Lunga intervista al ct Roberto Mancini nel corso del programma radiofonico Tutti Convocati, su Radio24. Il commissario tecnico azzurro ha parlato di tante cosa, a cominciare dalla sua scelta di sedere sulla panchina della Nazionale, e sulla forma data al progetto: “Sono entrato in un momento abbastanza difficile per la Nazionale, forse uno dei più difficili negli ultimi 50 anni, non era semplice e dovevamo cercare di fare qualcosa non solo per un buon presente, ma anche per un grande futuro e abbiamo pensato che questa fosse la soluzione giusta. Abbiamo visto dei giocatori che hanno seguito agli Europei e che stanno giocando nelle Nazionali giovanili e non erano sconosciuti, si vedeva che avevano delle qualità. Li abbiamo chiamati, abbiamo visto che sono bravi, poi sono state brave i club a farli giocare. Per quanto riguarda Zaniolo, Di Francesco lo ha messo subito in squadra. Se averli chiamati è servito sia a noi, sia ai club meglio così, è stato un vantaggio per tutti".

Lo stage è anche uno strumento per valutare chi ha avuto meno possibilità di mettersi in mostra ai suoi occhi: "Abbiamo chiamato un po’ quelli che non eravamo riusciti a vedere, abbiamo chiamato quelli che erano stati lontani dalla Nazionale un po’ di tempo perché infortunati e poi i più giovani, molto giovani, ma volevamo vederli per capire che margini hanno e le qualità. Sono stati due giorni positivi, abbiamo conosciuto ragazzi bravi, che vogliono diventare giocatori molto forti e che avranno la possibilità di farlo, perché la tecnica ce l’hanno".

La Nazionale non è una squadra come le altre: "Ci sono dei momenti un po’ difficili perché passano troppi mesi tra una partita e l’altra, ma è stato bello, divertente. Il lavoro sta dando i suoi frutti e siamo felici che ci sia un po’ più di gioia quando gioca la Nazionale. Io stato in club, sicuramente avrei potuto trovare qualcos’altro, però mi sembrava che la Nazionale fosse una cosa talmente bella e importante per un allenatore che ci tenevo. Sicuramente la Nazionale era la cosa più importante per me, al di là di tutto. E’ andata così, adesso speriamo di ottenere dei risultati. A Coverciano ho passato una vita, le Nazionali le ho fatte tutte. Poi chiaramente mi dispiace non aver vinto con la Nazionale e non aver giocato il Mondiale anche perché in quegli anni la Nazionale era troppo forte per non aver vinto e quindi è chiaro che la mia speranza è riuscire a vincere da allenatore".

A che punto è la quadra della sua Italia: "Io penso che siamo andati abbastanza veloci nel trovare una squadra già competitiva, poi è chiaro che c’è da lavorare tanto, dobbiamo mettere a posto diverse cose, ma il percorso fin qui è stato buono e veloce. Dobbiamo migliorare innanzitutto nel fatto che giochiamo tanti palloni, creiamo molto, ma realizziamo poco. Nelle ultime due partite un po’ lo abbiamo fatto, però dobbiamo cercare di mettere a frutto tutta la mole di gioco che abbiamo realizzato, come contro il Portogallo e la Polonia. Dobbiamo essere più bravi sottoporta perché poi quelle partite sono così: un episodio può cambiare la partita anche giochi bene, basta vedere Barcellona-Liverpool di ieri".

Sulla corsa alla qualificazione ai prossimi europei: "C’è questa possibilità, non dico che le prossime due partite saranno già decisive, però saranno molto importanti perché giocheremo contro le due squadre che probabilmente lotteranno con noi per le prime due posizioni del girone. Avremo un anno per migliorare e arrivare agli Europei per giocarceli".

Ancora un commento sull’esplosione di Zaniolo: "Io lo vedo come una mezz’ala, l’ho conosciuto così e secondo me quello è il suo ruolo, può fare tutto perché è tecnico, ha fantasia, forza fisica, ha un gran tiro, è forte di testa: può fare di tutto. Gioca in serie A da solo sei mesi, ha anche un calo fisico, mi sembra normale quello che sta succedendo. E’ un giocatore di grande prospettiva, così com’è Kean e come lo sarà Tonali".

