Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò ha rilasciato un’intervista a RTL 102.5.

Presidente Malagò, partiamo dal calcio. Tra poche ore riparte la serie A. Cosa si aspetta, anche alla luce del test della Coppa Italia?

“C’è un’attesa spasmodica da parte di tifosi perché c’è stato un periodo di astinenza che credo sia record nella storia del paese, ma penso che si sia fatto il meglio tenendo presente tutta la complessità della situazione. E’ tutto ancora in fase di evoluzione e dal lato delle normative mi sembra ci sia un bel lavoro di squadra”.

Cosa pensa delle quarantena soft dei calciatori approvata ieri sera dal Governo?

“Tutte le dinamiche di sottoporsi con quella cadenza così intensiva e continuativa ai controlli dei tamponi e tutti gli accorgimenti che ci sono impongono già restrizioni e limitazioni a monte oggettivamente molto importanti”.

Come valuta, a livello di messaggio all’opinione pubblica, la “libertà” degli inevitabili contatti sul campo dei giocatori, durante e dopo la partita?

“E’ normale che se uno vede un contatto fisico vicino tra due giocatori pensa, ma questo cozza con le normali regole del cittadino, ma il contatto è giustificato perché si ha la certezza, attraverso i controlli fatti a monte, che le persone che vanno in campo e che si abbracciano non siano contagiati, è come se avessero una forma di passaporto”.

Ed è vero che lei, Malagò, non fosse del tutto favorevole alla ripartenza del campionato?

“Questa è una ricostruzione completamente fantasiosa fatta da qualche giornalista, io ho sempre detto che il calcio aveva non solo il diritto, ma il dovere di ripartire, ma che non doveva avere dei canali diversi rispetto agli altri sport e mi sembra che i fatti mi abbiano dato ragione. Alla fine il calcio ha accettato le regole di tutti, quindi non c’è la volontà polemica. Il mio pensiero è sempre stato lo stesso del Governo”.

È immaginabile un ritorno a breve degli spettatori negli stadi, così come ventilato dai vertici federali? E cosa ne pensa dei tifosi “virtuali” sugli spalti?

“Non lo so e non lo sa nessuno e non si può fare un discorso uguale per tutti gli sport, all’aperto? Al chiuso? Bisogna valutare la capienza dello spazio, la distanza tra le persone per capire quanta gente poter far entrare, la difficoltà di gestione di un evento dove da una parte hai gli oneri, sanificazione, pulizia, controlli etc. e dall’altra non c’è un beneficio di avere ricavi pieni se non hai il pubblico pieno. Sono valutazioni che devono essere fatte anche in base alla curva epidemiologica”.

Passiamo alle Olimpiadi: le notizie che arrivano dalle istituzioni giapponesi non sembrano totalmente rassicuranti per uno svolgimento neppure nel 2021. A quale scenario vi state preparando, aldilà delle legittime speranze?

“Ci si è presi tutto il timing disponibile rispetto al procrastinamento della manifestazione che ci doveva essere quest’anno e ovviamente tutti dicono che le Olimpiadi si vorranno fare con il pubblico e con tutte quelle dinamiche che comprendono il villaggio degli atleti, ma da qui a quella data mancano ancora 13 mesi. Le uniche considerazioni negative arrivano da un candidato governatore della provincia di Tokyo che fa una sua partita politica in antitesi a chi governa il paese e al comitato organizzatore delle Olimpiadi”.

A fine luglio dovrebbero essere pronti i decreti attuativi della legge delega sulla riforma dello sport italiano. Che Coni ne uscirà? Qualcuno lo vede depotenziato…

“La parola depotenziato è vera se tu lo vedi sotto un profilo delle cose che tratta, ma sotto un profilo della chiarezza, della determinazione e sull’indipendenza del CONI è un elemento sul quale tutti i paesi del mondo non possono esimersi e noi da un anno e mezzo siamo sospesi in questa situazione che deve essere chiarita dalla legge delega”.

Giovanni Malagò (Getty Images)