Neanche il tempo di iniziare, già la necessità di fermarsi per l’emergenza coronavirus e lo stop agli allenamenti. Solo quattro sedute con il Cagliari per Walter Zenga, “ma in compenso ho visto tutte le partite che ha giocato, tutte”, assicura il nuovo allenatore dei sardi intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Com'è la vita in insolamento: “Dal 7 marzo non ho più sentito un calciatore, li ho lasciati in pace con le famiglie”, spiega Zenga. “Ce l’hanno tutti qui, l’unico senza sono io. Sto facendo corsi di leadership online, su Wyscout ho studiato i profili tecnici e personali dei giocatori. Ho uno svantaggio rispetto agli altri 19 allenatori, devo ridurre velocemente questo gap. Ma non sapere quando mi servirà tutto questo è dura, preferirei mi dicessero: fino a fine maggio non se ne parla”.

Per ricominciare a giocare 30-45 giorni di allenamento

La possibile tabella di marca per rimettersi in moto: “Il Cagliari è stato il primo club a suggerire ai suoi giocatori due settimane di autoisolamento preventivo e nel frattempo abbiamo iniziato a studiare tre partenze differenti. Ripresa smart working: attività a casa con supervisione del preparatore atletico. Ripresa a gruppetti, basata sul ricondizionamento. Ripresa ottimistica: tutta la squadra in campo. Per ora, primo protocollo: nessuna ripresa effettiva, solo attività da casa. Quanto serve a ripartire una volta ritrovatisi? Normalmente, pensiamo all’estate, dai 30 ai 45 giorni. Ma stavolta senza amichevoli”.

Tra i passaggi più interessanti dell’intervista, anche una disamina sulla stagione a due volti dei sardi: il Cagliari ha sbagliato a sentirsi da Champions? “E se il problema fosse l’opposto, sentirsi dire di essere da Champions ma non crederci abbastanza? Non parlo di traguardi, ma il Cagliari deve pensare in grande,: è a quattro punti dal settimo posto, con una partita in meno”.

Sugli stipendi tagliati: giusto così? “Non è giusto così, sarà così per forza”.

"Italia 90? Quella delusione mi serve anche oggi..."

Ultima battuta sulla tv che ripropone vecchie partite della Nazionale: riguarderà il suo Italia 90? “Già riviste, più di una volta, non penserà mica che mi senta in colpa perché non abbiamo vinto quel mondiale? Sbagliano solo i protagonisti: quella parte della mia vita mi serve anche oggi, ho lavorato tanto su quella delusione per ripartire. E se lo fai per una partita di calcio, è molto più importante farlo per la tua vita: la vita è anche questo incubo che si è impadronito di noi, sa?”