Quello del razzismo è una bomba che è deflagrata, tristemente, da tempo immemore. Negli ultimi mesi, però, negli stadi italiani sembrano aumentati a dismisura i cori vergognosi all'indirizzo dei giocatori di colore. Sulla gravosa questione si è espresso il presidente del Coni, Giovanni Malagò, bollandola come "meno grave rispetto ai giocatori che simulano".

Non è dello stesso avviso Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori che, intervenuto ai microfoni dell'Assaciated Press, si è così espresso sull'argomento: "Ho l'impressione che non tutti vediamo il problema nella stessa maniera e non tutti vogliamo affrontarlo allo stesso modo. Non tutti sono convinti che questo è inaccettabile. C'è sempre qualcuno che dice 'Sì, ma non è razzismo'. Oppure 'Sì, ma è solo una persona'. O ancora 'Sì, ma non è un insulto'. 'Sì, ma non possiamo evitare che qualcuno dica certe cose all'interno di uno stadio'. Ci sono troppi 'sì, ma'. Questa situazione ci proietta ad un livello di tolleranza che non è in linea con gli altri paesi".

Tommasi ha continuato: "Gli insulti sono diventati una parte accettata della cultura da stadio. Le regole ci sono, basterebbe applicarle. Potremmo sederci a parlare di soluzioni per mesi, ma in termini di regolamento ci sono solo poche mosse da fare: dobbiamo avere il coraggio, la forza e soprattutto il desiderio di dire che queste persone non possono entrare negli stadi".