Allo scoccare della trentunesima giornata di uno dei campionati meno combattuti della storia calcistica italiana, la Juventus comanda la classifica con ben 18 punti di vantaggio sul Napoli. Ai bianconeri bastano solamente cinque punti per aggiudicarsi la vittoria aritmetica del campionato, ma la testa di Bonucci e soci è ben lontana dall'impegno contro il Milan.

Ormai praticamente certi della vittoria dell'ottavo Scudetto consecutivo l'attenzione della formazione di Allegri è infatti tutta rivolta al prossimo impegno di Champions League che, mercoledì prossimo, la vedrà coinvolta contro i ragazzini terribili dell'Ajax. Le scelte iniziale del tecnico juventino, ex della partita, sono esemplificative in questo senso. Il livornese rispolvera ancora una volta il 3-5-2 con interpreti atipici: la controfigura di Alex Sandro nel ruolo di centrale di sinistra a comporre il terzetto difensivo "leggero" con Bonucci e Rugani, De Sciglio esterno a tutto campo sulla destra, Bentancur mediano metodista davanti alla difesa con Emre Can e Bernardeschi ai suoi fianchi e la coppia Mandzukic-Dybala in attacco.

Subito dopo il fischio d'inizio il Milan prende, giustamente, subito le redini del gioco. Per i rossoneri conquistare i tre punti avrebbe avuto un duplice significato, il primo, in termini di classifica, per tenere lontane le rivali alla lotta per il quarto posto, il secondo per ridare fiducia ad un ambiente ultimamente un po' troppo depresso. Il polacco Piatek si piazza subito al limite dell'area di rigore juventina e giganteggia approfittando delle sbavature ora della difesa bianconera ed al 39' trova la rete che sblocca la partita, proprio a seguito di un errore in disimpegno da parte di Bonucci. Il meritato gol degli ospiti non fa altro che sottolineare una prova decisamente sottotono per i campioni d'Italia, almeno fino a quel momento. Dopo il gol subito, come già accaduto diverse volte in questa stagione, i bianconeri si svegliano e a suonare la carica è Mario Mandzukic che con una bella rovesciata va subito vicino al pareggio. Al termine della prima frazione le squadre vanno negli spogliatoi con la formazione allenata da Gattuso in vantaggio, ma una Juventus vogliosa di trovare il pareggio.

Dopo il quarto d'ora di riposo i bianconeri tornano in campo con lo stesso piglio con cui avevano chiuso i primi 45 minuti. Più concentrati e solidi gli uomini di Allegri alzano il loro baricentro e trovano il pareggio su di un calcio di rigore provocato da un ingenuo fallo di Musacchio su Dybala. A trasformare il tiro dal dischetto è lo stesso numero 10 argentino con una conclusione centrale su cui tuttavia Reina non riesce ad intervenire. Un minuto dopo il gol di Dybala Allegri inizia a metter mano alla partita. Dopo la sostituzione forzata di Can per Khedira nel primo tempo tempo, il tecnico bianconero manda in campo Pjanic per uno Spinazzola decisamente meno brillante del solito. Cinque minuti più tardi arriva il terzo ed ultimo cambio tra le fila della Juventus: ad uscire è proprio l'autore del gol Dybala per far spazio al giovane rampante Kean. I due ingressi ravvicinati sono decisivi per le sorti del match: all'84' Pjanic è bravo a spezzare la trama del Milan recuperando il possesso nella trequarti avversaria e dopo aver percorso pochi metri palla al piede serve proprio Kean che controlla e tira fuori un destro ad incrociare che non lascia scampo a Reina. Il match si conclude dunque con la vittoria dei bianconeri ed un distacco sul Napoli che sale a 21 punti, se gli azzurri oggi dovessero incappare nella seconda sconfitta consecutiva la Juventus si laureerebbe campione d'Italia con sette giornate di anticipo.

Per quanto possa essere criticato per la scarsa qualità del gioco o per la formazione iniziale mandata in campo, Allegri ha dato ancora una volta prova di essere un tecnico di grande spessore, soprattutto quando si tratta di leggere le partite. Al netto della sostituzione obbligata nel primo tempo a causa dell'infortunio di Kean, il tecnico bianconero ha scelto gli uomini ed i momenti giusti per effettuare i cambi: l'ingresso di Pjanic ha dato alla manovra juventina quelle geometrie e quei tempi di gioco necessari per mettere in difficoltà il centrocampo estremamente fisico del Milan e Kean, con la sua verve ed i suoi movimenti, ha potuto approfittare dei primi segni di stanchezza della retroguardia rossonera. Non è un caso che i due siano stati gli autori dell'azione che ha portato al 2-1, il bosniaco ha saputo approfittare di un passaggio "pigro" degli ospiti nella propria metà campo, mentre il classe 2000 si andava a posizionare in una zona di campo dove i centrali del Milan non hanno potuto seguirlo con efficacia.

Anche per Pjanic i detrattori certamente non mancano. Eppure nei pochi minuti di ieri il bosniaco ha dimostrato di essere un giocatore in grado di cambiare le sorti di un match in una manciata di secondi, anche senza trovare la via del gol. Il suo tempismo nell'intervenire e nel servire Kean in occasione del gol indicano una grande capacità di lettura del gioco in entrambe le fasi: l'intercetto sul passaggio di Calabria è netto e pulito e l'assist per Kean è fatto con il contagiri, dando alla sfera una traiettoria su cui nessun avversario può intervenire. Difficile parlare di maturazione definitiva per un giocatore di ben ventinove anni, ma quello visto ieri è quello che ci si aspetta sempre da un calciatore del suo calibro.

Infine è impossibile non spendere ancora una volta due paroline su Moise Kean. Il numero 18 sta volando sulle ali dell'entusiasmo e sembra incontenibile, il rapporto tra minuti giocati e gol realizzati è a dir poco straordinario, nella speranza che possa durare il più a lungo possibile la Juventus ed il calcio italiano in generale dovranno essere bravi a far quadrato intorno a lui quando questo periodo d'oro terminerà. Le stigmate del predestinato ci sono tutte, ora non bisogna bruciarle come fatto in passato per molti altri giovanissimi talenti.