Disastro. Solo questa parola può avvicinarsi a descrivere quanto offerto in ambito sportivo dalla Juventus durante il big match che la vedeva contrapposta venerdì sera contro il Napoli primo in classifica. La scelta di Allegri di schierare contemporaneamente Chiesa, Di Maria e Milik lasciava presupporre una Vecchia Signora a trazione anteriore, invece i bianconeri sono scesi in campo a dir poco contratti e lasciando completamente il pallino del gioco in mano al Napoli. 

Nello schieramento iniziale scelto dal tecnico livornese il terzetto formato da Chiesa, McKennie e Danilo avrebbe dovuto limitare il georgiano Kvaratskhelia, mentre dall'altra parte Kostic ed Alex Sandro si sarebbero presi cura di Politano, con Bremer in marcatura ad uomo su Osimhen. In attacco il compito di far saltare la retroguardia napoletana sarebbe spettato sulle spalle di Di Maria con Milik spostato qualche metro in avanti per permettere all'argentino di avere più spazio a disposizione. Nonostante le buone intenzioni dal punto di visto tattico il grande disastro della Juventus è stato figlio di un atteggiamento totalmente sbagliato. I bianconeri si sono letteralmente consegnati al Napoli fin dalle primissime battute di gioco ed i partenopei hanno saputo sfruttare nel migliore dei modi la netta supremazia territoriale sbloccando il punteggio dopo neanche un quarto d'ora di gioco con Osimhen pronto a fare il tap-in dopo una conclusione di Kvaratskhelia. Alla rete dei padroni di casa la Juventus reagisce alzando il baricentro ed il pressing sui portatori di palla avversari, ottenendo anche dei risultati apprezzabili e cogliendo anche una traversa con Di Maria, ma questo non basta a frenare la squadra di Spalletti che, complice un intervento maldestro di Bremer, trova la rete del raddoppio proprio con il talentuoso georgiano. Poco dopo lo scoccare del 41' i bianconeri accorciano le distanze con Di Maria che duetta con Milik prima di lasciare andare una conclusione beffarda dove Meret non può arrivare. Il vero momento di svolta della gara arriva però al secondo minuto di recupero quando Chiesa mette in mezzo un cross velenoso su cui Rrahmani interviene in maniera scomposta, il portiere del Napoli ha un grandissimo riflesso ed evita che la Juventus possa trovare un immeritato pareggio. Le squadre vanno negli spogliatoi con gli azzurri in vantaggio per 2-1.

Al ritorno in campo la Juventus sembra un pugile frastornato, gli uomini di Allegri sembrano essere tornati quelli di inizio stagione senza alcuna idea e senza personalità. Si consegnano di nuovo al Napoli che questa volta decide di chiudere la partita ed anzi di regalare ai propri tifosi una serata che rimarrà per sempre nella loro mente e nel loro cuore: in meno di venti minuti gli uomini di Spalletti segnano altre tre reti con Rrahmani, di nuovo Osimhen ed Elmas. Punteggio di 5-1 in cui la Juventus è sembrata poco più di un sparring partner.

Dopo le otto vittorie consecutive senza subire reti ci si aspettava certamente di più dalla Juventus. Visto che la produzione offensiva non aveva comunque brillato durante quel filotto, almeno la difesa avrebbe dovuto porre ancora maggior attenzione rispetto a quella vista nelle ultime uscite con Cremonese ed Udinese. Invece il rientrante Bremer non è stato certamente aiutato da Danilo ed Alex Sandro ad allontanare le minacce portate dal terzetto offensivo del Napoli, anzi l'ex Torino si è trovato spesso a dover giocarsela uno contro uno con quello che, attualmente, è il miglior attaccante della Serie A. A centrocampo Rabiot è stato decisamente meno incisivo, mentre Locatelli ha dimostrato di non essere ancora pronto a diventare un regista puro, in attacco Milik e Di Maria hanno provato a fare il possibile con i pochi palloni che hanno ricevuto, in particolare l'argentino ha creato diversi lampi pericolosi, ma spesso era troppo isolato nella gabbia formata dai centrocampisti e dai difensori del Napoli.

Al di là delle sofferenze tecniche però quello che lascia davvero basiti è la pochezza di idee dei bianconeri una volta entrati in possesso del pallone. Impossibile dare la colpa ai singoli giocatori, la differenza di preparazione dal punto di vista tattico è stata clamorosa: nel Napoli tutti i movimenti sono oliati e tutti i giocatori sanno esattamente cosa fare nel momento in cui sono in possesso del pallone, i singoli vengono esaltati dalla precisione del gioco di squadra; dall'altra parte si è avuta la sensazione che il massimo dell'indicazione fosse palla a Di Maria e che ci pensi lui. 

In piena rivoluzione dirigenziale con il nuovo CDA che si insedierà solamente tra qualche giorno è difficile pensare ad un cambio di guida tecnica nell'immediato e forse sarebbe anche un po' controproducente. Resta comunque abbastanza palese che una società gloriosa ed ambiziosa come la Juventus non possa assistere ai match di cartello con i propri giocatori che si consegnano letteralmente agli avversari senza provare ad opporre un minimo di resistenza se non dopo essere andati sotto nel punteggio. Il Napoli non è certamente la Cremonese o l'Udinese, con tutto il rispetto, e provare ad organizzare un fortino nel primo tempo per poi tentare l'assalto nella ripresa è stato un totale suicidio, come ampiamente dimostrato dal punteggio. I nuovi responsabili dell'area sportiva bianconera dovranno però mettersi fin da subito alla ricerca di un nuovo tecnico che nella prossima stagione riesca finalmente a dare un'identità di gioco a questa squadra, esaltando i numerosi giocatori di talento presenti in rosa, da Bremer a Di Maria, passando per Chiesa ed i lungo degenti Vlahovic e Pogba.

Nel prossimo impegno contro l'Atalanta è lecito aspettarsi già un minimo cambio di rotta. La lezione è stata pesante, per non dire umiliante, e subirne un'altra nel giro di poco più di una settimana affosserebbe completamente l'ambiente bianconero con il rischio, già concreto, di farsi sfuggire la qualificazione alla prossima Champions League.