolare ad anti popolo e va affossato. O almeno dare l'impressione che sia quella la volontà, fare contenti gli scontenti e aspettare quando una decisione non potrà essere più presa, in un senso, se non ci saranno le condizioni per ripartire, o nell'altro, scenario migliore ma difficile ad oggi. Un'avversione alla responsabilità che non può essere di un Ministro.

Vero che il Coronavirus ha avuto e rischia di portare ancora tante tragedie, ma perchè non lavorare li rispetterebbe? Nessuno si sognerebbe di dire che l'elettrauto che sta cambiando batterie a ripetizione da questa mattina non ha rispetto per gli altri. Per un calciatore è diverso perchè guadagna di più? 

Ovviamente non può bastare l'importanza e l'utilità del calcio a farlo ripartire. L'ostacolo maggiore è garantire la salute degli atleti, ma con la curva dei contagi bassa e un controllo meticoloso, che non è un privilegio, sembra ci si possa riusce a garantirla. Trovare il modo, se possibile, di far tornare in campo la Serie A deve essere la priorità del Ministro dello Sport. Se non si potrà ricominciare, se non si potrà garantire la sicurezza di atleti e addetti ai lavori si accetterà, come per qualsiasi altro settore anche se meno ricco, ma a patto che tutti i tentativi di riaprire e tornare a lavorare e a vivere siano stati fatti.

Non è tempo di campagna elettorale, è tempo di lavoro e di risultati e quello di far ripartire il campionato, come stanno facendo anche altri paesi europei, sarebbe il migliore possibile per il Governo e per Spadafora.