Arrigo Sacchi esalta il Milan di Pioli. L'ex tecnico rossonero, in un'intervista concessa a "Milan News", ha parlato della squadra che lui allenava e di quella attuale, in grado di non perdere mai dal post Covid e di chiudere il 2020 in vetta alla classifica di Serie A. Ecco le sue dichiarazioni principali.

Sul Milan che allenava lui

"Quando al mondiale del 1994 stavamo battagliando nei vari match, Costacurta mi disse che tutte quelle partite erano come la sfida di Belgrado. Fummo fortunati nella prima parte però per dirle non avevo visto né il nostro gol né l’espulsione di Virdis. Fu una notte di passione. Nella seconda partita meritavamo di vincere prima con grandi errori arbitrali. Non ci diedero un gol valido di un metro, ci furono violenze. Quando finì la partita però ho un bel ricordo; salirono sul pullman il presidente della Stella Rossa e il sindaco di Belgrado e ci dissero ‘Salutiamo i futuri campioni d’Europa'...".

Sul Milan attuale

“Maldini, Pioli e Gazidis hanno creato armonia e stima tra le parti. Questo crea un gruppo sinergico e che sta dando il meglio di sé. Maldini è un ragazzo intelligente. Io l’ho avuto quando era molto giovane ma aveva già giocato due campionati in Serie A di alto livello. Io avevo un particolare modo di scegliere i giocatori. Essendo abituato alla povertà e essendo abituato ad allenare anche in squadre di prima o seconda categoria, andavo in società che erano abituate a lottare per la salvezza. Non avendo molti soldi da spendere puntavo sull’entusiasmo, sulla modestia e sull’intelligenza di questi ragazzi. E questo l’ho fatto anche con il Milan. Scartavo i giocatori che avevano un eccesso di protagonismo o di egoismo e le persone invidiose e avide".

"Ricordo che non volli giocatori che erano fenomenali ma che avrebbero minato l’integrità del gruppo. Ricordo che una volta dissi a Berlusconi riguardo un giocatore che il suo innesto sarebbe stato come inserire un cantante neo-melodico in un’orchestra rock. La prima cosa che guardavo era il lato umano e professionale. Al Milan, in questo senso, ho trovato giocatori bravissimi come per l’appunto Paolo. C’erano grandi uomini ma che all’inizio faticavano a relazionarsi in campo. Una delle prime cose viste in allenamento fu il posizionamento del corpo rispetto al pallone in possesso dell’avversario e non tanto sul giocatore che aveva la sfera tra i piedi. In relazione a questo la squadra si muoveva collettivamente, insieme e in armonia. Eravamo una squadra connessa. Mi ricordo che una volta, contro il Napoli, Evani era teso perché doveva marcare De Napoli che aveva un grande passo. Mi ricordi che gli risposi di non essere preoccupato perché la squadra lo avrebbe aiutato. L’unione di intenti è e sarà sempre il segreto nel calcio".

In Italia adesso c’è un risveglio, una sorta di tentativo di cambiamento nel modo di interpretare il calcio. Incredibilmente questo aspetto si vede nelle squadre di medio-bassa classifica che una volta venivano a San Siro solo per difendere mentre oggi sono più propositive. Il Milan attuale sta raggiungendo traguardi inaspettati perché è formato da un gruppo giovane che non ha l’esperienza o la conoscenza di un gruppo più esperto e magari più guardingo. L’avvento di Ibrahimovic è stato azzeccatissimo perché ha permesso a questi ragazzi di crescere in consapevolezza. Speriamo si riprenda presto.”

Su Ibrahimovic

"Sono molto contento per lui. E’ sempre stato un grandissimo giocatore ma in alcuni tratti solista mentre ora lo vedo molto più inserito nel collettivo. Il Milan ha grande entusiasmo. Grande capacità di apprendimento e tanta voglia di migliorarsi. C’era grande spirito di squadra e un collettivo molto unito che spostava la visione di un singolo contro 11 a 11 giocatori uniti contro uno. Mi ricorda molto il Parma con cui battei il Milan in Coppa Italia e con cui raggiungemmo grandi traguardi. Se viene a mancare il collettivo si vedono tutti i difetti di inesperienza ma come gruppo, invece, compensano quello che le squadre che spendono di più hanno a livello individuale”.