Ivan Radovanovic, centrocampista del Genoa attualmente fermo ai box dopo una operazione al ginocchio, è stato intervistato da 'Il Secolo XIX' sull'emergenza COVID-19: "Sono in Serbia, a Belgrado. Considero l’Italia come la mia casa perché sono ormai 12 anni che ci vivo e le mie figlie sono nate a Verona. Ho deciso insieme a dirigenti, staff medico e tecnico, prima dell’intervento chirurgico, di andare in Serbia a fare la riabilitazione perché qui ho un preparatore con cui collaboro da tanti anni. Mi sono operato il 24 febbraio, sono partito subito dopo e da qui ho seguito tutto quello che è successo.
Sto con la famiglia, per fortuna. Vedo che tanti miei compagni sono da soli, le loro famiglie magari sono in altre città e mi dispiace tanto per come soffrono. Ci sentiamo ogni giorno in chat, i contatti sono continui, anche con il mister, i preparatori e il team manager Pellegri". 

La situazione in Serbia

"Anche qua la situazione sta peggiorando tanto, ogni giorno: stanno chiudendo tutto ed è sempre più preoccupante. 

Quando c’era la guerra, c’erano le bombe. Ti dovevi nascondere e potevi solo pregare. Adesso c’è questo nemico che non vedi, non senti, però, ti fa male e tu non puoi fare niente. È peggio della guerra, è una paura nuova e spaventa ancora di più". 

Restare a casa

"Bisogna prendere sul serio questa cosa e ascoltare quello che dicono i medici e le autorità. Perché tu magari sei malato, non lo sai e la passi agli altri. Bisogna essere responsabili. Non è così dura stare in pigiama a casa, mi inc.... quando la gente si lamenta, bisogna solo pensare ai dottori e a tutte quelle persone che rischiano la loro vita per persone malate".