Calcio italiano alle prese con la crisi delle entrate e con il problema dei costi in tempo di pandemia, ma per il candidato alla presidenza dell'Assocalciatori Umberto Calcagno quella degli stipendi dei calciatori e tutt'altro che la questione principale. In un'intervista a La Repubblica il probabile numero 1 di Aic esprime la sua posizione sul momento del calcio italiano.

"Stipendi uno specchietto per le allodole"

"Quello degli stipendi è uno specchietto per le allodole: chi negli ultimi 10 anni ha fatto scelte sbagliate le paga oggi. Va bene ridurre i costi, ma non sento mai parole come progettualità e sostenibilità. Club in ritardo sulla scadenza di domani? Non è vero: più della metà dei club professionistici paga mese per mese, e a fine ottobre aveva già versato anche settembre: si deve partire da questo".

Calcagno sugli accordi con i fondi di investimento

"La sensazione è che il sistema sia capace di generare nuova ricchezza. Ma la vera sfida è capire come ridistribuire queste risorse. Non dobbiamo ostacolare lo sviluppo della nuova Champions, ma monitorare sì: anche il negoziato dei diritti tv in Serie A. Va tutelato il sistema solidaristico: in caso di retrocessione non può esserci la morte del club. E i calciatori della Nazionale hanno già donato 4 milioni al fondo di solidarietà dei calciatori".

Getty Images
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