Torna a parlare l'ex proprietario della Roma James Pallotta. In un'intervista a The Athletic, l'imprenditore statunitense dice la sua sulla questione stadio, su un rapporto mai davvero decollato con Monchi e con l'ambiente romano. 

Pallotta sullo stadio nuovo

"Avevamo trovato molti grandi sponsor, avevamo una super formazione di sponsor che volevano essere coinvolti nel progetto. Fa male non avere lo stadio oggi. Siamo arrivati al punto di ipotizzare di metterci anche una struttura per cremare o un cimitero per le ceneri dei tifosi che volevano fossero sparse sul campo. Sarebbe stata la struttura più utilizzata nell’Europa del Sud ed era un'enorme opportunità di generare ricavi".

Pallotta su Monchi

"Mi prendo tutta la colpa di essermi fottuto da solo. Under e Kolarov sono stati buoni acquisti, ma ci sono stati errori costosi. Io ero un buon trader perché facevo le cose con la mia testa, anche se i miei analisti dicevano qualcosa di diverso. Ho commesso alcuni errori ma l’obiettivo è fare bene più di quanto fai male. Sono rimasto a guardare e fu un errore. Non accettava aiuti esterni, sentiva di dover dimostrare che era Monchi, che non avrebbe ascoltato nessuno o considerato i nostri dati. L’altro errore che ho fatto è che avrei dovuto realizzare che si chiama da solo Monchi: è come chiamarsi da soli Madonna. Piano B? Non puoi avere un piano B se non hai un piano A. E non penso che avesse un piano A".

Pallotta sulla poca presenza a Roma

"Qualcuno pensa che solo perché non ero allo stadio ogni settimana o a vedere gli allenamenti tutti i giorni non stessi lavorando per la Roma. Penso che se chiedi ai dirigenti che lavoravano per me, molti desideravano che fossi meno coinvolto. C’è stato un periodo in cui mi sono chiesto perché lo facessi. Alcune persone non realizzano quanto io abbia amato la Roma, quanto duro abbia lavorato per portarla al successo e quanto tempo abbia speso per far funzionare le cose".