Maurizio Setti, a dieci anni dalla decisione di diventare socio di maggioranza del Verona, ha parlato di progetti della squadra nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.

Intervista al Presidente del Verona Setti


Il primo ricordo di 10 anni fa?
«Ero in uscita da Bologna perché c’era poca libertà per lavorare come avrei voluto. Mi guardai intorno. Riconobbi per logistica e capacità di far calcio Verona come una piazza ideale. Andai a vedere 8/9 partite. Iniziai a ragionare e mi colpì Jorginho. In realtà mi bastarono due mesi per capire che sarebbe stato quello il mio progetto. Fu determinante anche la tifoseria: mi innamorai».
Lei, il dg Simona Gioè e il ds Francesco Marroccu: la filiera è volutamente corta?
«Non puoi non avere una cabina di comando corta. Diventa difficile gestire altrimenti e solo così si ottengono risultati. L’orgoglio è avere un club che funzioni in tutte le sue aree e che sia rapido nel risolvere i problemi».
I momenti difficili?
«Ci sono stati, dovuti al fatto che un club come il nostro difficilmente potrà avere una rosa di primissimo livello. Ma anche in quei momenti abbiamo creato giocatori da Serie A, abbiamo sviluppato un vivaio. Non associo il momento negativo alla retrocessione. Nella crescita abbiamo avuto un periodo negativo sul campo verde, non fuori».

Intervista a Setti sulla sua gestione


Un calciatore simbolo?
«Dico Toni. Poi Cacia, Pazzini, Romulo, Jorginho, Iturbe, Zaccagni, Valoti... Luca ha fatto cose straordinarie per l’età: lo ricordo con grande affetto».
E allenatori?
«Dico Mandorlini, Aglietti, Juric e Tudor. Ivan ha introdotto un modo di pensare vicino al popolo di Verona: attaccare, pressare, verticalizzare».
Con la sua gestione hanno raggiunto il top anche l’Hellas femminile e la Primavera.
«Difficilissimo mantenere questi standard, ma c’è anche grande soddisfazione. Ringrazio Massimo Margiotta».
Ha mai fatto la formazione?
«Mai. Li pago tutti: chi gioca, gioca, è uguale».
Come vede il futuro?
Mi piacerebbe se qualche veronese in più ci desse una mano, penso che l’appartenenza abbia ancora un senso. Sarebbe bello coinvolgere qualche imprenditore di rilievo».

Setti sulla scelta di Cioffi


Ora nuova epoca con il ds Marroccu e l’allenatore Cioffi...
«Due grandi protagonisti con fame e voglia di dimostrare».
Sono volati questi 10 anni?
«Purtroppo sì. Non mi giro indietro a guardare, ho le cicatrici addosso e le sento. Per questo guardo sempre avanti. Sono l’uomo del fare e non del dire».

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