Luis Enrique non si nasconde. Ma soprattutto affronta la verità: il calcio è un'industria, e come tale deve andare avanti a tutti i costi affinché non fallisca. Il pubblico sugli spalti non solo non potrà esserci fino al termine di questa stagione, ma probabilmente non potrà esserci neanche nella prossima; e al momento, considerando che nulla è stato fatto per debellare il coronavirus se non un lockdown globale che ha praticamente coinvolto tutto il mondo, è possibile che una situazione del genere possa protrarsi almeno fino agli Europei del prossimo anno. 

Certo è che il calcio a porte chiuse può essere davvero... triste. E' così, almeno, che lo ha definito il tecnico che nel 2015 centrò il Triplete con il suo Barcellona: "Giocare a porte chiuse è più triste che ballare con tua sorella. È molto brutto, ho visto il calcio tedesco ed è avvilente. Puoi sentire gli insulti e perdere l'intimità dei grandi momenti. Ma è chiaro che questo è un business globale che genera un sacco di soldi e anche se lo spettacolo è molto diverso da quando si gioca col pubblico, può aiutarci a passare il tempo e a superare questa situazione".