La rimonta inflitta alla Lazio è soltanto l'ultimo tassello di una storia recente, quella dell'Atalanta, che tira fuori le lodi di Arrigo Sacchi dalle pagine della Gazzetta dello Sport, e regala agli italiani una lezione: "Che quando hai una squadra organizzata, nella quale tutti i reparti sono connessi, tutti i giocatori sanno che cosa fare e si aiutano tra di loro, nulla è impossibile", spiega l'ex ct. "E’ la vittoria del collettivo e in questo collettivo, che ha le sue regole e queste regole vanno rispettate, il singolo emerge e diventa ancora più bravo. Cosa impressiona? Tutti hanno interiorizzato il gioco: in ogni momento della partita, anche quando le cose vanno male, riescono a trovare la soluzione giusta. Si muovono in modo compatto e organico, sono sempre corti, pronti al raddoppio e così fare pressing diventa più semplice. E poi hanno un entusiasmo che è contagioso".

Sacchi: Atalanta, che lezione

“L’Atalanta è una lezione che tutte le squadre italiane dovrebbero studiare e, se possibile, mandare a memoria", prosegue Sacchi. "La sua storia viene da lontano: investimenti giusti, attenzione al settore giovanile, società sempre in sintonia con la parte tecnica. E, lavorando in questo modo, hanno costruito un gioiello che tutto il mondo ci invidia e che ha coinvolto un’intera città. L’Atalanta e Bergamo sono una cosa sola e questo periodo di dolore, che a Bergamo è stato vissuto molto di più che da altre parti, adesso si trasforma in uno stimolo per migliorarsi, per stupire, per divertire la propria gente che per tanto tempo ha sofferto”.

Sui possibili traguardi della Dea: “Sono convinto di una cosa: a questa squadra dobbiamo soltanto dire grazie per quello che ci ha fatto e ci sta facendo vedere. Non è giusto metterle pressione, pretendere la luna: loro, ogni volta che vanno in campo, danno l’anima, e a me questo basta. Se tutti, in Italia, facessimo il nostro dovere come lo fanno i ragazzi di Gasperini, sicuramente saremmo un Paese migliore".

Uomo contro uomo, raddoppio di marcatura, vicinanza reciproca

Più che dalla tattica, Sacchi è colpito dal copione a lungo termine dell’Atalanta: “In una nazione di tattici, Gasperini è uno stratega, cioè uno che ha un piano a lungo termine, uno spartito da far suonare ai suoi orchestrali. Con il lavoro quotidiano ha portato i suoi ragazzi a un’incredibile condizione atletica, poi ha spiegato loro che cosa devono fare in campo, come devono muoversi, sempre secondo precisi sincronismi e, infine, ha trasmesso quei valori morali che sono alla base di qualsiasi impresa. Lo spirito di sacrificio, l’umiltà, la dedizione al lavoro: non so se ci avete fatto caso, ma nell’Atalanta corrono tutti, non ce n’è uno che non si dia da fare, che stia fermo in attesa del pallone. Tutti partecipano in modo attivo. Poi il coraggio, giocano a sistema puro: uomo-contro-uomo. E sono sempre pronti a raddoppiare, a volte persino a triplicare, perché sono sempre vicini tra loro e ben connessi. Recuperano il pallone in dieci e attaccano in dieci. Sembra una squadra inglese, o anche tedesca: della vecchia tradizione italiana non ha proprio nulla. Per fortuna, aggiungo".

Senza stelle, ma non senza grandi giocatori: “Non ci sono campionissimi nell’Atalanta, ma ci sono giocatori di grande talento, e penso a Ilicic o al Papu Gomez, che hanno messo le loro qualità al servizio del gruppo. Anche nel mio Milan Gullit, Baresi e Van Basten lavoravano e sgobbavano in funzione della squadra. E, grazie all’aiuto che ricevevano dal gioco di squadra, miglioravano le loro prestazioni personali. Quello che ha innescato Gasperini è un circolo virtuoso che può regalare soltanto felicità e che può permettere al calcio italiano di crescere e di acquisire una cultura internazionale. L’Atalanta, credetemi, sta scrivendo una bellissima pagina di storia calcistica: non mi stancherei mai di leggerla”.

Gian Piero Gasperini (Getty Images)