Il 'tana libera tutti', come prevedibile e ampiamente annunciato, non è arrivato. La conferenza stampa del presidente Giuseppe Conte ha illustrato cosa cambierà per l'Italia dal prossimo 4 maggio, anche se alcuni passaggi non sono stati del tutto chiari.

Punto fondamentale, al pari delle aperture a scaglioni delle varie attività industriali e commerciali, è stato quello relativo ai congiunti. L'articolo 1 del Dpcm 26 aprile 2020 consentirà infatti nella fase 2 gli spostamenti per incontrare i congiunti: se da un lato risulta chiaro che rispetto al 4 maggio avremo maggiori possibilità di uscire di casa, dall'altro non è stato altrettanto chiaro chi debba intendersi per congiunti e dunque chi potremo legittimamente incontrare senza incorrere in alcuna sanzione.  

Chi sono i congiunti?

Il problema alla base della terminologia utilizzata, a prescindere dai risvolti sociologici che pure sono stati fortemente criticati al Premier Conte, è che nel nostro codice civile la parola 'congiunti' non conosce una definizione univoca poiché non conosce, in realtà, una precisa definizione giuridica, preferendo quella di parenti e affini. Non per questo, però, la terminologia risulta totalmente sconosciuta al nostro ordinamento, anzi, essendo stata diverse volte citata in atti ufficiali ma, soprattutto, trovando sfogo nel diritto penale. 

ART. 307 CODICE PENALE 

Nell'articolo 307 del cp, 'Assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata', viene infatti fornita una definizione di prossimi congiunti

In seguito alla legge dell'’11 maggio 2016, l'unione matrimoniale è stata parificate a quella civile. 

ART. 649 CODICE PENALE 

Sulla 'non punibilità e querela della persona offesa, per fatti commessi a danno di congiunti'. In questo caso, il codice penale definisce come congiunti il «coniuge non legalmente separato», la «parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso», «un ascendente o discendente» (quindi un genitore o un figlio), «un affine in linea retta» (nuora, suoceri, genero), «l’adottante o dell’adottato», «un fratello o di una sorella che con lui convivano».

Congiunti: ecco chi potremo andare a trovare 

Se a queste definizioni, e dando per scontata l'assimilazione terminologica e concettuale dei prossimi congiunti al 'congiunti' utilizzato da Conte ieri sera, corrisponda l'individuazione di un nucleo dal quale il Dpcm non dovrebbe discostarsi lo scopriremo nei prossimi giorni: se per congiunto sarà ritenuto tale qualsiasi legame rientrante nelle casistiche appena citate, allora certamente una definizione potrebbe essere già stata offerta.

Il legislatore, in questo caso, ha però utilizzato il termine in maniera non tecnica, senza considerare che il richiamo potrebbe in realtà essere quello del codice civile, che come ricordato non utilizza il termine congiunti preferendo quelli di affinità e parenti. Nella legge dell'11 maggio 2016 che ha introdotto le unioni civili in Italia, ad esempio, è specificato che la disposizione in esame, e cioè la legge 76/2016, non si applica alle norme del codice civile non espressamente ivi richiamate: tra queste, non figura l'articolo 78 che definisce l'affinità. Se dunque il termine 'congiunti' fosse richiamabile in qualche modo agli affini del codice civile, il paradosso sarebbe quello di impedire a due persone unite civilmente di incontrarsi dopo il 4 maggio, mentre sarebbe invece possibile per due persone ritenute affini dal codice come un nipote ed uno zio/a. 

La conclusione

Ciò premesso, considerando il caos generatosi è probabile quanto auspicabile che il governo integri nei prossimi giorni un elenco dettagliato delle persone che potremo o meno incontrare. Le definizioni offerte dal nostro ordinamento non spiegano, inevitabilmente, chi potremo o meno incontrare, pur rappresentando un appiglio normativo in questo momento fondamentale tanto quanto unico. 

Una sentenza della Cassazione del 2016 ha riconosciuto come congiunta una fidanzata non convivente, ma è difficile che in questo momento storico possa rappresentare un baluardo normativo a cui appigliarsi: l'Italia si interroga da anni sul valore giuridico da riconoscere ai legami affettivi, e la sensazione è che in questo momento soltanto un'elencazione precisa e studiata ad hoc per l'emergenza, senza che questa abbia ulteriori riscontri e significati, possa risolvere i dubbi definitivi. 

Nella conferenza di ieri sera, Conte ha citato chiaramente le "famiglie rimaste troppo a lungo divise dal lockdown", una frase la cui interpretazione potrebbe anche sorridere a tutte quelle unioni, né matrimoniali, né civili, che non conoscono vincoli giuridici ma profondamente affettivi.