Fernando de Argila, ex allenatore delle giovanili del Cesena e del San Marino in Lega Pro, ha parlato di Stefano Sensi, calciatore che ha allenato e cresciuto quando era agli inizi della sua carriera, a Tuttosport:

Intervista al primo allenatore di Sensi

«Da ragazzino, avrà avuto 15 anni, la società voleva punirlo. E lui meditava di mollare. Ma non aveva fatto nulla di male. Semplicemente non si trovava bene col suo compagno di stanza, che era più grande. E non aveva troppa voglia di studiare. Parlai con Stefano, spiegandogli che avrebbe potuto vivere di calcio, badando così alla sua famiglia. Quando sei un responsabile delle giovanili, non devi solo castigare, ma aiutare, correggere e formare. Per risolvere il problema bastò spostarlo di convitto e metterlo con quelli della sua età».

A 18 anni a San Marino?

«C’era una rosa di 24-25 giocatori. Di fatto la metà proveniva da varie squadre del campionato Primavera, l’altra era composta da tesserati di più di 30 anni. In questi casi o i giovani hanno molta personalità, o quelli più navigati comandano e ti schiacciano. Già allora Sensi era un fuoriclasse. Un giocatore differente, che sarebbe potuto diventare come Xavi e Iniesta. Era lampante fosse decisamente migliore di tutti gli altri. Credevo in lui, nel suo temperamento e nelle sue qualità. Se non gli avessi assegnato la fascia, a chi avrei dovuto affidarla? Al presidente del governo di San Marino? Mai avuto dubbi su tale scelta».

Intervista al primo allenatore di Sensi sull'esperienza a Milano

Inter? 

«Il migliore di tutti. Contro il Barcellona disputò un “partidazo”. Giocò come se stesse sfidando me e lei, non una delle squadre più importanti del mondo».

Problemi fisici?

«Con me non si infortunò mai. Le lesioni muscolari possono dipendere da una vita sregolata, da un’alimentazione sbagliata o da allenamenti non sostenuti correttamente. Ma su di lui zero dubbi: è un vero professionista».

Fernando de Argila sull'Italia

Italia?

«Io amo l’Italia. Ho trascorso un bel periodo e spero che la prossima tappa della mia carriera sia proprio da voi, con un presidente che abbia un progetto che punti sui giovani e non si curi delle critiche ricevute. La vittoria non è tutto. Oggi mi aggiorno, vedo assiduamente partite di Lega Pro e aiuto mio figlio che lavora in un’accademia di calcio ad Orlando: non a caso si chiama IdeaSport. Chi lo sa che non lanci altri campioni come Sensi».

Sensi (Getty)
Sensi (Getty)