"Zlatan era molto a suo agio a Milano e, a certe condizioni, non esclude il ritorno". Parola di Mino Raiola, di qualche giorno fa, in merito al futuro prossimo del suo assistito più celebre e discusso. Quello Zlatan Ibrahimovic, oggi protagonista a Los Angeles, che ha appena compiuto 37 anni ma che sembra dimostrarne anche 5 in meno, in campo, dove incanta con la maglia dei Galaxy.

Oggi le priorità dei rossoneri sono altre - nella fattispecie, Paqueta - , ma l'idea di affiancare una terza punta di pari valore (se non superiore) a Higuain e Cutrone stuzzica eccome sia Leonardo che Maldini. Oltre che Gattuso, già suo compagno fino al 2012, estate in cui salutarono insieme a tanti altri senatori. 

L'idea è semplice. Spendere poco, per prendere una granitica certezza come Zlatan part-time, da gennaio in poi, e sino a maggio, quando poi tornerebbe a dal lustro alla MLS. I rumors delle ultime ore provenienti da Milano parlano di contatti e scambi di messaggi ormai sempre più frequenti tra il diretto interessato e la società, che al momento sembrerebbe peraltro l'unica, tra le storiche top d'Europa, a investire nuovamente su di lui, nonostante l'età avanzata. 

Le sirene saudite, al momento, non sembrano convincerlo, così come i milioni provenienti dalla Cina che vengono sì presi in considerazione, ma solo per il futuro. Nelle intenzioni dello svedese ci sarebbero difatti almeno altri due anni ad alti livelli, che magari potrebbe impiegare, a metà, tra USA e Serie A. Proprio come fece un altro grande come Beckham, di cui è grande amico, ex compagno al PSG, e possibile, futuro, suo datore di lavoro (visto che nella sua franchigia di Miami, in futuro, lo Spice Boy sogna di avere anche lo stesso Ibra).

Nel frattempo, però, Zlatan di Milano e del Milan non parla, almeno chiaramente. Ieri al Mirror la sua ultima intervista, in cui ha invece parlato dello United e del momento non facile di José Mourinho: "Penso che lo United possa vincere la Premier League. Mou? Penso che sia l'allenatore giusto per la squadra. Ma un allenatore è bravo quanto la sua squadra, quindi non è che può fare miracoli se la squadra non è abbastanza forte.

Ma la squadra è buona, sta migliorando, lui è al terzo anno, i giocatori sanno sempre meglio come vuole giocare. Quando arrivò all’Inter, fece rendere tutti al ??200%: questo per me lo rende speciale. Non era un classico allenatore, [...] aveva portato con sé qualcos’altro: il carattere. Era diverso per il suo modo di esprimersi. Sempre fiducioso, ma non arrogante. Che poi per me quella che la gente chiama arroganza, io la chiamo fiducia".