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Un gesto simbolico, ma in grado di mandare un messaggio assai forte, nei confronti sia di coloro che - secondo moltissimi - uccisero il ragazzo, quasi 30 anni fa, sia nei confronti della giustizia, che solo negli ultimi tempi, ha riacceso i riflettori su uno dei più confusi misteri italiani di sempre. Che tange da allora anche il calcio, in particolare quello di Cosenza, che oggi è in Lega Pro, stasera si appresta a sfidare l'Alessandria (diretta TV su Rai Sport) e per l'ultima volta lascerà indossare ad uno dei suoi ragazzi la maglia numero 8 che fu di Donato - detto 'Denis' - BergaminiIl calciatore del Cosenza morì in circostanze tuttora misteriose il 18 novembre 1989 sulla Statale 106 Jonica a Roseto Capo Spulico (Cosenza): il cadavere è stato riesumato pochi giorni fa, come deciso dal Tribunale di Castrovillari (che ha riaperto le indagini già da tempo), e gli esiti degli esami - che per inciso alcune importante indicazioni già le hanno fornite - resi noti in autunno.

Restano un'infinità, soprattutto a distanza di così tanto tempo, le domande a cui gli esiti di cui sopra dovranno provare a rispondere, per aiutare la procura che ha indagato per “omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dalle sevizie” l’ex fidanzata del ragazzo, Isabella Internò, e il camionista che operò il supposto "sormontamento" di cui parlano le carte dell'epoca, Raffaele Pisano.  Due le figure chiave di questa inchiesta, nuovamente riaperta: il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, e l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini. Quest'ultimo a Radio Cusano Campus ha dichiarato: "Dopo la riesumazione la salma di Denis ha già iniziato a parlarci, perché il corpo nonostante siano passati 28 anni è ancora in buone condizioni. Abbiamo avuto conferme sul fatto che sicuramente non si trattò di un incidente o di un suicidio: Bergamini fu ucciso e chi lo uccise simulò un incidente stradale. Gli accertamenti sul corpo proseguono e noi vigileremo attentamente sugli esami e staremo molto attenti sui successivi sviluppi, perché abbiamo capito che sull’omicidio di Denis si sono innescate logiche inquietanti. Dai primi accertamenti emerge che solo una parte del corpo di Denis, il bacino, è devastata, il resto è integro: questo significa che il corpo è stato sormontato lentamente dal camion e poi è stata fatta evidentemente una manovra di leggera sterzata sopra il bacino e successivamente il camion è arretrato; ecco perché non si può assolutamente parlare di investimento. Riteniamo inoltre che quando è successo questo, Bergamini fosse già morto o comunque agonizzante. Mi sento quindi di poter dire che siamo vicini alla verità, anche perché oggi, finalmente, da parte della Procura c’è la volontà di arrivare alla verità, una volontà che non c’è mai stata prima”.

Parole forti, convinte, dirette, che per la loro estrema chiarezza vanno a suffragare la voce, diffusa dal Resto del Carlino, secondo la quale a dar forza alla tesi dell'avvocato e della famiglia Bergamini ci sarebbe la presenza di un super testimone degli eventi, peraltro già sentito in passato dagli inquirenti, che avrebbe addirittura assistito a parte della scena di quel maledetto 18 novembre e fornito nuove indicazioni in merito a quella notte. Facciola, che ha già sentito diverse persone, alcune delle quali mai sentite prima, attende ora l'esito degli esami istologici previsti per domattina: informazioni determinanti, che si andranno a sommare alle altre novità venute fuori negli ultimi giorni. Denis, difatti, aveva il femore rotto, e la parte sinistra (e non la destra, come all'epoca segnalato dalla perizia di Avato) del busto maggiormente interessata dal trauma. Da qui l'indiscrezione: lo schiacciamento del corpo potrebbe esser stato indotto, e non mentre era a pancia in giù, ma supino. Oggi, agli inquirenti, non resta che scoprire la verità. Quella che la famiglia Bergamini, con in testa la sorella Donata, l'associazione 'Verità per Denis' e i tifosi, tutti, aspettano da quasi anni. Così come lo aspetta il Cosenza Calcio, che oggi ricomincia, dal primo turno preliminare, la sua 28esima stagione senza Denis, e lo fa scegliendo di ritirare il suo numero, che stasera sarà indossato per l'ultima volta da Domenico Mungo. 24 anni, centrocampista centrale come Bergamini, nato in provincia di Reggio Emilia (Castelnovo ne' Monti, per la precisione), a giusto un paio d'ore di macchina da Argenta (Ferrara), dove nacque Denis. Una scelta importante, da parte della società di Via degli Stadi, che escluderà quindi, dopo stasera, dalla sua numerazione ufficiale la maglia che fu del calciatore 'suicidato' (come Carlo Petrini titolò il primo libro sull'intricata vicenda, risalente al 2001), almeno fin quando non sarà fatta piena luce sulla sua morte. L'attesa, dopo così tanto tempo, inizia a farsi sentire. 

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LA STORIA, IN BREVE - Donato detto Denis Bergamini, centrocampista emergente del Cosenza calcio, morì in circostanze misteriose lungo la statale 106 jonica il 18 novembre 1989: le indagini sono state ufficialmente riaperte dopo l'avvento del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha notificato un avviso di garanzia all'allora fidanzata, Isabella Internò, e a Raffaele Pisano, il camionista che quella sera investì col suo autotreno Denis. L'accusa è di omicidio con l'aggravante della premeditazione. L'obiettivo della riesumazione resta quella di accertare modalità, cause e mezzi della morte, mettendo in discussione ufficialmente per la prima volta in quasi trent'anni la versione ufficiale che era stata data dei fatti. All'epoca, difatti, la scomparsa del ragazzo venne, forse ingenuamente, di certo rapidamente, derubricata a suicidio. Una tesi allora sostenuta dalla compagna, ma sempre contestata dalla famiglia del giocatore. Ora il DNA di Bergamini verrà analizzato da 5 periti, scelti dal Gip, mentre altri 2 periti di parte sono stati scelti dall'avvocato Anselmo, rappresentante legale della famiglia Bergamini. Due anche i periti prescelti dal legale di Isabella Internò, nessuno da parte del Pisano. Dopo così tanto tempo, forse il momento d'una svolta reale per uno dei casi più discussi di sempre è alle porte.

Denis Bergamini, il campioncino Fantagazzetta

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