10-6-6.5-8.

Questi gli ultimi 4 fantavoti, in ordine cronologico, di Hakan Calhanoglu, che domenica contro la Lazio ha giocato una delle migliori partite da quando è in Italia. Il turco ha servito un assist a Cutrone, e da attaccante sinistro s'è scambiato con frequenza ed efficacia con Bonaventura, proprio come Gattuso chiedeva, qualche tempo addietro. Ha corso per 90' sacrificandosi anche in fase di copertura, e davanti ha giocato alla grande quasi tutti i palloni: un giocatore ritrovato, completamente, dopo la cura Gattuso, che lo ha tolto dalla naftalina e ridato vigore, oltre che fiducia. 

Per Montella il 10 rossonero era poco più d'un vice Bonaventura, mentre il nuovo allenatore - che ha parlato sempre benissimo della sua dedizione e delle sue qualità - ha gradualmente abituato entrambi alla coesistenza, pur andando a sacrificare parte degli equilibri, sulla corsia sinistra, a scapito della qualità. Soprattutto quella di calcio dell'ex Leverkusen, che ora riesce stabilmente ad avviare la manovra, rendendo meno "pendente a destra" l'azione offensiva rossonera. Che, sino a poco tempo fa, era costretta costantemente ad appoggiarsi a Suso, dall'altra parte, non avendo sulla mancina un uomo di gamba e costrutto in grado di proseguire l'azione.  

Hakan, peraltro, s'è già dimostrato coraggioso anche nell'assumersi le responsabilità di moltissimi piazzati, rispetto ai quali, però, gli manca ancora una gioia: il primo +3 da fermo. E dire che trattasi di una specialità della casa, visto che parliamo di un calciatore che in carriera ha già siglato la marcatura 21 volte su punizione e 14 da rigore. 

E se dal dischetto in rossonero davanti a lui ci sono già Kessie, Rodriguez e forse anche Silva, da fermo c'è il solo Suso a contendergli il pallone (ma solo quando si calcia da destra e giro). E se Udine, alla prossima, fosse la volta buona?