Intervistato da 'La Repubblica', Claudio Lotito ha spiegato cosa potrebbe accadere in caso di mancato ritorno in campo per le società di Serie A: il presidente della Lazio è pronto a prendere tutte le precauzioni del caso e studia le possibili soluzioni. Ecco le sue dichiarazioni: 

"Mi chiamano Lotito il virologo, lo scienziato, ma alla Lazio ho una struttura eccellente. Ho già tamponi e test sierologici. E ho fatto avere le mascherine anche a qualche presidente. A Formello ho il cardiologo, l'internista, l'otorino e l'urologo, perché cose come il varicocele una volta si scoprivano al militare. Sono in grado di fare la sanificazione anche subito, la mia azienda lavora negli ospedali".

No ai playoff come strumento di assegnazione del titolo di campione d'Italia.

"Oggi io sono a un punto dalla Juventus, e solo per Juve-Inter che... vabbè, l'avete vista. Ma all'andata contro la Juve ho vinto 3-1 e anche in Supercoppa l'ho battuta 3-1. E dovevamo ancora giocare il ritorno. Per equità, una squadra come l'Inter, che ha 8 punti meno di noi, o l'Atalanta, che ne ha 14 in meno, mi dica lei se devono essere coinvolte".

Una sfida secca tra Lazio e Juventus per decidere lo Scudetto?

"Questo sì, lo accetterei. Ma non mi sono mai posto il problema. Ripartire comunque in parte ci penalizza. Noi avevamo fatto una scelta, ritenendo di non potercela giocare su tre fronti avevamo sacrificato l'Europa League, visto che per orari e spostamenti era la competizione più scomoda. Così avremmo giocato una volta a settimana mentre gli altri giocavano due volte. Se si ripartisse giocheremmo tutti due volte a settimana, perderemmo un vantaggio. Ma io ragiono nell'interesse di 20 club".

Cosa pensa della scelta del Governo sugli allenamenti? 

“Spadafora ha uno studio che noi non conosciamo? Perché una data sarebbe meglio di un’altra? Il campionato ripartirebbe a porte chiuse, ci sarebbero al massimo 90 persone negli stadi oltre alle squadre, basta fare i test a tutti come ho fatto nelle mie aziende dove non c’è stato neanche un contagio. A chi voleva annullare gli allenamenti dicevo: me li impedissero, ma con motivazioni scientifiche. Invece dicevano: ‘Che figura facciamo di fronte ai morti?’. Io ho spiegato la natura del virus e ho detto che mi sarei aspettato i test sierologici, oltre ai tamponi. Perché non si può allenarsi all’aperto se tra poco si potranno prendere metro, treni e aerei?”