20 novembre 2017, si è appena conclusa la 13.a giornata della Serie A 2017/2018: il Napoli ha vinto in casa col Milan 2-1, sonora sconfitta della Juventus al Marassi al di là del 3-2 per la Sampdoria con le reti bianconere arrivate solo nella parte finale del match. E' il primo grande vantaggio della squadra azzurra su quella bianconera, non il distacco massimo toccato all'8.a quando ancora si era appena all'inizio, ma è un ruolino di marcia che comincia davvero a far fare agli uomini di Sarri reali sogni di gloria. C'è ancora l'Inter di mezzo a 33 col Napoli a 35 e la Juve a 31, ma i nerazzurri da lì a poco crolleranno abbandonando qualunque idea tricolore.

19 aprile 2018, si è giocato ieri sera il 33.esimo turno dello stesso campionato: il Napoli batte l'Udinese in rimonta, la Juve non va oltre l'1-1 a Crotone, ma il distacco in classifica è diametralmente opposto rispetto a cinque mesi fa. Juve 85, Napoli 81, 4 lunghezze separano le due regine del calcio italiano che domenica si ritroveranno l'una contro l'altra all'Allianz Stadium per giocarsi una buona fetta di questo scudetto.

Nelle idee dello spettatore generico poco è cambiato: il cinismo della Juve più pratica che bella, la meraviglia del gioco del Napoli, anche se su quest'ultimo si ragiona ormai più per luoghi comuni che per quanto visto sul terreno di gioco partita per partita. Non è un difetto di questa squadra, semmai è un valore aggiunto, non è la prima volta che ci ritroviamo qui a fare questo tipo di considerazione: ai tempi si faceva anche un'altra considerazione oggi attualissima, cioè quella sull'approccio scandalistico a fasi alterne in determinate situazioni, evidentemente oggi i tempi sono più maturi perché un allenatore come Oddo può permettersi di fare turn-over al San Paolo senza che nessuno gli rompa le scatole, al contrario di quanto subito in passato dai Gasperini, dai Giampaolo. Menomale. Torniamo, però, alle cose di campo.

Come si spiega quel capovolgimento delle forze in campo? I numeri sono sempre un ottimo strumento d'aiuto in situazioni del genere: da novembre scorso ad aprile, cioè ad oggi, la Juve ha incassato in campionato 5 gol, 3 pareggi, per il resto solo gol fatti e vittorie nelle 20 partite in questione. Di questi gol incassati da Buffon/Szczesny si nota subito un fattore comune: 1 per una prodezza di Caceres dopo un errore del tandem Matuidi-Khedira, 2 sono arrivati sugli sviluppi di corner (colpi di testa di Bonucci e uno dei due di Diabatè, quest'ultimo con Benatia bella statuina), l'altro dell'attaccante del Benevento con la difesa immobile in blocco, e quello di ieri sera di Simy in rovesciata con ancora Benatia nei panni dello spettatore non pagante. Dunque verrebbe da pensare che la Vecchia Signora non ha di che preoccuparsi in vista della volatona finale che parte proprio dallo scontro diretto: è qui che il paradosso presenta il conto.

Gli uomini di Allegri, che avrebbero dovuto svoltare a livello di prestazioni e rendimento fisico a partire da marzo, come più volte sostenuto dall'allenatore livornese, non danno l'impressione di essere una macchina perfetta capace di fare un sol boccone degli avversari, per quanto ciò possa sembrare strano appunto dando un'occhiata al ruolino di marcia. Spesso e volentieri non è stato il gioco a far svoltare i match in una certa maniera, sintomo che questa squadra non è riuscita a imporre il proprio controllo lungo l'arco delle partite vinte in maniera quasi impressionante come puntualità, ma più che altro sono state le giocate dei singoli ad aver lasciato il segno. Sindrome da coperta corta: va lasciato spazio alla fantasia dei calciatori sempre e comunque, o è meglio cercare di dare uno spartito anche a questi in modo tale che gli assoli poi siano ancora più efficaci seppur meno frequenti? E' un dilemma che accompagna il tifo bianconero, ed anche i critici pallonari, domenica la verifica (più o meno) finale che poi potrebbe avere una coda in base a come si metteranno le cose in classifica: cresce la curiosità di vedere come si schiererà questa Juve al cospetto della diretta inseguitrice.

L'unica cosa certa adesso è che per azzeccare il pronostico finale, di domenica in particolare e del campionato in generale, è arte d'azzardo: Higuain e compagni hanno comunque saputo dimostrare che nelle partite che contano sono capaci anche di porre in essere prestazioni di qualità, il Napoli adesso sa anche essere meno bello di quello che gli si riconosce aumentando però la competitività a 360 gradi, ma, come praticamente sempre nella storia del calcio, vale tutto il contrario di tutto. Vince la Juve con una prestazione attenta come fatto al San Paolo un girone fa, o vince il Napoli annichilendo l'avversario con tutti quei tocchetti e scambi veloci dalla incomprensibile lettura per gli avversari? Attendiamo qualche giorno, poi si potrà tornare anche su un altro tipo di statistica di cui si parlava ad inizio campionato al bar sotto la redazione, ma non è ancora arrivato il momento di farlo.

Ultima considerazione, sempre statistica: se oggi il campionato è ancora aperto anziché no, sono molto più i meriti del Napoli che i demeriti della Juve. Date un'occhiata alle altre capolista nei maggiori campionati europei, vedrete un rendimento praticamente identico a quello della Vecchia Signora, solo che altrove sono le concorrenti ad aver ceduto di botto, qui ci sono i Mertens e i Reina a cercare di dare ancora un briciolo di attenzione a questa bistrattata Serie A.