Metronomo utilissimo in campo, uomo di sostanza fuori, Mato Jajalo, nel suo primo anno in Friuli, sta dimostrando solidità mentale, fisica e le qualità in cabina di regia di cui la squadra friulana aveva bisogno. Come in campo, così fuori, le idee sono chiare, gli obiettivi nitidi e le fonti di distrazione quasi nulle. Regista di qualità, uomo spogliatoio e padre di famiglia, il bosniaco però non nasconde l’emozione al pensiero della ripresa del campionato di Serie A. Ecco le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista dell'Udinese al Gazzettino:

 «Le sensazioni sono positive; stiamo lavorando ormai da sei settimane per farci trovare pronti a questa ripresa del campionato. Tutti noi giocatori siamo pieni di entusiasmo e ormai davvero non vediamo l’ora che ricominci il campionato».

Come stanno procedendo gli allenamenti? Si è praticamente dovuta rifare la preparazione.

«Dovevamo per forza fare così in un momento in cui di solito il campionato è appena finito. Non eravamo abituati a correre soltanto in tre o quattro per volta durante gli allenamenti, ma queste erano le condizioni. Abbiamo sempre dato il massimo della professionalità e passione, ritornando quando è stato possibile a lavorare in gruppo: quella è stata una bella sensazione».

Hai detto che siete entusiasti all’idea di ripartire. Come è il morale del gruppo?

«Ognuno ha il suo carattere, ma di sicuro tutti noi ci siamo presi le responsabilità necessarie in questo periodo per raggiungere l’obiettivo della salvezza. Sappiamo che possiamo fare meglio di quanto fatto finora e lo faremo vedere in campo. Per questo anche tanti di noi sono tornati in grande forma, garantisco che non è una cosa così semplice da fare dopo un periodo di inattività. Questo è stato l’emblema delle grandi motivazioni dei calciatori».

Come ha fatto Okaka?

«Esatto. Ha trasmesso l’idea di professionalità e di carica massima, quindi bene per lui e bene per noi»

Gotti su cosa sta spingendo in questi giorni?

«Lavora tanto sulla tecnica, ma anche molto sull’aspetto mentale, perché un conto è tornare a lavorare dopo una vacanza e un altro è farlo dopo due mesi di reclusione in casa. Il fattore mentale sarà fondamentale».

Quanto conta la partita di Torino?

«Tanto,ma è semplicemente la prima di dodici finali che dovremo giocare. Sarà l’inizio di questo ciclo di partite ravvicinate e cominciare bene è sempre importante per la fiducia e per i punti».

I granata giocheranno prima il recupero. Vantaggio o svantaggio?

«Entrambe le cose. Avranno il vantaggio di giocare una partita ufficiale in queste nuove condizioni, ma al tempo stesso uno svantaggio perché arriveranno sicuramente più stanchi di noi, e avranno bisogno di più turnover».

L’Udinese dovrà provare a sfruttare la mancanza del fattore campo in favore del Toro?

«Le prossime partite saranno tutte 50 e 50 come possibilità di vittoria, senza il tifo che ti dà un vantaggio a giocare in casa. Lo stadio non farà più la stessa differenza».

Come hai trascorso il periodo di quarantena?

«Sono stato tranquillo e sereno, perché la mia famiglia era con me. Ho approfittato del momento per recuperare del tempo perduto e, perché no, conoscerla meglio (ride, ndr). Negli ultimi 5 anni non avevo mai passato tanto tempo con i miei bambini».

Come è stata la situazione relativa al Covid nei tuoi paesi?

«In Bosnia e Croazia la situazione è stata per fortuna molto più tranquilla rispetto all’Italia, il momento brutto è passato più velocemente».

Fino al lockdown, qual è il bilancio parziale della tua prima stagione a Udine?

«Posso sempre fare meglio, ma nel complesso sono contento di quanto fatto finora».

Nel corso della stagione Mandragora è stato spostato come play e ti ha tolto qualche minuto. È stimolante la concorrenza con lui?

 «Stiamo parlando di un giocatore di altissimo valore, un ragazzo che sta crescendo tantissimo e quindi è una concorrenza forte, che mi stimola molto, perché mi spinge sempre a dare il massimo».

Ora con le partite ravvicinate ci sarà bisogno di tutti.

«Bisogna essere pronti sempre a livello fisico e mentale, perché si gioca ogni tre giorni e quindi tutta la rosa dovrà dare il massimo per l’obiettivo della salvezza».

Il tuo amico Nestorovski ha promesso 4/5 gol da qui alla fine. C’è da credergli?

«Gli ho visto fare sempre tanti gol e sarò il primo contento se li farà ancora. Spero ne faccia anche 10».

Temperature e orari diversi quanto influiranno?

«Alla fine nulla, perché saranno condizioni uguali per entrambe le squadre in campo. La Bundesliga gioca alle 15 con 30 gradi e quindi non cerchiamo scuse o alibi. Pensiamo solo a pedalare».

Contento del ritorno del Palermo in C?

«Certamente, tanto. Ho ancora tanti amici lì e posso dire che Udinese e Palermo sono le due squadre per cui tifo».

Si è letto il tuo nome accostato al Monza. Nel futuro ti vedi comunque a Udine?

«Ho letto anche io questa notizia dai giornali e questo ti fa capire che non so niente della cosa e che il mio unico pensiero è restare qui e fare bene con l’Udinese, portandola presto alla salvezza».

Speri che da luglio rientrino, almeno in parte, i tifosi?

«Sì, certo, perché con e senza pubblico il calcio dà vita a due sport secondo me diversi».

Il bilancio della tua esperienza con la nazionale bosniaca. C’è un Europeo da conquistare con lo spareggio.

«Ora penso a dare il massimo per l’Udinese, ma di certo è tra i miei obiettivi raggiungere l’Europeo 2021 con la Bosnia; abbiamo buttato qualche punto di troppo. La colpa è stata solo nostra e ora per fortuna abbiamo ancora una chance di qualificazione con i playoff».

Ti piace Udine?

«Mi trovo benissimo qui e alla mia famiglia piace tanto, anche ai bambini che si trovano molto bene a scuola. Conoscevo già Udine prima di arrivare qua e mi era sempre piaciuta. Nel tempo libero faccio il papà. Quando torno a casa, passo molto tempo con i figli e poi non me ne rimane molto per un hobby. Come famiglia ci piace viaggiare e vedere nuove cose, ma alle vacanze non ci pensiamo ora, vediamo prima come si evolvono tutte le situazioni, poi decideremo».