Ci sono il passato, il presente, e soprattutto il futuro, sul rettangolo verde e sugli spalti del 'Gigi Marulla' (ex stadio San Vito), a Cosenza, in occasione del 2° Torneo Nazionale Denis Bergamini. Un intero week-end di calcio giocato e sensazioni forti, in memoria ed in ricordo del calciatore del Cosenza tragicamente scomparso il 18 novembre del 1989, ed in circostanze tuttora misteriose, sulla statale Jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico (CS). L'inchiesta, per la cronaca, è stata archiviata nel dicembre scorso, ma la volontà del nuovo procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla potrebbe essere quella di riaprirla, disponendo nuovi accertamenti sul corpo di Denis. Accertamenti che, in ogni caso, verranno fatti dalla famiglia del calciatore, più che mai decisa ad ottenere la verità che cerca e chiede a gran voce da ormai 27 anni. Tanti, ne aveva Denis quando è stato "suicidato". E da 27 anni la sua maglietta, la celeberrima '8' rossoblu di quella squadra che sfiorò la storica promozione in Serie A, non veniva indossata da nessuno. 

Il digiuno, però, è terminato, ed il fu San Vito ha potuto nuovamente ammirare la maglia che fu del suo eroe calcare fiera lo stadio della memoria: l'immagine di Donata Bergamini, sorella del calciatore e da sempre in prima linea insieme all'associazione 'Verità per Denis', sotto la curva intitolata a Denis è un'istantanea di commovente bellezza e profetico romanticismo. Quasi un monito, nei confronti di chi crede ingenuamente di 'averla fatta franca': Bergamini c'era, c'è, e ci sarà.

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"Ciao Denis. Non avevo mai avuto il coraggio di indossare la tua maglia, quella maglia che ti ha reso felice, è stata dura ma ci sono riuscita. Avevi 27 anni quando ti hanno strappato la vita, sono 27 anni che quella maglia è nel mio cassetto e 27 anni che attendiamo giustizia per una verità già acclarata.

Con la tua maglia ho camminato sull’erba del San Vito, il tuo Stadio, mi sono diretta verso il tuo murales mano a mano che mi avvicinavo mi sembrava di poterti abbracciare, ma il fossato non mi ha permesso di salire la gradinata e raggiungerti.

Vicino alla porta osservando il fossato che ci divideva, tante sono state le lacrime, sono lacrime di mala giustizia, sono lacrime amare, lacrime di rabbia, sono quelle lacrime che ancora oggi mi chiedo come può uno stato civile infliggere questo dolore a noi tutti davanti ad una verità già nota dal 1989, non sono queste lacrime che mi paralizzano, ma la tua voglia di vivere e il tuo sorriso che mi danno la forza di lottare con a fianco migliaia di persone.

Sono stata due giorni insieme ad alcuni tuoi compagni di squadra, amici che si sono fatti chilometri e chilometri per onorarti, portando anche i loro figli e le loro mogli, non potrò mai dimenticare i loro sguardi e la loro gioia mentre raccontavano le marachelle che combinavate, non potrò mai dimenticare i loro sguardi e le loro lacrime per un dolore ancora vivo, non si potrà mai dimenticare le loro parole di richiesta di verità gridate al San Vito, non dimenticheremo mai i tuoi tifosi e la loro sete di giustizia per te, così come noi tutti non dimenticheremo parole, sguardi e abbracci dei calciatori di spessore. Che dire De, tutto questo grazie alla Scuola Calcio Denis Bergamini, che ci ha permesso di incontrarci per onorarti, i nostri abbracci sono per loro: Giovanni, Luca e Francesco e il coordinatore Garritano. Un bacione De' "

Donata Bergamini su Facebook

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E' sabato, ad al 'Gigi Marulla' dopo i ragazzini, è il momento del triangolare amichevole tra gli “Angeli di Denis“, le “Vecchie glorie del Cosenza Calcio” e “La terra di Piero“, organizzato dalla Scuola Calcio 'Denis Bergamini', da due anni operativa sul territorio con l'obiettivo di insegnare calcio a giovani e giovanissimi in nome dei valori che proprio il ragazzo di Argenta aveva tramandato. L'erbetta, seppur non proprio freschissima vista la non recente fine del campionato di Lega Pro in cui attualmente milita il Cosenza, viene irrorata da un gaudente pot-pourri di sorrisi, colori ed emozioni. In campo un'intera costellazione di ex calciatori, tutti spontaneamente intervenuti per trascorrere insieme, e per regalare ai tifosi, un'intera giornata di calcio ed amicizia. A 'capitanarli' simbolicamente fuori dal campo è Donata, ma in mezzo al campo il leader è il mitico Gigi Simoni, portiere del 'Centenario' rossoblu ed ex numero uno di Torino, Pisa e Messina. Con lui anche l'ex centrocampista Alessandro Celano, il secondo portiere Rudi Brunelli, l'ex Napoli (ed, ovviamente, Cosenza) Luca Altomare, il talentuoso Alessandro Renzetti, e poi ancora Enrico Maniero (anch'egli mediano rossoblu degli anni '80, ed in Serie A col Napoli, padre dell'attaccante del Bari Riccardo), il terzo portiere Moretti, l'ex difensore ed allenatore dei bruzi Tommaso Napolil’ex bandiera della Vigor Lamezia Tony Lio, l'ex centrocampista Alberto Aita (autore d'un gol memorabile nel derby calabro), e infine l'ex Lecce Stefano Di Chiara (ex Lecce, fratello del terzino del Parma Alberto), l'attaccante giramondo Michele Di Piedi, l'ex vice allenatore del Cosenza Carmelo Miceli, l'ex Samp Salvatore Garritano (zio di Luca, attaccante della Primavera dell'Inter oggi a Cesena) e Bruno Giordano, già azzurro sia a livello di club che di Nazionale, scudettato 29 anni fa al fianco di Maradona e Careca. In campo fioccano i gol e i sorrisi, ed il triangolare scorre rapido tra una giocata e l'altra, mentre a bordo campo la musica ritma lo sfarfallio del pallone e abbraccia gli spettatori in festa. Alla fine vincono i ragazzi degli '80 rossoblu, ma non è questo che conta: quando il sole è prossimo al tramonto, le lacrime di sudore si sono asciugate, e tutti i campioni intervenuti salutano, microfono alla mano, i presenti, il ricordo va solo a Denis. Che un tempo calcava con indomita passione questo stesso palcoscenico e che oggi continua a farlo. Calcio, bambini e solidarietà erano, insieme alla famiglia, le tre cose che Denis amava di più. E che ancora una volta sono andate a braccetto. Per la giustizia e la verità, invece, servirà altro tempo: ma quelle, in ogni caso, non dovranno esser figlie né del rettangolo di gioco, né dei sorrisi degli appassionati.

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