Franck Kessie, centrocampista del Milan, ha rilasciato un'intervista ai taccuini di Sportweek: queste alcune delle sue dichiarazioni.

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Sulla leadership

"Se ho qualcosa da dire a un compagno non lo faccio davanti a tutti perché non so come lui possa reagire. Lo prendo da parte e gli spiego. In partita è più difficile, perciò può capitare che cacci un urlo. Se qualcuno cammina, gli faccio: "Dai, corriamo, che dobbiamo vincere!".

Su Calhanoglu

"Siamo arrivati insieme nella stessa estate di quattro anni fa. Io vado a casa sua, lui viene da me. Ci assomigliamo come carattere. Quando abbiamo il giorno libero stiamo quasi sempre assieme: andavamo al ristorante quando si poteva, a fare shopping al Duomo… Ma frequento anche Bennacer, Meite, Leao, Saelemaekers…".

Su Leao

"Gli parlo. Lui ha quasi tutto. È molto forte, ha qualità, dribbling, a volte fa gol… Gli dico di restare concentrato, di mantenere sempre lo stesso livello di attenzione in partita".

Sul futuro

"Ora sono concentrato sul lavoro che dobbiamo finire e che deve portarci in Champions. A fine stagione parleremo col club".

Sull'Atalanta

"Avevo parlato col mio procuratore: fammi restare un altro anno a Cesena, qui gioco e mi diverto. Invece mi telefona Gasperini e mi dice: ti ho seguito, vieni in A e prova. Mi aiutò il fatto che, insieme a me, c’erano tanti giocatori nella mia situazione, senza esperienza di Serie A: Spinazzola, Caldara, Petagna… Giocai subito la prima partita. Con Gasperini lavori tanto, con lui non si scherza, ma alla fine il lavoro paga. Però ti ammazza, e quando arrivi a casa non hai la forza di fare niente".

Su Gattuso

"Mi diceva di non aver paura di sbagliare, di giocare con la testa più libera. Io sapevo di avere qualcosa dentro che dovevo far uscire. Oggi è più facile perché Pioli ha aiutato tanto la squadra e ora la squadra aiuta me".

Su Pioli

"Quando arriva un nuovo allenatore porta le sue idee e ti chiede cose nuove rispetto a prima. È normale che all’inizio fai fatica. Però abbiamo parlato e parlato, io ho lavorato tanto su di me per capire come dargli quello che voleva. E alla fine ci sono riuscito".

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