La fine del girone d’andata ha consegnato la sua favorita. I campionati d’inverno servono a poco e niente. E il Napoli negli ultimi anni di campionati d’inverno ne ha collezionati abbastanza per capirne l’inutilità se non vengono confermati pure nel girone di ritorno. Tuttavia la squadra di Spalletti quest’anno sfoggia una stabilità mentale e atletica senza precedenti. Lo dicono i numeri, il gioco, le partite e i risultati.

Miglior attacco (46 gol), miglior difesa (14 gol subiti), con conseguente migliore differenza reti, per 50 punti in 19 partite (16 vittorie su 19) e una classifica che registra un vantaggio di 12 punti sulla seconda. Un distacco da record quello di un Napoli che ha subito una sola sconfitta di cui ha saputo subito liberarsi con le vittorie esterne di Genova e Salerno e con la roboante vittoria sulla Juventus, 5-1, quando i bianconeri sono arrivati al Maradona nel pieno della loro forma e lanciati verso un’ipotetica rimonta subito respinta dalla superiorità degli azzurri.

La condizione psicofisica del Napoli, contrariamente a quanto si possa immaginare, ha dovuto comunque affrontare i suoi momenti difficili. Per un mese, infatti, Spalletti ha dovuto rinunciare a Osimhen, Anguissa e Rrahmani contemporaneamente. Mentre nel finale della prima parte di stagione Kvara ha dovuto assentarsi per tre partite, una di queste la trasferta di Bergamo con l’allora seconda Atalanta. Le risposte sono arrivate proprio in quei momenti, quando il Napoli ha mostrato solidità e imprevedibilità anche a dispetto di assenze importanti. 

Simeone e Raspadori, oltre ad aver vinto un girone di Champions, si sono dimostrati subito all’altezza di un compito che poche “riserve” saprebbero svolgere con personalità ed efficacia. A Bergamo, così come in casa con l’Udinese e in altre occasioni successive, Elmas non ha fatto rimpiangere Kvara, risultando pure decisivo per goal e prestazioni. Una sorpresa arrivata dal recupero di un calciatore che sembrava addirittura destinato alla cessione.

Il meccanismo delle turnazioni, ora condizionato da scelte obbligate, oppure determinato da ragioni tattiche e di turnover, non ha risentito di quel vecchio adagio per cui esistono undici titolari e altre scelte secondarie. I cinque cambi nel Napoli hanno avuto e hanno un senso. Pur riconoscendo il valore oggettivo e indispensabile di certi elementi, le alternative si sono subito distinte per consistenza e forza psicologica.

Tatticamente Spalletti sta svolgendo il miglior lavoro dell’era De Laurentiis. L’allenatore del Napoli ha installato una serie di varianti in un 4-3-3 duttile e mutante. In partenza e in gara in corso. La catena di destra è spinta da Di Lorenzo davanti al quale si alternano Politano e Lozano. Quella di sinistra è trainata da Kvara, dietro il quale staffettano Mario Rui e Olivera. E su entrambe le fasce Zielinski e Anguissa formano gli elementi di triangolazioni che spostano la manovra centrale sulle zone esterne del campo. La fluidità in orizzontale del Napoli è come se in certi frangenti raddoppiasse la squadra in campo. Un aspetto tattico che, se performante, inevitabilmente mette in difficoltà gli avversari. 

L’azione verticale riesce ad essere altrettanto funzionale a caratteristiche di calciatori come Osimhen e Kvara. Soprattutto l’attaccante nigeriano garantisce al Napoli la possibilità di giocare lungo negli spazi e di guardare con rapidità alla profondità. Il palleggio di Lobotka, l’elemento tatticamente più prezioso, fa da rigenerante alla manovra e al palleggio. Lo slovacco è abile tanto nella rifinitura quanto nel recupero e nella protezione del pallone. Due qualità che se sono simultanee in un calciatore, ne fanno un punto fondamentale per il gioco moderno.

Un altro fattore rilevante è quello delle rimonte. Più volte il Napoli si è trovato in svantaggio e, tranne la gara di San Siro con l’Inter, ha saputo rimontare e vincere. Inoltre, la campagna acquisti ha saputo portare a Spalletti abili colpitori di testa. Tra questi Kim, che insieme alla vena realizzativa di Rrahmani e Juan Jesus, senza considerare lo stesso Ostigard, forma una linea difensiva centrale in grado anche di saper colpire su palle piazzate (il Napoli gode attualmente della migliore percentuale). In più gare questa capacità ha saputo fare la differenza o è stata utile per sbloccare situazioni più complicate sul piano tattico.

Tutti gli aspetti, in parte sorprendenti in parte naturali, di questo Napoli costituiscono soltanto la metà del cammino utile alla conquista di traguardi importanti. Uno sforzo tanto dimostrativo quanto di risultato che, però, pretende di essere ripetuto. Di fatto, mettendo da parte condizioni e vantaggi, il Napoli è atteso da un altro campionato.