Intervenuto al corso da Team Manager della Luiss, Beppe Marotta ha parlato di Simone Inzaghi, elogiando il tecnico per la sua capacità di gestione dello spogliatoio. L'amministratore delegato dell'Inter si è soffermato anche sull'arrivo di Thuram e la rinuncia a Lukaku, per poi parlare di come è intervenuto quando è arrivato all'Inter, rinunciando a un tecnico come Spalletti, ma anche alla Juventus; di seguito le parole di Marotta.

Le parole di Marotta

Le parole di Marotta: "Inzaghi gestisce benissimo lo spogliatoio a livello umano, ottiene il massimo da tutti. Sembra un compagno di squadra delle volte, ma gode comunque di grande rispetto da parte dei giocatori. È cresciuto tanto. Poi c'è una cosa che si dice poco, lui rispetto alla generazione degli Spalletti e dei Conte ha dieci anni in meno di esperienza. Potrà fare altra strada".

Marotta: "Thuram e Lukaku? A volte serve anche cu*o" (Getty Images)
Marotta: "Thuram e Lukaku? A volte serve anche cu*o" (Getty Images)

Su Thuram e Lukaku

Su Thuram e Lukaku: "Thuram lo avevamo preso comunque, ma se Lukaku avesse accettato ci saremmo trovati con lui, Lautaro e Thuram. Magari non ci sarebbe stata la stessa chimica che abbiamo oggi con Marcus e Lautaro. Quindi, tradotto volgarmente, serve anche culo".

Su Spalletti e Conte

Su Spalletti e Conte: "Nel 2019 quando arrivai all'Inter sacrificai una figura come quella di Spalletti, che ritengo un bravo allenatore, ma che faceva parte del presente e del passato. La cultura che c'era non era vincente e ho sacrificato un allenatore come lui per arrivare a Conte, che conoscevo bene e che ci ha portato a vincere lo scudetto al secondo anno".

Sulla Juventus

Sulla Juventus: "Quando nel 2010 arrivai alla Juve e i risultati non c'erano, dovetti procedere a una rivoluzione. Ho cambiato tutti i ruoli: dalla comunicazione ai magazzinieri. Avevamo anche in squadra una fila di campioni del mondo, ad esempio Camoranesi era nella lista di quelli che volevo mandare via, ma ero imbarazzato nel farlo. Per questo lo chiamai nel mio ufficio e gli chiesi cosa avrebbe fatto al posto mio. Lui mi rispose "mandare via me e tanti altri". Bisogna avere la forza di cambiare quando serve. Non ho mai visto un club che vince in campo e che non ha una società forte alle spalle. Mandare via un allenatore significa che la squadra gioca contro. Con la Juve, ad un certo punto, eravamo tredicesimi. Presi Buffon, Pirlo, Barzagli e Chiellini per parlare. Appurato che l'allenatore non c'entrava, abbiamo vinto lo scudetto".