La leggenda da una parte, la ricostruzione dall’altra. Il Brasile pentacampeão punta dritto alla sesta coppa del mondo. I favori del pronostico lo vogliono tra le candidate alla vittoria finale. La Croazia, reduce leader dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia, vuole riprovarci. La finale del 2018 brucia ancora per una nazionale che ha sempre vantato grandi giocatori e che oggi è l’unica possibilità che ha il calcio dell’est di realizzare il suo sogno campione. Mai una coppa del mondo ha varcato i confini dell’Occidente. Nonostante la grande Ungheria, nonostante la grande Unione Sovietica, nonostante nazionali come la Jugoslavia. L’intorno danubiano e la grande scuola orientale non sono bastati a portare un titolo mondiale oltre la vecchia cortina di ferro.

Il pronostico pende dalla parte verdeoro. Lo dice la storia, lo dicono i precedenti e una condizione tecnica e fisica che sembra aver ritrovato un Brasile nuovamente temibile e difficile da affrontare. Nel 2006 Kaka punì i croati, nel 2014 una doppietta di Neymar incise sul 3-1 finale per i brasiliani.

Tuttavia, guai a considerare scontata una partita in cui la Croazia ha i mezzi per colpire i sudamericani nei loro punti vulnerabili. Il Brasile ha vinto il suo girone a pari punti con gli svizzeri e hanno subito una sconfitta dal Camerun. La Croazia si è qualificata come seconda, eliminando il Belgio dentro un raggruppamento dove a fare la voce grossa è stata pure la sorpresa Marocco. E i croati, numeri alla mano, non vendono la loro pelle così facilmente. Delle ultime sette gare a eliminazione diretta disputate dagli scacchi biancorossi sei sono arrivate ai supplementari. Sul piano psicologico per i croati un quarto di finale così, in caso di qualificazione, può significare il rilancio definitivo verso un nuovo tentativo successivamente alla delusione del 2018. 

Tite dovrebbe avere più di un dubbio di formazione, ma il rendimento di molti dei suoi giocatori lo mettono in una condizione di maggiore tranquillità. Il ritorno di Neymar, le ottime prestazioni di Allison, Paqueta e Vinicius, oltre alla vena realizzativa di Richarlison, insieme a un gruppo formato da molti calciatori di caratura internazionale, hanno riformato un Brasile reduce da qualche delusione di troppo e adesso pronto a riconquistare il trono di regina mondiale del calcio. Ipotizzando una formazione, gli inamovibili sono di certo Marquinhos e Thiago Silva, a formare la coppia di centrali difensivi, e Casemiro, faro del centrocampo brasiliano.

La Croazia avrà in Modric, carisma e classe di un grandissimo calciatore, nella corsa instancabile di Brozovic e negli spunti di Kovacic i suoi principali punti di forza. Il portiere Livakovic si è distinto nella gara degli ottavi col Giappone, ma, rispetto al 2018, probabilmente l’organico croato non può essere considerato dello stesso livello. 

Sul piano tattico il Brasile potrebbe essere la squadra più votata a una certa intraprendenza, mentre i croati dovrebbero scegliere un assetto più conservativo. Almeno per evitare di esporre la difesa alla rapida manovra brasiliana, soprattutto di quello che sarà il tridente d’attacco. Del resto, i croati hanno ampiamente dimostrato di saper resistere e di sentirsi a proprio agio nelle gare ad alto coefficiente nervoso ai campionati del mondo.