Inutile girarci intorno: il secondo, stellare, semestre della Sampdoria di Giampaolo ha un nome e un cognome. Quello di Fabio Quagliarella, l'uomo d'esperienza che sembrava potesse abdicare, all'epoca, sotto la crescita dei più giovani Muriel e Schick, e che continua a fare da portabandiera anche quest'anno, nonostante i sempre più giovani, e arrembanti, Zapata, Kownacki e Caprari provino a scalzare il suo posto. No, lui non molla, ed anzi rilancia: 12 gol e 5 assist in 18 partite, che ne fanno il migliore attaccante in assoluto del campionato, dietro solo a dei top dei top come Icardi, Dybala e Immobile. Che rincorre, in ogni caso, anche in quanto a fantamedia: quella del bomber di Castellammare, nel girone d'andata, è stata altissima: 8.67, a solo un soffio da quella di chi vale più di 100 miloni di euro, come la Joya (8.72). E pensare che mai in carriera in Quaglia era riuscito a esprimersi a questi livelli: neanche ai tempi della sua militanza in Nazionale, o durante le sue migliori annate alla Juventus, al Napoli o al Torino. A 19 giornate dalla fine del campionato, è a un solo centro dal suo record personale in carriera di gol stagionali (in A ne fece 13 nel 2006-07, 2008-09 e 2014-15) e soprattutto ha già ripagato abbondantemente i suoi milioni di fantallenatori. Soprattutto i più costanti e coerenti, visto che molti altri gli hanno preferito il compagno di reparto Zapata, col quale peraltro si è scambiato diversi assist. Ciò che tiene il suo rendimento al di sopra della media è però soprattutto la sua efficacia dal dischetto: in 4 occasioni su 4 non ha fallito il rigore, rendendosi quindi sempre più decisivo, a differenza di tutti quelli - da Icardi a Dybala, passando per Perotti e lo stesso Immobile - che invece hanno fallito, portando a casa pesantissimi -3 fantacalcistici. Anche il suo rendimento casa / fuori casa è eccellente, adesso, dopo la doppietta a Marassi di sabato: 5 gol nelle mura amiche e 7 fuori, che ne fanno uomo da schierare sempre, a prescindere da campo, stato fisico e soprattutto avversario. Una seconda-terza scelta che, dopo metà stagione, pesa di più di gente come Dzeko, Higuain e Mertens. Pagati, forse troppo, quando bastava spendere un pugno di fantamilioni per accaparrarsi il talento di Fabio Quagliarella.