L'inter di Antonio Conte come quella del Trap: uno dei protagonisti di allora, Beppe Bergomi, indica ai nerazzurri di oggi la ricetta per il tricolore, che nel 1989 arrivò con il record di punti e nonostante la concorrenza del Milan di Sacchi. Alla Gazzetta dello Sport l'ex capitano nerazzurro crea un filo tra quella e quest'Inter, con la stessa missione, il ritorno allo scudetto.

Inter, le assonanze con lo scudetto dell'89

"Si fa sempre fatica a paragonare squadre di epoche diverse. Nella mia c’erano tanti nazionali italiani e per costruire una mentalità vincente furono aggiunti campioni come Brehme e Matthäus. Ecco, ci fosse uno come Lothar non avrei dubbi: l’Inter arriverebbe prima. Il segreto? Fu la compattezza, un’unione eccezionale che ci portò a vincere contro tante rivali fortissime, dal Napoli al Milan. Anche allora come oggi l’Inter non era partita benissimo. La critica stava massacrando Trap e un giorno una delegazione di giocatori italiani — io, Zenga, Baresi, Matteoli e Ferri — andammo a bussare alla sua porta. Gli dicemmo solo “Siamo con lei” e lui si commosse. Gli scese una lacrimuccia: fu un momento bellissimo e quel gruppo si unì ancora di più".

Inter, credere in Conte

"Conte è il valore aggiunto di quest’Inter: non ha la rosa più forte della A ma, con tutte le difficoltà del caso, sta costruendo una squadra solida che ha tutto per arrivare in fondo al campionato. Lo capisco quando prova a combattere contro la negatività che a volte si respira nell’ambiente: a modo suo, vuole solo che tutti remino dalla stessa parte. Noi eravamo più pronti e coperti in tutte le caselle: fu più facile risalire la corrente".

Inter, cosa imitare del 1989

"Il senso di appartenenza, l’amore infinito per la maglia. Se capiranno i valori dell’Inter, il suo Dna che è diverso da tutti gli altri — non migliore o peggiore, ma diverso –, possono spostare le montagne e giocarsela contro tutto e tutti. E a quel punto lo scudetto sarà una conseguenza".

Beppe Bergomi (Getty Images)
Beppe Bergomi (Getty Images)