Ah, Gervinho. La velocità della gazzella ivoriana. Ah, Florenzi. Il cuore di un giovanissimo vice capitan-futuro. Ah, Garcia. Porompompero. Il dinamismo delle ali fa volare la Roma a punteggio pieno, eppure ho in mente un altro velocista, un biondo col capello tra il Maxi Lopez ed il Mexes, stagione che vai, Roma che trovi. Flashback. Ok, ero soltanto un bambino all'epoca, ma puoi scordarti Guglielminpietro in rete a Perugia e Titì Henry terzino alla Juve? Eriberto e Kaviedes? Puoi dimenticare Oliver Bierhoff che non esulta dopo la doppietta all'ex amata Udinese? E il gol di Tuta col Bari? Ero un bambino che, fortunatamente, il fantacalcio manco lo conosceva; se solo avessi avuto qualche anno in più, state certi che nella mia fanta-rosa non sarebbe mancato il biondo, 14 reti in 17 presenze la stagione precedente col Lanus, il nuovo Caniggia, l'uomo che non farà rimpiangere Abel Balbo, magari in un tridente con Schwoch ed Edmundo, e quanto mi sarebbe costato lasciare in panchina Rapaic e Kennet Andersson...

 

EL FACHA - Gustavo Javier Bartelt da Buenos Aires. Gustavo Bartelt che, già professionista, si fermò un anno a studiare Economia perché fare il calciatore non gli sembrava la strada giusta. Mr. 13 miliardi di lire ma anche Mr. Rimpiazzo, visto che a Trigoria si mormorò sul possibile arrivo di Shevchenko, Montella, Trezeguet e Wanchope (se non apprezzate Lacrime di Borghetti non voglio nemmeno conoscervi). Nato nel 1974 come Ciccio Cozza, Taribo West (forse...), Christian Riganò, Ariel Ortega e Vampeta, si presenta al cospetto di Zeman pompato da Franco Sensi ("è velocissimo e la butta dentro"), Liedholm ed ovviamente sé stesso ("la mia specialità? Fare gol"); erediterà la casacca numero 9 di Abel Balbo passato al Parma di Malesani ed il 9 settembre 1998, a quattro giorni dall'inizio del campionato, si presenta con un gol in Coppa Italia al Chievo davanti ai 3'000 del Bentegodi. Zeman, vecchia volpe, è lungimirante: "un fenomeno? Non giudicatelo perché ha iniziato a segnare, aspettiamo gare vere ed avversari veri". Stiamo ancora aspettando. Leggenda vuole che una persona vicina al boemo abbia pure pizzicato l'argentino a far baldoria in discoteca senza permesso: ecco così che dopo l'esordio da titolare contro la Salernitana il 12 settembre '98 (sostituito da Frau nella ripresa), El Facha (il bello) veda il campo solo partendo dalla panchina. 

 

UNA TANTUM - 17 ottobre 1998, quinta giornata di campionato con la Roma che ospita la Fiorentina di Trapattoni. I viola sono a punteggio pieno dopo aver strapazzato il Milan a San Siro (tripletta di Batistuta) e superato l'Udinese di misura al Franchi col sigillo di Edmundo. Tra i giallorossi mancano Konsel, sostituito da Chimenti, Aldair e Paulo Sergio e la rete di Batigol al 32' sembra già chiudere la gara nella prima frazione. La partita è cattiva e prima Di Biagio, poi Candela e Falcone vengono cacciati dal terreno di gioco dall'arbitro Bazzoli. In 9 contro 10 si fa dura per Zeman, che al minuto settantotto, ancora sotto di un gol e con l'Olimpico che va svuotandosi, si gioca la carta Bartelt al posto dell'idolo di casa, Marco Delvecchio. Carlo Zampa ricorderà con gioia quegli ultimi 15' di gioco, il video qui sotto, invece, vi mostrerà tutto il repertorio del bel Gustavo di quel dì, imprendibile e determinante ai fini della rimonta che si completerà con Totti ben oltre il novantesimo. Le finte ai danni di Padalino, Amoroso ed Heinrich (costato a Cecchi Gori 18 miliardi versati nelle casse del Borussia Dortmund) prima del perfetto assist ad Alenichev, sono da leccarsi i baffi. Al fischio finale l'ex Lanus scambierà la maglia con Batistuta, che sia nata una stella?

 

 

DI CANIGGIA SOLO I CAPELLI - Dopo i botti contro la capolista, la stella di Bartelt (se mi concedete di scomodare gli astri) si oscurò fino al progressivo eclissarsi. Paulo Sergio, Totti e Delvecchio segnano 42 gol in tre e non gli fanno vedere il campo (solo 12 presenze), complice anche l'arrivo nella Capitale del nuovo RonaldoFabio Junior. L'anno successivo invece, con gli arrivi di Capello e Montella, per il Facha è ora di cambiare aria e provare la Premier League in maglia Aston Villa: maglia sì, ma solo quella d'allenamento, visto che coi Villans le presenze in campionato saranno zero in mezza stagione. D'estate Gustavo lascia la fredda Birmingham per Madrid, dove l'aspetta il Rayo Vallecano. La data storica da segnare sul calendario è il 19 novembre 2000, Vallecas; al minuto ottantuno Bartelt entra in campo per José Maria Quevedo sul 3-1 per il Rayo e nove minuti dopo segna il primo ed unico gol nella sua brillante carriera europea. 

 

PASSAPORTOPOLI - La sterilità offensiva non è, ahinoi, l'unica gatta da pelare per el nueve albiceleste. Lo scandalo dei passaporti falsi lo costringerà ad abbandonare la Spagna (non si saranno strappati i capelli, immaginiamo). La cittadinanza italiana c'è o non c'è? Il bisnonno sullo Stivale esiste o è frutto della fantasia? Per Cafu si tentò di creare dal nulla un parente fittizio della moglie abitante a Morano Calabro, con Bartelt invece si modificò il cognome della nonna materna da Jacob a Rappanello, rubando l'identità al povero Francesco Emilio Rappanello, i cui veri antenati avrebbero probabilmente segnato più gol del nostro Facha: "a Cafu cercarono in tutti i modi di trovare un antenato, io fui ignorato, lasciato solo e ferito". Quasi ci scende una lacrima. Fuori causa per due anni, Gustavo passa le giornate ad allenarsi senza poter giocare prima di tornare in patria e vagare fra Gimnasia la Plata, Talleres, Gimnasia Jujuy ed All Boys, il club che lo lanciò (più o meno).

Fan di Scarface, amante della cucina nostrana e mancato broker, Gustavo dal suo arrivo in giallorosso al 2011, anno del secondo ritiro dal calcio giocato dopo il ripensamento, ha segnato la bellezza di 4 reti. Quattro gol. Quattro gol segnati non in tredici presenze, non in tredici mesi, ma in 13 anni. E che pretendete? Lui a calcio manco voleva giocare...

 

Alan Bisio

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