Sul momento particolare di Insigne: "Deve star tranquillo. Sicuramente per le qualità che ha può far molto di più. Poi quando un giocatore arriva verso i 28/29 anni, quella è l’età migliore: si è più maturi, si riesce a capire tante cose. Può fare molto di più, le qualità le ha, poi è chiaro che ci sono i momenti difficili, ma li si può solo abbozzare e continuare ad allenarsi seriamente perché poi passa".

Impossibile non parlare anche del rapporto con l’azzurro di Balotelli: "Io lo conosco troppo bene, conoscendolo troppo bene io aspetto solo che lui continui a migliorare come sta facendo, ma non solo sotto l’aspetto dei gol come sta facendo. Lui nel campionato francese è come il PSG, ha qualità troppo superiori per quel campionato, quindi a volte fa gol senza nemmeno fare fatica, quindi lui deve fare fatica, deve lavorare e cercare di non prendere ammonizioni perché ne prende troppe. Quando sarà completo da questo punto di vista avrà la sua opportunità perché è un giocatore italiano, ha l’età giusta e speriamo che anche la sua maturazione continui a migliorare".

L’uomo nuovo del reparto sembra però essere Kean: "Anche lui è un ragazzo giovane, Allegri lo fa giocatore e ogni tanto lo lascia in panchina, è un ragazzo giovane e deve imparare ancora tante cose, gioca sulla gioventù proprio perché a volte fa delle cose che non deve fare, poi fa gol, la porta la vede. Fisicamente può crescere ancora, se migliora anche sotto tutti gli altri punti di vista può diventare devastante, poi dipende da lui perché è ancora molto giovane".

Passando al calcio europeo, negli occhi ancora la grande serata di Messi: "Secondo me è al livello di Maradona, è un po’ più su rispetto a noi. Noi eravamo già ad alti livelli. Poi credo che oggi, rispetto a una volta quando i marcatori erano molto arcigni, picchiavano e nessuno vedeva e potevano farne di ogni, è leggermente più semplice, ma Messi è di un altro livello".

A proposito del dibattito tra bel gioco e risultato, anche la sua Nazionale sembra volersi esprimere bene esteticamente: "Ho sempre cercato di impostare squadre che giocassero bene cercando di vincere. A volte ci riesci a volte no, a volte non hai il materiale per fare quello che vorresti e quindi devi adattarti a fare altre situazioni, essendo stato io un giocatore di attacco, la mentalità è quella. Poca pazienza con gli allenatori? Noi in Italia siamo esagerati, facciamo questo esempio: Pochettino è al Tottenham da cinque anni, ha una squadra molto forte, il Tottenham ha investito tanto e in cinque anni ancora non ha vinto niente. In Italia, poveretto, lo avrebbero già ucciso, lui invece è li e cerca di migliorare la squadra ogni anno, cerca di portarla alla vittoria. La Champions League non è così semplice, altrimenti l’avremmo vinta tante altre volte. Non è mai facile vincere, anche se si allena una squadra. Klopp è un altro, è a Liverpool da tre anni, arriva lì, ma rischia di non vincere nulla nonostante la stagione sia stata esaltante".

Se si parla di bel gioco, impossibile non menzionare l’Atalanta: "Ha fatto una grande stagione, sicuramente Gasperini ha grande merito, i giocatori sono bravi e ha fatto un grande campionato. Manca ancora qualche partita e lotteranno fino alla fine, ma complimenti a Percassi per aver messo in piedi una squadra ottima".

Sulla sua Sampdoria: "Non so che possibilità reali ci siano di rivedere Vialli alla Samp, sarei felicissimo se lui tornasse a lavorare nel calcio e in Italia. E’ un ragazzo perbene, che conosce bene il calcio. E’ una figura che in Italia ci starebbe benissimo in questo momento".