Salvatore Esposito, il “duro” di Gomorra, ha parlato nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport ad un anno dall'anniversario della morte di Diego Armando Maradona.

Intervista a Salvatore Esposito su Maradona

Maradona?
«Diego non era solo un campione, ma anche un’icona. Un simbolo di riscatto per l’intera città. Ecco perché qua sarà amato per sempre». 

 
Chi era per lei Maradona? 
«Era tanto... Di certo non un semplice calciatore. Ci ha fatto sentire di nuovo grandi dopo anni difficili. Nel calcio e non solo». 
 
Per questo il suo mito resiste al passare del tempo. 
«Pochi hanno fatto per Napoli quello che ha fatto lui. Per noi il suo ricordo sarà indelebile: rimarrà come uno di famiglia, un campione venuto per riportarci in alto».

Salvatore Esposito sullo stadio intitolato a Maradona

 
Giusto aver intitolato a lui lo stadio di Napoli? 
«Assolutamente sì. Senza nulla togliere al buon San Paolo, Maradona è stato e resterà un idolo, uno che ha dato tanto alla città. Un altro così nascerà tra tanti tanti anni». 
 
Il paragone tra Messi e Maradona, dunque, non regge? 
«Assolutamente no. Maradona era un’altra cosa rispetto a Messi. Ha vinto un Mondiale e due scudetti quasi da solo perché era un leader che tirava fuori il meglio dai compagni. Non bastano le doti tecniche per essere una leggenda come Diego». 
 
Se ripensa alla sua storia, qual è la prima cosa che ricorda? 
«L’immagine di quel bambino di nove anni che dice di avere due sogni: giocare un Mondiale e vincerlo. Li ha realizzati entrambi». 

Salvatore Esposito sul Napoli

 
Il Napoli attuale è da scudetto? 
«Ci hanno messo gli occhi addosso... e subito abbiamo perso (ride, ndr). Inter e Milan hanno qualcosa in più come organico, ma credo che il campionato sarà avvincente fino alla fine». 
 
Non ha risposto... 
«Io allo scudetto credo, ma per scaramanzia non lo dico». 


Teme più l’Inter o il Milan? 
«Sono entrambe forti, ma il Milan con Ibra mi sembra più pericoloso. I rossoneri finora hanno vinto anche quando erano in emergenza. Guai a sottovalutarli».  

Alibi a parte, l’infortunio di Osimhen è pesante. 
«Sì, perché il gioco era impostato sulla sua velocità e sui suoi gol. Speriamo che Petagna lo sostituisca degnamente e che a gennaio dal mercato arrivi un rinforzo». 
 
Che consiglio dà a Insigne che non ha ancora rinnovato? 
«È un figlio di Napoli, ma nel lavoro ognuno deve fare il meglio per sé. Spero che resti perché è il capitano e uno di noi. Questa fase di impasse non aiuta né lui né l’ambiente». 

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