Italia-Inghilterra è la sigla di una rivalità che oltrepassa il campo di calcio e si fa sottile a rievocare ruggini e confronti che sul terreno di gioco hanno sempre trovato grande rivalsa, soprattutto per gli italiani. Non sono poche le occasioni in cui il tricolore ha prevalso sui leoni anche quando una vittoria sarebbe stata di difficile pronostico. La finale dell’ultimo campionato europeo ne è la piena testimonianza.

I tre errori consecutivi dal dischetto di Rashford, Sancho e Saka ancora oggi beffano l’Inghilterra che a Londra, soprattutto dopo il goal di Shaw dopo due minuti dall’inizio della partita era sembrato il prologo a un trionfo inglese, aveva immaginato successo e festa proprio a danno di chi in diversi precedenti l’aveva sconfitta. E la nazionale azzurra aveva battuto gli inglesi ai rigori già nel 2012, ai quarti di finale dell’Europeo. 4-2 per l’Italia e leoni nuovamente sconfitti dagli italiani.

Due anni dopo, in un mondiale molto deludente per l’Italia, l’unica nota positiva per gli azzurri arriva proprio con gli inglesi, battuti per 2-1 nel girone eliminatorio nell’unica vittoria della nazionale tricolore che sarebbe poi stata eliminata da quel raggruppamento. 

Italia-Inghilterra è anche la finale per il terzo posto ai mondiali italiani del 1990, di quando quell’Italia, sconfitta dall’Argentina di Maradona ai calci di rigore in semifinale, s’era sentita sul podio più alto per quasi tutta la durata del torneo, spedita fino a una finale annunciata se non fosse stato per l’aver incrociato il carisma del più grande di sempre.

Italia-Inghilterra è il goal di Zola che al vecchio Wembley sconfisse i padroni di casa in una partita maschia e agguerrita, come le sfide tipiche dei decenni precedenti, di quando inglesi e italiani si sono a lungo sentiti addosso l’aria drammatica e avversa di ben altri confronti. E quello del fantasista sardo è stato il goal che ha dato all’Italia la prima vittoria a Wembley della sua storia in una partita ufficiale (valida per la qualificazione ai mondiali del 1998), bissando il successo che grazie a un goal di Capello nel 1973 era valso una vittoria in amichevole.

La gara di Napoli, valida per le qualificazioni agli europei del 2024, ripropone una tra le sfide più affascinanti del calcio europeo. Mancini è pronto a valutare nuove scelte di formazione, senza però mettere in discussione i suoi punti fermi in una formazione in cui Jorginho, Di Lorenzo, Verratti, Acerbi e Spinazzola, per citarne alcuni, possono essere considerati gli irrinunciabili. Dall’altra parte, Gareth Southgate non farà di certo a meno di uomini come Kane, Stones, Maguire, Shaw e Saka, per una formazione che potrebbe presentare anch’essa delle novità o delle alternative, ma che di certo non ha bisogno di presentazioni. 

Del resto Italia-Inghilterra, a prescindere da temi tattici e risvolti tecnici, basta a se stessa per dirsi pronta a uno svolgimento in grado di attingere da uno spirito che da più di mezzo secolo affonda le sue radici in appartenenze dentro e fuori il rettangolo di gioco.