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Erwin Wosky, ex allenatore delle giovanili del Koninklijke Rupel Boom Football Club, ha parlato di Romelu Lukaku, talento belga cresciuto nel suo settore giovanili. Queste le parole del maestro dell'attaccante belga.

 

Intervista al maestro di Lukaku

 «Un giorno si presentò all’allenamento questo bambino di 7 anni che tutti chiamavano Romelì. Già allora aveva una stazza imponente e faceva la differenza in campo – racconta il primissimo tecnico del bomber belga -. Quando successivamente ho sentito in televisione che lo chiamavano Romelu, credevo si trattasse di un errore. Ma non era così. Immagino non mi abbia mai voluto correggere per cortesia ed educazione».

È sempre stato un ragazzo d’oro?

«Un gigante buono. Voleva diventare professionista come il padre Roger. Per me lui era uno dei uno dei tanti ragazzi a cui avrei dovuto insegnare qualcosa. Ma le sue doti in campo erano indiscutibili. Gli avversari si lamentavano sempre della sua imponenza fisica, forse pensavano avesse un’età maggiore rispetto a quella dichiarata. Ma Lukaku è nato in Belgio: qualsiasi raggiro sarebbe stato impossibile».

Erwin Wosky sulle qualità di Lukaku da bambino

Quanto incideva sulle partite?

«Era determinante. A volte dovevo farlo partire dalla panchina perché arrivava in ritardo. Sa, la macchina di suo padre non era molto affidabile. Lui entrava e segnava una caterva di reti: 3-4-5, magari 6. Non discuteva mai le mie scelte, sapeva derivassero dal rispetto dei compagni di squadra. Però mi guardava, sorrideva e diceva: “mister, posso entrare? Sono pronto! Se vuole mi metta dentro”. Trascorrevano pochi secondi e ancora: “E adesso? Posso entrare?” Che bei ricordi...(ride, ndr)».

Neanche Lukaku l’ha dimenticata?

«Ho visto Romelu esclamare verso Conte: “Quello è il mio primo allenatore”! Sono fiero di lui e del suo percorso. In quei 30 secondi andati poi in onda anche in televisione gli ho detto: “Tanto tempo fa ero più alto di te, ora è tutto diverso. Ma tu continui a dimostrarti un grande uomo in tutto quello che fai».

 

Si aspettava potesse essere così impattante anche in Serie A?

 

«Sì, ha imparato l’italiano molto velocemente. Sono sicuro voglia entrare nella storia dell’Inter. Spero possa vincere la classifica marcatori. E arrivare almeno a 25-30 gol in campionato».

Può vincere il Pallone d’Oro?

«Sicuramente. Basta con Messi e Ronaldo! L’anno scorso il premio sarebbe stato da assegnare a Lewandowski. Già nelle scorse edizioni Lukaku avrebbe meritato una migliore posizione. Se l’Inter vincesse il campionato, e il Belgio l’Europeo, Romelu potrebbe avere maggiori possibilità di conquistare il prestigioso riconoscimento individuale».

Il maestro di Lukaku sulla lite con Ibra

Cosa pensa del diverbio avuto con Ibrahimovic?

«Per Romelu sua mamma è sempre stata, giustamente, intoccabile. Una sorta di Dea. Se dicevi qualcosa di irriguardoso nei suoi riguardi, lui si arrabbiava parecchio: significa tantissimo per un figlio amorevole. Quindi se Ibra gli ha detto qualcosa sulla madre, capisco perché si sia arrabbiato. Ma la risposta migliore l’ha data poi Lukaku con i piedi in campionato: ha segnato e l’Inter ha battuto il Milan, così si fa».

 

Lukaku (Getty)
Lukaku (Getty)