George Weah, Presidente della Liberia ed ex attaccante del Milan, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport del coronavirus e del figlio Timothy in quarantena a Lilla, in Francia:

Le parole di Weah

«Al momento qui abbiamo solo tre casi e ancora prima che fosse trovato il primo positivo eravamo partiti con le misure preventive, soprattutto in tema di controlli all’aeroporto. Il primo caso l’abbiamo scoperto qualche giorno fa. Sono preoccupato, sì. Per vari motivi. Perché i paesi che vennero in aiuto della Liberia ai tempi dell'Ebola, della Guinea e della Sierra Leone, le nazioni più colpite, ora sono loro stesse a essere in difficoltà. E perché il virus dell’ebola era conosciuto, mentre questo non lo è. Allora si sapeva cosa si doveva combattere, ora no. Questo è il pericolo. E la cosa fa paura. Sappiamo come si prende il coronavirus, ma non come si cura».

È preoccupato per le sorti dell’Africa?

«Questo virus è pericoloso per il mondo intero, e lo è ancor di più per l’Africa. Stanno soffrendo i paesi che hanno aiutato l’Africa ai tempi dell’ebola, non oso pensare all’idea che il coronavirus possa estendersi su tutto il territorio africano. Dobbiamo fermarlo assolutamente».

Ha parlato con Paolo Maldini?

«Ancora no. L’ho saputo ieri, ho visto le loro foto e le ho condivise. Sono molto triste. Il mio pensiero e il mio affetto più sincero vanno a lui e tutte le famiglie delle tante persone colpite dal virus».

Altri amici o familiari colpiti?

«Finora no. Soltanto Paolo. Mio figlio è in Francia in quarantena ed è la cosa migliore che possa fare. Ma quello che sta succedendo in Italia mi sta colpendo profondamente, vedere tutte quelle persone che muoiono giorno dopo giorno è una cosa che m’intristisce tanto. Qui siamo tutti religiosi e prego per il bene del vostro Paese, siete sempre nel mio cuore».

Weah (Getty)