Mircea Lucescu, tecnico della Dinamo Kiev, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport del dramma che si sta assistendo in Ucraina e della sua partenza verso Bucarest.

Intervista a Lucescu sulla fuga dall'Ucraina

Stanco dopo il viaggio verso Bucarest?

“Ora però bisogna fare qualcosa per i ragazzi ucraini. Non possono uscire dal Paese, hanno famiglie e figli piccoli. Venivamo da un ritiro verso il campionato che stava per ricominciare, siamo stati in Spagna e ad Antalya con quasi tutte le squadre ucraine, una specie di mini campionato. Poi siamo tornati, giovedì sera abbiamo fatto allenamento in vista della partita di Coppa e poi è successo quello che non ci aspettavamo mai potesse succedere...”


Com’è arrivata la guerra a Kiev?

“A un certo punto mi sveglio di notte e il primo pensiero che mi viene è l’estate, ha presente quei temporali estivi pieni di lampi e tuoni fortissimi? E invece no, purtroppo no. Ci dicono che è cominciata la guerra, e che è arrivata alle porte della città”.

Kiev se lo aspettava?

“No, non se lo aspettava nessuno. Si pensava che ci sarebbe stata al massimo qualche schermaglia nel Donbass, nessuno credeva a un’invasione come quella che abbiamo visto”.

Intervista a Lucescu sul viaggio

Ci racconti il viaggio.

“Diciassette ore durissime, tra dogane e posti di blocco. Per uscire dalla città siamo andati avanti a sette all’ora, le strade erano intasate dalle auto di quelli che scappavano. Fuori da Kiev abbiamo iniziato a prendere strade secondarie, mentre sulla strada incontravamo i convogli dei soldati che andavano verso sud perché intanto erano iniziati i bombardamenti provenienti dal Mar Nero. Così siamo arrivati alla frontiera con la Moldavia, dove c’erano code infinite. E lì ho visto scene brutte, di uomini che accompagnavano al confine donne e bambini, si assicuravano che passassero e poi tornavano indietro. Lì ti rendi davvero conto del dramma della guerra. Perché noi avevamo sentito solo quelli che io avevo scambiato per tuoni, quella gente no”.

Intervista a Lucescu sul mondo del calcio

Cos’ha fatto una volta arrivato a Bucarest?

“Ho parlato con Razvan Burleanu, il presidente della federcalcio romena, e ci siamo interessati per facilitare l’uscita degli altri calciatori stranieri, non solo quelli della Dinamo. Specialmente i sudamericani, che abbiamo fatto arrivare qui e poi ripartire. Ho seguito passo passo il loro tragitto, con Junior Moraes, l’attaccante dello Shakhtar, che ha fatto da leader del gruppo. Lo ringrazio per la forza che ha mostrato”.

Chi altri c’è da ringraziare?

“Ceferin e i presidenti delle federazioni di Ucraina, Moldavia e Romania. Io ero obbligato moralmente a essere vicino a quei ragazzi, loro no. Ma ora c’è da guardare avanti. Se la guerra prosegue spero che l’Uefa dia ai calciatori la possibilità di svincolarsi, o di andare almeno in prestito per finire la stagione. Parliamo di ragazzi giovani con famiglia, devono continuare a giocare perché il calcio è il loro mestiere. E ha un potere enorme...”

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