C'è stato un tempo in cui Marco Verratti è stato, per la gran parte degli addetti ai lavori e per molti tifosi, il calciatore italiano più vicino a raccogliere l'eredità (“Dopo la gara vinta dal PSG contro il Barcellona gli ho mandato un messaggio facendogli i complimenti e dicendogli che ora è lui il migliore, considerato che io sto per concludere la mia carriera") pesante di Andrea Pirlo, uno dei registi di centrocampo più forti della storia del gioco. Seppur con caratteristiche tecniche ed atletiche leggermente diverse (più interdittore il pescarese, molto più cerebrale e principesco il bresciano), Verratti rappresentava il primo barlume di speranza di una rifioritura del talento made in Italy. 

Il salto al PSG, nell'estate del 2012, avrebbe dovuto conferire al giovane virgulto quell'esperienza in campo internazionale fondamentale per risollevare le sorti di un movimento calcistico già in crisi dopo la figuraccia in Sudafrica nel 2010, e la prima presenza in azzurro, arrivata il 15 Agosto del 2012 in un'amichevole contro l'Inghilterra, fu per questo motivo vista dai più come un prelibato antipasto prima di un ricco banchetto. Chissà quante persone immaginavano, in quel momento, che nei sei anni successivi Verratti avrebbe collezionato "solo" 24 presenze in azzurro, saltando molte sfide per infortuni ricorrenti e, soprattutto, deludendo a più riprese nei momenti in cui era essenziale il suo contributo.

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Andando con ordine, Verratti inizia a far parte in maniera più o meno stabile dei convocati nel 2013, nell'era Prandelli, pur non prendendo mai parte alle gare di qualificazione per i Mondiali del 2014 per scelta tecnica (non convocato o lasciato in panchina). Gioca diverse amichevoli, compresa quella del Febbraio 2013 contro l'Olanda, in cui trova il suo primo e sin'ora unico gol in maglia azzurra, ma sostanzialmente non trova mai spazio in gare ufficiali sino alla Coppa del Mondo del 2014, in cui scende in campo da titolare in due occasioni su tre. Dopo un'altra eliminazione alla fase a gironi, in Italia si parla ancora una volta di ricostruzione, e stavolta Verratti sembra essere davvero centrale nel progetto tattico del neo-tecnico Antonio Conte: in un anno solare Verratti mette assieme 7 presenze, saltando giusto un paio di convocazioni, entrambe in occasioni in cui ad un match di qualificazione per i successivi Europei segue un'amichevole.  Il 10 Ottobre del 2015 Verratti gioca (piuttosto bene) contro l'Azerbaigian in una vittoriosa trasferta: per rivederlo in campo in maglia azzurra servirà un anno intero, complici uno strappo muscolare ed un infortunio all'inguine che gli fanno perdere anche l'Europeo in Francia. 

Quando Verratti torna ad indossare l'azzurro, sulla panchina c'è Gianpiero Ventura, che gli affida sin da subito le chiavi del centrocampo: tra il Settembre del 2016 ed il Marzo del 2017 Verratti risponde presente a tutte le convocazioni, giocando da titolare e per novanta minuti 5 match su 8. Da lì in poi, però, la relazione fra il pescarese e la nazionale torna a farsi tormentata, complici ricorrenti problemi all'inguine, agli adduttori ed alla coscia. Delle quindici partite disputate dall'Italia negli ultimi diciassette mesi, solo 4 hanno visto Verratti fra i protagonisti, compresa la nefasta sconfitta per 1 a 0 (partita in cui, tra l'altro, Verratti rimedia un giallo che gli costerà la gara di ritorno) in terra scandinava che ha di fatto condannato l'Italia all'esclusione dai Mondiali dopo quasi sessant'anni. 

Salutato anche Ventura, sulla panchina dell'Italia siede adesso Roberto Mancini, deciso (pure lui) a dare una scossa all'ambiente ed a ripartire dai giovani, meglio ancora se con esperienza internazionale. Nel 4-2-3-1 che il tecnico ex-Inter sembra aver scelto come modulo prediletto, ancora una volta le redini del centrocampo dovrebbero essere tenute da Verratti, chiamato un'altra volta (il numero di volte in cui questa locuzione si ripete, in effetti, fa preoccupare) a dimostrare che può fare la differenza anche a questi livelli. 

L'ennesimo mazzo di chiavi, l'ennesima porta da aprire, con la speranza che i risultati siano ben diversi da quelli degli ultimi anni.