Tredici agosto duemiladiciassette. Una data spartiacque, tra la Lazio che era e quella che è e (probabilmente) continuerà a essere. Il primo, vero esperimento di Inzaghi col 3-4-2-1 (mascherato da 3-5-1-1). Contro l'avversaria più difficile, la Juventus reduce dal sesto Scudetto di fila e ancora affamata di vittorie e trofei. Un modulo voluto fino in fondo? Chissà. Di sicuro il tecnico piacentino ha saputo fare (egregiamente) di necessità virtù: avrebbe voluto lanciare da subito Felipe Anderson al fianco di Immobile, col brasiliano autore di un pre-campionato devastante. Ad oggi, invece, i numeri ci dicono che l'ex Santos non ha ancora nemmeno esordito in stagione, per via della fastidiosa tendinopatia che lo blocca da fine luglio. Nessun dramma, anzi: conquista della Supercoppa, nove vittorie su undici partite di campionato e quarto posto provvisorio in classifica (con una gara da recuperare). Da quella sera si ebbe la netta sensazione che questa squadra fosse ormai diventata a tutti gli effetti una creatura a immagine e somiglianza del suo demiurgo in panchina. Impressione ampiamente confermata tre mesi più tardi: mai nella sua storia la Lazio aveva cominciato il campionato con un tale bottino di punti (28) e di reti siglate (31). Con una chicca in più: quel Ciro Immobile attuale inarrestabile capocannoniere della Serie A.

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LA FORMAZIONE PIÙ IMPIEGATA

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Una Lazio 2.0 ben diversa da quelle degli ultimi anni: difesa stabilmente a tre, centrocampo folto, doppio trequartista, fraseggi stretti e frequenti, gioco spumeggiante, identità precisa e riconoscibile. Insomma, un'autentica rivoluzione. Con al centro diversi nomi nuovi, tra assoluti debuttanti nel nostro campionato (come Leiva e Marusic) e giocatori già presenti nella rosa biancoceleste che sono definitivamente esplosi (Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Bastos su tutti). Il risultato? Un mix letale di esperienza, tecnica, voglia di imporsi, bisogno di rivincita e sana incoscienza che ha portato la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori a definire questo gruppo come la più roboante sorpresa del 2017.

TOP 15 - MINUTAGGIO


GIOCATOREMINUTI
Thomas STRAKOSHA990
Ciro IMMOBILE976
Stefan RADU956
Luis ALBERTO918
Marco  PAROLO899
Senad LULIC879
Sergej MILINKOVIC-SAVIC841
Lucas LEIVA822
Stefan DE VRIJ802
Adam MARUSIC649
Quissanga BASTOS550
Dusan BASTA394
Jordan LUKAKU254
Fortuna WALLACE195
Gabarron PATRIC187

Strakosha a parte, tra i giocatori di movimento ci sono diverse osservazioni da fare. Immobile è quello che ha giocato più di tutti: un po' per mancanza di validissime alternative (Caicedo è stato schierato molto più spesso in Europa League e comunque non ha ancora introiettato a pieno i movimenti che Inzaghi chiede alla sua punta centrale), un po' perché sta dimostrando di essere all'apice della sua carriera, per garanzie fisiche, tecniche e motivazionali. Stupiscono i 956 minuti collezionati da Radu, senatore dei capitolini che sta palesando un'affidabilità atletica pressoché inedita in carriera (mai raggiunta quota 30 presenze in un singolo campionato dal 2008, anno del suo sbarco a Roma). E se il minutaggio di stakanovisti come Parolo, Lulic e De Vrij ormai non fa più notizia, al contrario colpisce quanto Milinkovic-Savic e Luis Alberto siano diventati concretamente importanti nei meccanismi offensivi dell'undici biancoceleste, al punto che il turnover per loro pare essere diventato come un'oasi nel deserto. Da sottolineare anche la crescita complessiva di Marusic e Bastos che hanno rispettivamente preso il posto degli infortunati Basta e Wallace, offrendo prestazioni persino superiori a quelle dei loro "predecessori".

TOP 5 - SOSTITUITI


GIOCATORESOSTITUZIONI
Senad LULIC6
Luis ALBERTO, Lucas LEIVA4
Stefan RADU, Stefan DE VRIJ, Dusan BASTA3
Sergej MILINKOVIC-SAVIC, Adam MARUSIC2
Fortuna WALLACE, Simone PALOMBI, Alessandro MURGIA, Jordan LUKAKU, Ciro IMMOBILE, Quissanga BASTOS1

La rosa a disposizione di Inzaghi, a vederla bene, è anche abbastanza profonda da sostenere senza troppi patemi le tre competizioni. Anzi, a dirla tutta la Lazio dopo molti anni può godere di una differenza molto ridotta tra un titolare e la sua prima riserva, e questo vale per buona parte dei ruoli. Il vero problema è che, almeno fino a metà ottobre, l'allenatore biancoceleste ha dovuto fare i conti con un'emergenza difensiva che ha raggiunto il culmine il 20 settembre, la sera della sfortunata debacle contro il Napoli. Ben tre giocatori finirono KO (Bastos, De Vrij e Basta), con l'angolano che a sua volta aveva già preso il posto dal 1' del 'fresco' infortunato Wallace. La diretta conseguenza di tutto ciò è stata la necessità di "spremere" più del previsto capitan Lulic, forse l'unico nella rosa laziale in grado di ricoprire almeno quattro differenti aree nello scacchiere tattico. Ma anche il bosniaco ha il diritto di riposare, a maggior ragione se gli si chiedono degli straordinari. Ecco come si spiegano le sei sostituzioni totalizzate fin qui dal diretto interessato, sebbene non tutte (Bologna docet) siano state pienamente condivise...


DATAAVVERSARIACASA / TRASFERTARISULTATOVARIAZIONI RISPETTO AL PRECEDENTE 11 TITOLARE
20 agosto 2017SpalCNN/A
27 agosto 2017ChievoTV1
10 settembre 2017MilanCV0
17 settembre 2017GenoaTV2
20 settembre 2017NapoliCP1
24 settembre 2017VeronaTV4
1 ottobre 2017SassuoloCV2
14 ottobre 2017JuventusTV1
22 ottobre 2017CagliariCV0
25 ottobre 2017BolognaTV0
29 ottobre 2017BeneventoTV0


MEDIA TITOLARI SOSTITUITI: 1.1

In generale, dunque, si può dire che la Lazio preferisca quanto più possibile indossare a ogni ballo lo stesso vestito, debitamente tirato a lucido per l'occasione. E che solo di rado decida di cambiare qualche accessorio, il più delle volte nemmeno per una precisa volontà del suo 'direttore artistico', ma soltanto per cause di forza maggiore. Poco male: l'esito finale, almeno per il momento, risulta essere quasi sempre lo stesso.


Gianmarco Della Ragione